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Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram

Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram

Quanti soldi hai già speso su Instagram Ads sperando che “prima o poi qualcuno risponda”?
Sei in buona compagnia: ogni mese, migliaia di freelance e consulenti investono in campagne che parlano… al pubblico sbagliato.

Il problema? Scegliere il target delle sponsorizzate su Instagram non è un dettaglio tecnico, è IL fattore chiave che separa le campagne che portano clienti da quelle che fanno solo “visualizzazioni”.

In questa guida impari, passo passo e con esempi pratici, a costruire il target giusto per ogni tua campagna, senza dover essere un media buyer, ma con la logica da strategist (cioè quella che funziona).

Perché sì, puoi anche avere la creatività più bella del mondo, ma se la mandi alle persone sbagliate… hai solo sprecato tempo, soldi e pazienza.
E se vuoi capire quanto incide il target sul costo finale, ti consiglio di leggere prima Quanto costa promuovere su Instagram?.

Perché il target è tutto (e nessuno te lo spiega mai davvero)

C’è una cosa che la maggior parte dei “tutorial” sulle ads non ti dice: Instagram non è la TV.

Non puoi permetterti di parlare a “tutti”.

Se scegli un pubblico troppo ampio, le tue inserzioni vanno a persone che non ti fileranno mai, ma che costano comunque.

Se invece riesci a parlare a chi davvero può diventare cliente (o almeno, vero fan), ogni euro speso torna indietro con gli interessi.

La verità scomoda: Il target “tutti 18–65 Italia” esiste solo nei corsi basic di Instagram (e nelle campagne di Coca-Cola).

Per chi vende servizi, consulenza o coaching, serve un pubblico molto più specifico (e un metodo per costruirlo).

Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram: step-by-step

1. Definisci il tuo cliente ideale (prima ancora di aprire il Gestore Inserzioni)

Qui non si scappa.

Non esiste target efficace se non sai chi vuoi davvero attrarre.

Hai già letto la guida? Se no, ti consiglio questa: Identikit del cliente ideale: smetti di cercare il cliente perfetto

In pratica:

  • Chi sono i tuoi clienti migliori oggi?
  • Dove vivono? Che età hanno? Che lavori fanno? Quali sono le loro passioni, paure, desideri?
  • Qual è il loro problema principale (quello che tu risolvi)?

Solo dopo aver risposto, puoi aprire Meta Ads.

2. Scegli la modalità di targetizzazione più adatta

Instagram (tramite Meta Ads) ti permette diversi tipi di pubblico.

Ecco le principali:

a) Pubblico Personalizzato (Custom Audience)

Qui puoi “ripescare” chi già ti conosce:

  • Persone che hanno visitato il tuo profilo Instagram negli ultimi 365 giorni
  • Chi ha interagito con i tuoi post/storie
  • Chi ha visitato il tuo sito
  • Chi è iscritto alla tua newsletter (se hai caricato la lista)

Quando usarlo:
Per offerte calde, follow-up, promozioni speciali, lancio servizi, retargeting.

b) Pubblico Simile (Lookalike)

Instagram può trovare persone “simili” ai tuoi clienti migliori, partendo da una tua lista (clienti, iscritti, interagenti).

  • Ti serve almeno una base di 100 clienti/interagenti.
  • Ottimo per allargare il pubblico rimanendo comunque nel tuo “mondo”.

Quando usarlo:
Per lanciare offerte a persone che non ti conoscono, ma hanno caratteristiche simili a chi già compra.

c) Target per interessi e dati demografici

La classica segmentazione:

  • Età, sesso, località
  • Interessi (es: business, coaching, marketing, beauty, benessere, fitness…)
  • Comportamenti (chi acquista online, chi ha interagito con determinati tipi di contenuti)

Quando usarlo:
Per campagne di acquisizione fredda, test di nuovi servizi, lanci di prodotti.

d) Target locale o iper-locale

  • Utile se hai uno studio, organizzi eventi fisici, lavori solo in una città o area geografica.
  • Puoi selezionare raggio anche di pochi chilometri da un indirizzo specifico.

Quando usarlo:
Promozione di eventi, aperture, promozioni flash “solo per chi è qui vicino”.

3. Segmenta e restringi il più possibile (ma senza esagerare!)

L’errore classico è passare da “tutti” a “pochissimi”.
Devi trovare il giusto equilibrio:

  • Un pubblico troppo ampio = spese inutili.
  • Un pubblico troppo ristretto = la campagna non parte o non dà dati utili.

