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Mannaggia.

Lo so che ti piace avere tutto sotto controllo.

Lo so che l’idea di lasciare che un’intelligenza artificiale decida dove mostrare le tue inserzioni ti fa venire l’ansia da prestazione.

Lo so che continui a pensare “ma io conosco il mio pubblico meglio di un algoritmo, no?”

E invece no.

O meglio, sì, conosci il tuo pubblico. Ma l’algoritmo di Meta conosce quando quel pubblico è pronto a cliccare, dove sta scrollando in quel preciso momento, e quale delle tue creatività funzionerà meglio in quel preciso placement.

E tutto questo lo fa analizzando miliardi di dati mentre tu stai ancora decidendo se escludere o meno le Stories del martedì pomeriggio.

Benvenuto nell’era di Andromeda, il cervellone di Meta che ha mandato in pensione la tua voglia di microgestire ogni singolo posizionamento delle tue campagne pubblicitarie.

Ma attenzione: non sto dicendo che devi chiudere gli occhi e pregare che l’algoritmo faccia miracoli. Sto dicendo che devi capire quando lasciare fare e quando invece riprendere il controllo.

Perché sì, ci sono ancora situazioni in cui i posizionamenti manuali hanno senso. Ma sono molto, molto più rare di quanto pensi.

Facciamo chiarezza una volta per tutte.

La verità scomoda: tu non sei più bravo dell’algoritmo (e va benissimo così)

Respira.

Lo so che questa affermazione ti brucia un po’. Dopotutto hai passato anni a studiare il comportamento del tuo pubblico, hai fatto test su test, hai imparato che il tuo target funziona meglio nel feed che nelle Stories, che i Reel convertono meno delle immagini statiche, che Audience Network è “la spazzatura di Meta”.

E poi arriva Meta e ti dice: “Sai cosa? Lascia fare a noi.”

Il punto è questo: la partita si è spostata. Non è più una questione di dove mostrare le inserzioni, ma di perché mostrarle a quella persona, in quel momento, con quella creatività specifica.

Andromeda (ne ho parlato anche qui Andromeda Ads: cosa cambia con il nuovo aggiornamento di Instagram e Meta) analizza in tempo reale miliardi di segnali che tu nemmeno immagini. Non guarda solo “questa persona è nel tuo pubblico”, ma “questa persona è nel tuo pubblico, sta scrollando i Reel, ha appena finito di guardare un video simile al tuo, è dalle 15 alle 16 che è il momento in cui converte di più, e ha il telefono carico quindi probabilmente continuerà a navigare”.

Tu puoi fare questo tipo di analisi?

No, non puoi. E nemmeno io. E va benissimo così.

Il problema è che molti imprenditori e consulenti continuano a ragionare con la mentalità del 2018, quando aveva senso escludere Audience Network perché era pieno di app-spazzatura, o quando aveva senso togliere il feed di Facebook perché “il mio pubblico sta tutto su Instagram”.

Oggi quel tipo di controllo granulare non solo è inutile, ma è controproducente. Rallenta l’algoritmo, lo limita, gli toglie dati preziosi per ottimizzare.

È come avere un robot che sa costruire castelli di Lego perfetti, ma tu gli dici “no, puoi usare solo i pezzi rossi e solo il martedì”.

Indovina un po’?

Il castello farà schifo.

Quando Advantage+ Placements è il tuo migliore amico (cioè quasi sempre)

Facciamo una cosa: invece di darti la solita lista di pro e contro che trovi su qualsiasi blog, ti racconto tre scenari concreti in cui Advantage+ Placements non è solo “consigliato”, ma è l’unica scelta sensata.

Scenario uno: vuoi conversioni, non vanity metrics

Diciamocelo chiaro: se il tuo obiettivo è raccogliere lead per il tuo webinar, vendere il tuo corso online, far iscrivere persone alla tua lista email, ti interessa una sola cosa: il costo per conversione.

Non ti importa se quella persona ha convertito vedendo la tua inserzione nel feed di Facebook alle 9 di mattina o in un Reel di Instagram alle 23.

Ti importa che abbia convertito, punto.

Ecco, in questo caso l’algoritmo è il tuo migliore amico. Perché lui sa che Marco converte meglio quando vede video verticali nei Reel, mentre Sara preferisce le immagini quadrate nel feed. E sa anche che Marco converte la sera, mentre Sara al mattino presto.

Tu potresti mai gestire manualmente tutte queste variabili? No. E se ci provassi, impiegheresti giorni per fare quello che l’algoritmo fa in un pomeriggio.

Con Advantage+ attivo, Meta testa miliardi di combinazioni di persona + momento + placement + creatività, e sposta automaticamente il budget dove il costo per conversione è più basso.

Il risultato? Più conversioni con lo stesso budget.

O stesse conversioni con meno budget.

In entrambi i casi, vinci tu.

Scenario due: hai un budget che vuoi ottimizzare al massimo

Parliamo di soldi, che è sempre un argomento interessante.

Mettiamo che tu abbia 50 euro al giorno da investire in pubblicità.

Con i posizionamenti manuali, tu decidi a priori come dividere quel budget: mettiamo 20 euro nel feed di Instagram, 15 nelle Stories, 10 nei Reel, 5 su Messenger.

Ma cosa succede se dopo due giorni scopri che i Reel stanno performando malissimo e le Stories benissimo? Devi andare a modificare manualmente la campagna, spostare budget, aspettare che l’algoritmo si ricalibri.

Con Advantage+ e il Campaign Budget Optimization integrato, tutto questo succede automaticamente. L’algoritmo sposta euro in tempo reale dai placement che costano di più a quelli che costano di meno, senza che tu debba muovere un dito.

È come avere un consulente finanziario personale che lavora 24/7 per ottimizzare i tuoi investimenti.

Gratis.

Per approfondire l’argomento, leggi anche qui: Meglio promuovere post o reel?

Scenario tre: hai molte varianti creative

(e qui l’AI va in brodo di giuggiole)

Questo è il mio scenario preferito, perché è quello dove l’automazione dà il meglio di sé.

Mettiamo che tu abbia preparato 15 varianti diverse della tua inserzione: video verticali, video quadrati, caroselli, immagini statiche, con hook diversi, con testimonial diversi, con offerte diverse.

Con i posizionamenti manuali, tu dovresti decidere a priori quale creatività mostrare in quale placement. Video verticali nei Reel, immagini quadrate nel feed, e così via.

Con Advantage+, l’algoritmo fa il matching automatico.

Prende i video verticali e li mostra nei Reel e nelle Stories. Prende le immagini quadrate e le mostra nel feed. Prende i caroselli e li testa ovunque per vedere dove funzionano meglio. (Se l’argomento ti interessa, leggi anche qui: Come adattare le creatività ad Andromeda Ads)

E non solo: testa anche quale video verticale funziona meglio nei Reel, quale immagine quadrata converte di più nel feed, quale hook risuona di più con quale segmento di pubblico.

Il risultato? Più asset creativi carichi, più combinazioni l’algoritmo può testare, più opportunità hai di trovare la formula vincente che abbassa il tuo costo per lead del 30-40%.

Tradotto in soldoni: se hai un corso online sul time management per imprenditori, l’algoritmo potrebbe scoprire che il video con la testimonial di Sara funziona meglio nei Reel per le donne 35-45, mentre l’immagine statica con i numeri del ROI funziona meglio nel feed per gli uomini 40-50.

Tu avresti mai scoperto questa sfumatura testando manualmente?

Probabilmente no.

O ci avresti messo mesi.

I pochi, rari casi in cui scegliere il posizionamento manuale

Ecco, arriviamo al punto dolente.

Perché sì, ci sono situazioni in cui ha senso riprendere il controllo e usare i posizionamenti standard invece di Advantage+.

Ma attenzione: sono eccezioni, non la regola. E ogni volta che scegli di usare i posizionamenti manuali, devi avere una motivazione concreta e misurabile, non solo “perché mi sento più sicuro così”.

Caso uno: hai un brand luxury e la percezione vale oro

Mettiamo che tu venda consulenze strategiche a 10.000 euro l’una, o corsi di alta formazione per CEO. Il tuo brand è tutto: esclusività, professionalità, autorevolezza.

In questo caso, potresti voler escludere Audience Network, che è la rete di app e siti esterni a Meta dove compaiono le inserzioni. Perché? Perché a volte quelle app sono giochini gratuiti pieni di banner pubblicitari, o siti di qualità discutibile.

E tu non vuoi che il CEO di un’azienda quotata veda la tua inserzione premium mentre sta giocando a Candy Crush in bagno.