Consigli pratici:

  • Sotto le 10.000 persone, spesso l’ads non gira bene (tranne in campagne iper-locali).
  • Sopra i 100.000 rischi dispersione (a meno che tu non abbia budget alto).
  • Per campagne di test: 20–60k è spesso la dimensione migliore.

4. Testa sempre almeno due varianti di pubblico

Non dare mai per scontato che “funziona solo questo target”.

  • Crea due versioni: una più ampia, una più specifica.
  • Cambia UN solo parametro alla volta (es: solo località, solo interesse, solo età).
  • Dopo 3 giorni confronta i risultati: quale CPM, CPC, conversion rate ottieni?

Qui trovi una checklist utile per confrontare le performance: Adscheck 7 – La checklist lampo che ti dice dove perdi soldi con le ads

5. Usa i dati delle campagne precedenti per migliorare il target

Instagram ti dà una marea di dati… se li guardi!

  • Chi ha cliccato? Che età hanno? Dove vivono? Che device usano?
  • Quali storie/post hanno avuto più interazioni?

Dopo ogni campagna:

  • Entra in Gestore Inserzioni → Report dettagliato.
  • Analizza: il pubblico che converte è lo stesso che avevi immaginato?
  • Cambia i parametri in base ai dati, non alle intuizioni.

Vuoi imparare a leggere i dati come un professionista? Leggi anche Quanto costa promuovere su Instagram?

Esempi pratici di target che funzionano (davvero)

Esempio #1 – Coach che vende sessioni 1:1 online

  • Pubblico: Donne 30–45 anni, Italia nord, interessi coaching, crescita personale, mindset.
  • Test: Custom audience (chi ha visitato sito negli ultimi 90 giorni) VS lookalike (simili a chi ha prenotato sessione)
  • Risultato: Lookalike 2x più economico per lead, ma custom audience più facile da chiudere in call.

Esempio #2 – Consulente marketing per negozi fisici

  • Pubblico: Uomini/donne 28–55 anni, città specifica (es: Roma), interessi imprenditorialità, business, retail.
  • Test: Target città + interessi VS solo raggio 5km dallo studio
  • Risultato: Raggio 5km ha portato più DM con meno spesa, ma pochi hanno chiuso: serviva prequalificare meglio con copy.

Esempio #3 – Psicologa che promuove gruppo terapeutico

  • Pubblico: Donne 25–35, interessi psicologia, salute mentale, residenti nella stessa città
  • Test: Pubblico “caldo” (chi ha interagito su Instagram negli ultimi 30 giorni) VS pubblico freddo
  • Risultato: DM da pubblico caldo costati il 40% in meno.

Errori da evitare (li fanno quasi tutti)

  1. Target troppo generico (“Italia, 18–65”)
    Vuol dire solo sprecare soldi.
  2. Cambiare mille parametri insieme
    Così non capirai mai cosa funziona davvero.
  3. Targetizzare solo per interessi “macro”
    “Business”, “coaching”, “marketing” sono troppo ampi: prova interessi più di nicchia o incrocia più interessi.
  4. Dimenticare i custom audience
    Spesso chi è già passato dal tuo profilo o sito converte meglio (e costa meno!).
  5. Non aggiornare mai il target
    I dati cambiano: aggiorna le audience ogni 1–2 mesi, elimina quelle che non performano.
  6. Non segmentare tra mobile e desktop
    Soprattutto per servizi che si prenotano da smartphone: meglio separare.

Domande frequenti

Come faccio a sapere se ho scelto il target giusto?

Se ricevi DM, richieste, prenotazioni con costi sostenibili (cioè in linea con il valore del cliente), sei sulla strada giusta. Se ottieni solo visualizzazioni, cambia subito!

Posso usare lo stesso pubblico per post, reel e storie?

Dipende: storie spesso funzionano meglio su pubblico caldo o localizzato. Testa e monitora.

Ogni quanto devo aggiornare il target?

Almeno ogni 1–2 mesi, o dopo ogni campagna importante.

Quanti target devo testare per ogni campagna?

Almeno due, ma non più di 3–4 per non disperdere il budget.

E se non so da dove partire?

Usa i tuoi clienti attuali come base: crea un pubblico simile su Meta Ads (lookalike) o chiedi una consulenza per una strategia personalizzata.

Vuoi capire davvero quale pubblico scegliere per le tue sponsorizzate (e smettere di buttare soldi su target casuali)?
Scarica gratis Adscheck 7, la checklist pratica per chi vuole più clienti e meno sprechi su Instagram.

Oppure prenota una consulenza strategica: ti aiuto io a trovare il pubblico più giusto per te e a impostare una campagna che converte davvero.

Ricorda:
Se vuoi clienti veri dalle tue campagne su Instagram, non ti basta scegliere un pubblico a caso o copiare quello degli altri.

Serve metodo, dati e la volontà di migliorare ogni volta.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Quanto costa promuovere su Instagram nel 2025?

Quanto costa promuovere su Instagram nel 2025?

Dimmi la verità: quante volte hai pensato: “Ok, voglio far partire una sponsorizzata su Instagram… ma quanto devo spendere per avere risultati veri?”

Se anche tu sei finitə a googlare “budget minimo Instagram”, “quanto costa sponsorizzare post Instagram”, “costo storia sponsorizzata Instagram”, allora questo articolo è la cosa migliore che leggerai oggi.

La risposta breve? Dipende (e chi ti dà una cifra fissa sta solo semplificando troppo).

La risposta lunga (e quella che ti farà davvero risparmiare soldi) la trovi qui sotto.

E alla fine ti spiego perché il vero costo di Instagram non è solo il budget pubblicitario, ma tutto quello che ci sta intorno.

Perché capire i costi è (quasi) più importante del messaggio

Partiamo dal problema più grande: Molti freelance e consulenti si convincono che “basta mettere 5 euro” per iniziare a vedere risultati.

La realtà è che la spesa pubblicitaria è solo una parte del costo reale.

Se non sai come funziona la piattaforma, il rischio è di buttare soldi in campagne che non portano nulla…

E allora tanto vale leggere Promuovere post Instagram funziona? La guida pratica per coach e consulenti per capire dove stai sbagliando prima di spendere anche solo 1 euro.

Quanto devi spendere per promuovere su Instagram

1. Budget minimo giornaliero

  • Dall’app Instagram: puoi partire anche da 1€ al giorno, ma onestamente sotto i 3–5€ non hai dati utili.
  • Dal Gestore Inserzioni Meta: Instagram ti suggerisce almeno 1€ al giorno, ma per vedere risultati reali consiglio minimo 5–10€ al giorno per ogni campagna, meglio se la tieni attiva almeno 3–5 giorni.

Non è solo il budget a fare la differenza, ma anche messaggio e target (ne parliamo qui: Identikit del cliente ideale: basta cercare il cliente perfetto).


2. Costo per risultato (CPC, CPM, CPL, DM…)

Cosa paghi, in concreto?

  • CPM (costo per 1000 visualizzazioni): in Italia spesso tra 3 e 10€ (dipende dal settore, dalla stagione e dal pubblico).
  • CPC (costo per click): in media 0,20–0,70€ (ma se il pubblico è molto di nicchia, può salire).
  • Costo per DM o per lead: può variare tantissimo: da 1–2€ se la campagna è ben impostata e il messaggio è forte, a 10–20€ se “spari nel mucchio” (leggi qui Come sponsorizzare una storia su Instagram per vedere come ottimizzare).

Attenzione:
Non esiste un prezzo fisso. Una promo a gennaio può costare la metà della stessa promo a dicembre (Natale = concorrenza massima = costi più alti).

3. Durata della campagna

Non me lo dire: la tua tentazione in questo momento è quella di dire: “Metto tutto il budget in un giorno così vedo subito cosa succede”.

Errore classico.

Le campagne Instagram hanno bisogno di un po’ di “rodaggio”.

Questo significa, in parole povere, che l’algoritmo deve capire chi reagisce davvero.

Consiglio:

  • Mai meno di 5 giorni.
  • Meglio ancora campagne da 7–10 giorni, soprattutto se il pubblico è piccolo.

I costi nascosti delle Meta Ads

Oltre al budget “visibile” (ossia quello che abbiamo visto nel paragrafo precedente), ci sono altri costi (spesso sottovalutati) che fanno la differenza tra “gioco a sponsorizzare” e “faccio marketing serio”.