Ha senso? Sì, in questo specifico caso ha senso sacrificare un po’ di reach per mantenere la coerenza del brand.

Ma attenzione: questa scelta ha un costo. Escludendo Audience Network, rinunci a una fetta di pubblico e probabilmente pagherai un costo per lead più alto. Devi essere consapevole del trade-off.

Caso due: hai un funnel super-specifico e vuoi controllo chirurgico

Mettiamo che tu stia facendo retargeting a persone che hanno guardato il 95% del tuo video-demo di 30 minuti sul tuo metodo di vendita.

Queste persone sono caldissime. Sanno già chi sei, cosa offri, come lavori. Ora vuoi chiudere il cerchio con un’inserzione finale che riprende esattamente i concetti del video e li spinge verso la call di vendita.

In questo caso, potresti voler limitare i posizionamenti solo al feed e ai Reel, mostrando esclusivamente un video che richiama direttamente quello che hanno appena visto. Per coerenza narrativa, per mantenere il filo del discorso, per non confondere il messaggio.

Ha senso? Sì, in questo funnel ultra-specifico ha senso avere controllo chirurgico.

Ma di nuovo: questa è un’eccezione. Non è così che devi gestire la tua campagna di awareness iniziale o la tua campagna di lead generation generale.

Caso tre: hai un pubblico micro e rischi la saturazione

Questo è un caso più tecnico, ma importante.

Mettiamo che tu sia un consulente B2B in una nicchia super-verticale: diciamo, esperto di compliance fiscale per studi dentistici. Il tuo pubblico totale in Italia sono 20.000 persone.

Se attivi Advantage+ Placements senza limiti, l’algoritmo potrebbe bombardare le Stories per tre giorni di fila, saturando il pubblico e bruciando la campagna.

In questo caso, potresti voler escludere le Stories (che tendono ad avere frequenze più alte) e concentrarti su feed e Reel per allungare la vita della campagna e tenere sotto controllo la frequenza.

Ha senso? Sì, quando hai un pubblico così ristretto che la saturazione è un rischio concreto.

Ma ancora una volta: quante persone hanno davvero un pubblico così micro? La maggior parte di noi lavora con pubblici da 100.000 persone in su, dove la saturazione non è un problema nell’arco di una campagna normale.

Cosa fare prima di attivare il posizionamento automatico

Ecco, arriviamo alla parte pratica.

Perché vedi, il problema non è Advantage+ Placements in sé.

Il problema è che molti lo attivano senza aver prima preparato il terreno.

È come comprare un’auto da Formula Uno e poi metterci dentro acqua fresca invece di benzina. Non è che l’auto fa schifo, è che tu non le hai dato il carburante giusto.

Quindi, prima di attivare l’automazione e aspettarti miracoli, controlla questi tre elementi. Senza questi, l’algoritmo è cieco.

Elemento uno: Conversions API attiva e funzionante

La Conversions API è il modo in cui Meta traccia le conversioni che avvengono sul tuo sito anche quando i cookie sono bloccati (e ormai lo sono nel 50-60% dei casi, grazie iOS e privacy varie).

Senza CAPI attiva, l’algoritmo vede solo metà delle tue conversioni. E se vede solo metà dei dati, ottimizza su dati parziali. Risultato? Campagne che sembrano funzionare peggio di quanto funzionano davvero, e decisioni sbagliate dell’algoritmo.

Come la attivi? Se hai WordPress, ci sono plugin tipo PixelYourSite. Se hai Shopify, c’è l’integrazione nativa. Se hai un sito custom, serve un developer che la implementi lato server.

Non è opzionale. È fondamentale.

Elemento due: almeno 50 eventi di conversione a settimana

L’algoritmo di Meta ha bisogno di dati per imparare.

Non indovina, impara.

Se la tua campagna genera 5 conversioni a settimana, l’algoritmo non ha abbastanza segnale per capire chi converte e chi no. Sta sostanzialmente tirando a caso.

La soglia minima consigliata da Meta è 50 eventi di conversione a settimana per campagna.

Sotto questa soglia, l’ottimizzazione è limitata.

Cosa fai se non arrivi a 50? Due opzioni: aumenti il budget (più spend = più conversioni), oppure allarghi il pubblico (più persone = più probabilità di conversioni).