1. Il costo della creatività

Non basta un selfie e via:

  • Se vuoi risultati, servono video/foto ben pensati, con testi chiari, branding coerente e CTA efficace.
  • Se ti affidi a un grafico o videomaker, metti in conto da 50 a 200€ a creatività, a seconda della qualità.
  • Se fai da solo, il costo è il tuo tempo (e il tempo, per un professionista, vale più del denaro).

Vuoi idee di contenuti efficaci? Leggi: Contenuti organici per vendere: perché battono le ads (e come usarli)

2. Il costo dell’ottimizzazione

  • Se ti limiti a promuovere senza mai guardare i dati, il costo reale è “opportunità persa”.
  • Ogni campagna va seguita, aggiustata, migliorata (modifiche su pubblico, creatività, orari, offerte).
  • Anche qui: il tempo che dedichi vale oro, soprattutto se sei un freelance.

Ti manca una checklist di controllo?
Scarica Adscheck 7 – La checklist che in 15 minuti ti dice dove perdi soldi con le ads.

3. Il costo della strategia

Il costo maggiore è “non avere una strategia”:

  • Se sponsorizzi post o storie “a caso”, spendi poco per volta ma tanto alla fine, senza mai capire cosa funziona davvero.
  • Senza una visione chiara, spesso si brucia budget su vanity metrics (like, visualizzazioni) invece che su conversioni vere (DM, appuntamenti, clienti).
  • Meglio investire un po’ di più per avere una consulenza o una strategia personalizzata che ti fa risparmiare errori, tempo e denaro nel medio periodo.

Scopri perché la strategia fa la differenza:
Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Errori da evitare quando calcoli il budget

Non è solo “quanto metto” — ecco dove sbagliano tutti:

  1. Pensare che più spendi = più risultati
    Senza messaggio/target/creatività ottimizzati, spendere di più significa solo… sprecare di più.
    Approfondisci qui: Promuovere post Instagram funziona?
  2. Scegliere il pubblico troppo ampio
    Se hai budget basso, devi restringere molto il target. Meglio pochi, ma “giusti”.
  3. Ignorare la stagionalità
    Durante eventi, Black Friday, feste, i costi salgono anche del 40–60%.
  4. Non avere un obiettivo chiaro
    Vuoi DM, prenotazioni, iscritti? Fissa UN obiettivo e misura solo quello. Se vuoi approfondire, leggi anche Come sponsorizzare una storia su Instagram: la guida completa
  5. Non monitorare le campagne
    Il “metti e dimentica” non funziona: serve guardare i dati ogni 24 ore, fare piccoli aggiustamenti.

Domande frequenti

Qual è il budget minimo consigliato?

Almeno 5€/giorno, meglio 7–10€ se il target è ristretto o vuoi risultati rapidi.

Meglio una campagna lunga o breve?

Meglio almeno 7–10 giorni: l’algoritmo ha bisogno di tempo per “capire” a chi mostrare la promo.

Si può partire con piccoli budget e poi aumentare?

Sì, anzi: testare con poco è intelligente. Ma se vedi che funziona, aumenta gradualmente il budget (non tutto insieme, per evitare shock all’algoritmo).

Quanto devo spendere per ottenere un cliente nuovo?

Dipende dal tuo settore e dalla qualità del funnel. Con una strategia mirata, spesso bastano 10–30€ per un lead qualificato.
Se vuoi capire quanto dovresti investire nel tuo caso, puoi usare la Guida al funnel marketing per fare due calcoli.

Quando NON ti conviene promuovere su Instagram?

  • Se non hai ancora una pagina/profilo ottimizzato (bio, contenuti organici, highlights) — leggi Identikit del cliente ideale: smetti di cercare il cliente perfetto per capire chi vuoi attrarre.
  • Se vuoi solo “più follower” senza strategia di conversione.
  • Se non hai un’offerta o una CTA chiara.
  • Se il tuo pubblico non usa Instagram (succede ancora in alcuni settori).

Vuoi evitare di buttare via il budget sulle ads?

Scarica subito Adscheck 7, la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Instagram (e Facebook) stanno perdendo soldi.

Se vuoi una strategia su misura, prenota una consulenza con me: analizziamo insieme il tuo caso, costruiamo il budget giusto e ti aiuto a trasformare i numeri in clienti veri.

Ricorda

Se vuoi davvero ottenere risultati dalle promozioni su Instagram, non ti basta “decidere il budget e sperare”.

Serve una strategia, una creatività giusta, e la capacità di leggere i dati (e cambiare strada se non funziona).

E quella — fidati — è tutta un’altra storia.

Come sponsorizzare una storia su Instagram

Come sponsorizzare una storia su Instagram

Ammettilo: almeno una volta hai cliccato sul pulsante “Metti in evidenza” sotto una storia, hai investito 5 euro “per provare” e… niente.

Zero richieste, zero DM, forse solo qualche visualizzazione in più.

E lì è sorto il dubbio: “Sono io che sbaglio? Funziona davvero sponsorizzare le storie o è solo una trovata per farci spendere?”

La verità è questa: sponsorizzare una storia su Instagram può essere una delle strategie più efficaci per freelance, coach, consulenti e piccoli business… ma solo se sai davvero cosa stai facendo.

Ma te lo dico già: non basta mettere una storia a caso, scegliere un pubblico a caso e sperare in qualche like.

In questa guida trovi tutto quello che serve per sponsorizzare storie Instagram in modo strategico, senza buttare via un euro, senza cadere nei soliti errori e senza illusioni da “guru”.

Perché sponsorizzare una storia su Instagram?

Facciamo chiarezza: le storie sono il formato più consumato e “intimo” di Instagram.

Ogni giorno più di 500 milioni di utenti guardano le storie. Le scorrono per abitudine, spesso anche distrattamente, ma proprio per questo diventano uno spazio ideale per farti notare — se sai colpire nel modo giusto.

Ecco perché dovresti considerare seriamente le storie sponsorizzate:

  • Visibilità immediata: Le storie sono in cima all’app. Il tuo contenuto non finisce sepolto tra i post, ma compare subito tra le prime cose che vede il tuo pubblico.
  • Formato autentico: Le storie sono percepite come “meno patinate” rispetto ai post. Un messaggio diretto, una call to action chiara, un’offerta lampo: qui funzionano.
  • Interazione facile: Sondaggi, domande, swipe up, box link… tutto pensato per far agire chi guarda, non solo per “guardare”.
  • Costo contenuto (se sai cosa fai): A parità di budget, spesso una storia sponsorizzata ti costa meno di una sponsorizzata classica sul feed. Ma il segreto è il target giusto, il messaggio giusto, il momento giusto.

E se il tuo dubbio è quello che qualcuno guardi le tue storie in anonimo, ti consiglio di approfondire in questo articolo Storie Instagram in anonimo: come vendere quando non sai chi ti guarda

Quando funziona DAVVERO una storia sponsorizzata?

Quando hai un obiettivo preciso: raccogliere DM, spingere a una prenotazione, promuovere un’offerta-lampo, annunciare un evento.

Se “speri” solo in qualche follower in più, non aspettarti magie: meglio essere chiari subito.

Come sponsorizzare le storie dall’app Instagram

Questo è il metodo rapido, amato da chi “va di fretta”:

  • Pubblica una storia come sempre.
  • Clicca su “Metti in evidenza” (o “Promuovi”).
  • Scegli obiettivo, pubblico, budget.
  • Invii.

Quando usarlo?
Solo se vuoi testare velocemente una promo, se non hai tempo di andare su Gestore Inserzioni, o per micro-offerte locali.

Limiti:

  • Personalizzazione minima.
  • Targeting meno avanzato.
  • Non puoi scegliere tutte le metriche, né fare test A/B reali.
  • Attenzione: molte funzioni (come retargeting avanzato, pubblico simile, obiettivi lead) NON sono disponibili qui.

Come sponsorizzare le storie dal Business Manager

Questo è il metodo “da strategist” che puoi fare da pc.

Sì, richiede più tempo, ma solo qui hai tutto il controllo che ti serve per campagne serie.

Ecco come fare:

Step 1 – Crea la storia come contenuto organico

Prepara la tua storia come se la dovessi pubblicare “normale”:

  • 15 secondi massimo (puoi fare anche caroselli di storie, ma in adv meglio una).
  • Video verticale 9:16 (1080×1920 px).
  • Copy super breve: la gente non legge più di due righe.
  • CTA chiara (es: “Scrivimi in DM”, “Scopri di più”, “Prenota ora”, “Fai swipe up”).
  • Branding visibile (logo, colori, tono, per essere riconoscibile).

Tip da strategist:
A volte funziona meglio creare una storia “dedicata” solo per la sponsorizzata, diversa da quella organica.
Sii intenzionale: pensa come deve sentirsi chi la guarda (“Questa storia mi parla proprio!”).