O, terza opzione, ottimizzi per un evento più a monte nel funnel. Invece di ottimizzare per “acquisto”, ottimizza per “lead”. Invece di “lead”, ottimizza per “visualizzazione contenuto”. L’importante è dare all’algoritmo abbastanza segnale per lavorare.

Elemento tre: valori di conversione corretti

Questo lo sbagliano in tantissimi.

Se vendi corsi online, devi inviare a Meta il valore esatto di ogni vendita. Non un valore fisso tipo “100”, ma il prezzo reale: 497 euro, 997 euro, 1.497 euro.

Perché? Perché se vuoi ottimizzare per ROAS (Return On Ad Spend), l’algoritmo deve sapere quanto vale ogni conversione.

Altrimenti come fa a capire se sta portando vendite da 50 euro o da 500 euro?

Questo si imposta nel Pixel o nella Conversions API, inviando il parametro “value” con il prezzo del prodotto acquistato, IVA inclusa.

Senza questo dato, stai guidando con gli occhi bendati.

Il tuo nuovo super-potere: smetti di gestire placement, inizia ad architettare creatività

Ecco, siamo arrivati al punto clou della situazione.

La verità è questa: il tempo che passavi a togliere spunte dai posizionamenti, a dividere manualmente il budget, a controllare ossessivamente dove stavano girando le tue inserzioni, era tempo buttato.

O meglio, era tempo che avresti dovuto investire in qualcosa che fa davvero la differenza nel 2025: la creatività (ne ho parlato anche qui Quali creatività testare subito per Andromeda se sei freelance o consulente.

Perché vedi, l’algoritmo è bravissimo a decidere dove mostrare le inserzioni. Ma non sa cosa mostrare. Quello lo decidi tu.

E nel mondo post-Andromeda, la nuova targettizzazione è la creatività.

Pensa a queste domande: stai testando abbastanza hook diversi? Stai producendo video verticali con sottotitoli e call to action chiare? Stai usando testimonial veri dei tuoi studenti o clienti, con screenshot e selfie autentici? Stai creando offerte con urgenza reale, timer visibili, colori forti che spingono all’azione?

Questo è quello che fa la differenza tra una campagna che converte al 2% e una che converte al 5%.

Non il fatto che hai escluso Audience Network. Non il fatto che hai deciso di mostrare le inserzioni solo nel feed di Instagram tra le 18 e le 20.

Il tuo compito ora è produrre un buffet variegato di asset creativi che risuonano con i diversi segmenti del tuo pubblico. Dai all’algoritmo 10, 15, 20 varianti diverse, e lascia che sia lui a decidere quale mostrare a chi, dove, e quando.

Questo è il tuo super-potere. Non il controllo ossessivo dei placement.

E ricordati: se vuoi che l’algoritmo faccia la magia, devi dargli gli ingredienti giusti

Quindi sì, Advantage+ Placements è potente.

È il presente e il futuro della pubblicità su Meta.

Ti fa risparmiare tempo, ottimizza il budget meglio di quanto potresti fare tu manualmente, e ti permette di concentrarti su quello che conta davvero.

Ma non è una bacchetta magica.

Non puoi attivarlo e aspettarti che trasformi creatività mediocri in campagne da sogno. Non puoi pensare che compensi una landing page che fa schifo, un’offerta poco chiara, o un pubblico completamente sbagliato.

L’algoritmo amplifica quello che funziona.

Se gli dai materiale scadente, amplifica la scadenza.

Se gli dai oro, amplifica l’oro.

E gli ingredienti giusti di cui parlo non sono solo le creatività. Sono anche il posizionamento strategico del tuo servizio, la chiarezza della tua proposta di valore, la struttura del tuo funnel, il modo in cui parli ai problemi reali del tuo pubblico invece che alle tue caratteristiche tecniche.

Sono il copywriting che converte, le testimonianze che costruiscono fiducia, le obiezioni che anticipi e dissolvi prima ancora che il potenziale cliente le formuli. (Leggi qui: “È troppo caro”: se i tuoi clienti ti dicono così, il problema non è il prezzo (ecco cosa ho scoperto durante una consulenza aziendale)

Sono la comprensione profonda di chi è il tuo cliente ideale, cosa desidera veramente, quali paure lo bloccano, quali risultati lo farebbero svegliare alle tre di notte per comprare da te.

Quelli, credimi, sono tutta un’altra storia.


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