Step 2 – Accedi al Gestore Inserzioni

  • Vai su Facebook Ads Manager.
  • Clicca su “Crea Inserzione”.
  • Scegli l’obiettivo: “Traffico”, “Interazioni”, “Messaggi” o “Lead” (scegli quello che porta più vicino al tuo vero obiettivo).

Step 3 – Imposta il pubblico

Questa è la vera svolta rispetto al tasto “metti in evidenza”.

  • Puoi usare custom audience (chi ha visitato il profilo, chi ha interagito con i tuoi post, chi ha visto almeno il 50% delle tue storie negli ultimi 30 giorni, chi ha visitato il sito, ecc.).
  • Puoi creare pubblici simili (“lookalike”) ai tuoi clienti migliori.
  • Puoi segmentare per località (utile per attività locali, studi, professionisti che lavorano in una zona).
  • Segmenta per interessi reali (coaching, benessere, business, marketing, crescita personale, ecc.).
  • NON usare “tutti Italia, 18-65”, a meno che tu non abbia davvero un prodotto per tutti.

Step 4 – Scegli il posizionamento “Solo Storie Instagram”

  • Vai su “Modifica posizionamenti”.
  • Deseleziona tutto tranne “Storie Instagram”.
  • Così il budget va solo dove vuoi tu.

Step 5 – Carica la creatività (video/foto)

  • Formato: 9:16, meglio se video breve (anche selfie, ma professionale!).
  • Usa sottotitoli: l’80% guarda storie senza audio.
  • Visual accattivante: colori vividi, testo grande, pochi elementi.
  • CTA visiva chiara e ripetuta (es: freccia che indica swipe up, o “Scrivimi ora”).

Step 6 – Imposta budget e calendario

  • Anche 5–10€ al giorno possono bastare per testare.
  • Meglio almeno 5 giorni di campagna (se troppo breve non hai dati validi).
  • Tieni d’occhio la frequenza: se il pubblico è ristretto, la stessa persona vedrà la tua storia più volte (non sempre un male, ma occhio!).

Step 7 – Monitoraggio & ottimizzazione

  • Controlla dopo 24-48 ore: il tasto “duplicare e migliorare” è il tuo migliore amico.
  • Guarda le metriche: CPM (costo per mille visualizzazioni), CTR (quanti cliccano), CPC (costo per click), DM ricevuti, richieste.
  • Se una storia non funziona, cambia una cosa per volta: pubblico, visual, CTA, copy.

Errori da evitare se vuoi sponsorrizare una storia su Instagram

Qui vado dritta al punto.

Hai mai visto chi sponsorizza una storia con la scritta “Ciao ragazzi oggi sono in diretta!” a caso?

Ecco i 7 errori più diffusi tra freelance, coach e consulenti che vogliono vendere con le storie:

  1. Nessun obiettivo concreto: “Faccio vedere la mia giornata”.
    —> Ok, ma vuoi DM, prenotazioni, iscrizioni? Scegli UN obiettivo chiaro.
  2. Pubblico troppo ampio o troppo generico:
    —> Se vendi servizi a donne 35–55 appassionate di benessere a Milano, NON selezionare tutta Italia 18–65!
  3. Storytelling troppo “confessionale” (senza collegamento all’offerta):
    —> La gente si connette alle emozioni, ma deve capire cosa fare dopo!
  4. Sponsorizzata con immagini o video di bassa qualità:
    —> Sì, i selfie funzionano, ma devono essere curati: luce, audio, scritte grandi, logo, colori brand.
  5. Non inserire una CTA visibile:
    —> Non aspettarti che la gente “capisca cosa vuoi”: diglielo!
  6. Budget troppo basso per pubblico troppo grande:
    —> 5€ su 100.000 persone? Non basta. Meglio piccolo pubblico e messaggio forte.
  7. Non misurare i risultati (o misurare le vanity metrics):
    —> Non guardare solo le visualizzazioni. Guarda i DM, le prenotazioni, i click.

Leggi anche: Compra follower Instagram e Instagram ti manda in shadowban

Domande Frequenti

Quanto costa sponsorizzare una storia su Instagram?

Puoi partire anche con 1€ al giorno, ma per avere dati “veri” ti consiglio almeno 5–10€ al giorno per 3–5 giorni. Più il pubblico è ampio, più serve budget. In una fase di test è inutile investire in cifre troppo alte: meglio rimanere contenuti, vedere cosa funziona, ottimizzare e poi scalare.

Quanto tempo serve per vedere i risultati?

Se hai iniziato a sponsorizzare una storia su Instagrma, normalmente già dopo 24-48 ore hai i primi dati. Se la campagna è “giusta”, i DM arrivano subito. Ma dai almeno 3 giorni per ottimizzare.

Che formato devo usare?

Sempre 9:16 (verticale), meglio video. Testo grande, CTA chiara, niente fronzoli.

Posso sponsorizzare una storia su Instagram già pubblicata da più di 24 ore?

No: puoi solo storie pubblicate di recente (nelle ultime 24h). Oppure caricare la creatività direttamente in Gestore Inserzioni.

Meglio promuovere storie, post o reel?

Dipende da cosa vuoi ottenere. Trovi un confronto dettagliato a questo articolo “Meglio promuovere post o reel?

Serve un account business?

Sì. Ma anche da un account Creator è possibile. E ti consiglio di collegarlo a una pagina Facebook per usare tutte le funzioni avanzate di Meta.

Come scelgo il pubblico migliore?

Parti dai tuoi clienti attuali: crea pubblici simili, usa le custom audience, restringi per interessi reali. Se vuoi una guida pratica, qui trovi una checklist gratuita Ads Check 7.

Elementi per storie che convertono

Perché una storia funzioni DEVE colpire subito e guidare all’azione.

Ecco alcuni consigli utili che applico anche per i miei clienti:

  • Testo grande, pochi elementi: la storia va letta in 2 secondi, non in 10.
  • Colore dominante: meglio colori vivi, che si notino nel flusso delle storie.
  • Video meglio di foto: movimento attira di più (anche se è un boomerang o una transizione).
  • Branding discreto ma visibile: non serve il logo gigante, basta una palette coerente.
  • CTA sempre presente: “Scrivi ORA”, “Scopri come”, “Fai swipe up”, “Blocca la promo”, ecc.
  • Testa più versioni: cambia un dettaglio alla volta (test A/B) per capire cosa funziona meglio.

Approfondisci qui: Nel 2025 meglio contenuti organici o sponsorizzare?

Checklist operativa: controlla qui prima di promuovere

Prima di sponsorizzare una storia su Instagram, verifica qui sotto di aver completato tutti i passaggi:

  1. Scelto UN obiettivo chiaro (DM? Click? Prenotazioni?)
  2. Preparato la creatività in 9:16, testo grande, CTA visibile
  3. Impostato il pubblico giusto (no “tutti”, sì nicchia/target simile ai tuoi migliori clienti)
  4. Inserito il budget giusto (minimo 5€ al giorno, almeno 3 giorni)
  5. Fatto attenzione ai posizionamenti (solo “Storie Instagram”)
  6. Monitorato ogni 24 ore (e cambiato UNA cosa per volta se non funziona)
  7. Salvato i dati e i risultati per ottimizzare le prossime campagne

Se vuoi trasformare ogni euro speso in una storia sponsorizzata in veri clienti (e non in semplici visualizzazioni che spariscono), puoi:

  • Scaricare Adscheck 7 (la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Meta perdono soldi)
  • Prenotare una consulenza strategica con me: analizziamo insieme la tua prossima campagna e ti mostro come impostarla per risultati reali, non solo numeri belli in dashboard.

Ricorda:

Se vuoi clienti veri dalle storie Instagram, non ti basta schiacciare il tasto ‘promuovi’ a caso.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Hai mai notato la differenza tra aziende che crescono costantemente e quelle che lottano per sopravvivere, pur avendo prodotti simili?

La differenza non è il prodotto, il prezzo, o la fortuna.

È avere un marketing strategist che sa la differenza tra fare marketing e fare strategia.

Il 95% delle aziende confonde tattica con strategia: lanciano campagne Facebook, creano contenuti sui social, investono in posizionamento sui motori di ricerca, ma non hanno una direzione strategica che coordina tutto verso obiettivi business concreti.

Risultato? Spreco di budget, effort dispersivo, e crescita casuale.

Un marketing strategist non è qualcuno che esegue campagne.

È il cervello strategico che progetta il sistema complessivo che trasforma prospect in clienti e clienti in ambassador.

Come strategist specializzata nel lavorare con professionisti e aziende che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi ha strategia (crescita prevedibile e sostenibile) e chi fa solo tattica (risultati casuali e imprevedibili).

Perché il 95% delle aziende non ha strategia (solo tattica)

Prima di spiegare cosa fa davvero un marketing strategist, capiamo perché la maggior parte delle aziende è bloccata in modalità “tattica casuale”.

Gli errori più comuni nel marketing senza strategia:

  • Confondere strumenti con strategia: “Facciamo pubblicità su Facebook” non è strategia. È una tattica. La strategia è perché usi Facebook, per chi, con quale messaggio, e come si integra con tutto il resto.
  • Focus sulle vanity metrics: ossessione per like, follower, visualizzazioni invece di metriche che impattano davvero il business: contatti qualificati, conversioni, valore cliente nel tempo.
  • Campagne isolate senza coordinamento: ogni canale lavora da solo: social media fa una cosa, email marketing un’altra, advertising un’altra ancora. Zero sinergia.
  • Decisioni basate su “mi piace”: “Preferirei un video invece che un post” basato su gusti personali, non su dati di performance del target.
  • Copia e incolla della concorrenza: “Il nostro competitor fa così, facciamo anche noi” senza capire se è allineato con la nostra strategia e target.

Cosa rischi se fai marketing senza strategia

Ma quindi, cosa puoi aspettarti se stai cercando i promuovere i tuoi servizi ma non hai una strategia da seguire?

Ecco le panoramiche più frequenti:

  • Budget disperso senza risultati chiari: spendi in 10 canali diversi senza sapere quale funziona davvero.
  • Messaggi inconsistenti: il tuo potenziale cliente riceve messaggi diversi da ogni tuo canale e non capisce più cosa deve fare e qual’è la tua offerta.
  • Team marketing frustrato: chi si occupa dell’operatività lavora duramente ma non vede risultati perché non capisce qual’è l’obiettivo finale.
  • Impossibilità di crescere: senza strategia, non riesci a capire dove stai facendo giusto e dove, invece, stai sbagliando. Quindi, non puoi replicare i successi o imparare dai fallimenti.
  • Vulnerabilità competitiva: la tua concorrenza con strategia chiara ti superano anche con budget minori.

Ma quando hai un marketing strategist che coordina tutto, la situazione cambia radicalmente.

Cosa fa il marketing strategist?

Un marketing strategist non esegue campagne.

Progetta il sistema che fa crescere il business in modo prevedibile e sostenibile.

Le 5 responsabilità di un marketing strategist

1. ANALISI BUSINESS E MERCATO

Non fa ricerche generiche di mercato, ma analisi strategiche specifiche per identificare opportunità di crescita.

Attività concrete:

  • Analisi approfondita della concorrenza per identificare gap di posizionamento
  • Studio del cliente ideale attraverso analisi dati e interviste qualitative
  • Mappatura del percorso cliente per identificare punti di contatto critici
  • Analisi dei trend di settore che impatteranno il business nei prossimi 12-24 mesi

Risultato: Insights utilizzabili che guidano decisioni strategiche, non report generici.

2. POSIZIONAMENTO STRATEGICO E MESSAGGI

Definisce come l’azienda deve essere percepita nel mercato per massimizzare competitività e profittabilità.

Processo strategico:

  • Identificazione della proposta di valore unica e differenziante
  • Sviluppo della gerarchia messaggi per diversi segmenti di target
  • Creazione del tono di voce che risuona con il cliente ideale
  • Design della narrativa aziendale che supporta la vendita

Risultato: Posizionamento chiaro che elimina la guerra sui prezzi e abilita prezzi premium.

3. ORCHESTRAZIONE PERCORSO CLIENTE

Progetta l’esperienza completa dal primo contatto alla vendita e oltre, integrando tutti i canali.

Componenti del percorso strategico:

Focus: Ogni punto di contatto deve avere uno scopo strategico nel percorso complessivo.

4. STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE

Decide dove investire budget e sforzo basandosi su potenziale di ritorno, non sulla moda del momento.

La decisione, generalmente, viene presa considerando:

  • Analisi costi-benefici di ogni canale per il target specifico
  • Identificazione del mix canali ottimale per gli obiettivi aziendali
  • Timeline di implementazione che massimizza efficienza
  • Indicatori specifici per ogni canale che si collegano a obiettivi business

Non fa: Investimenti casuali in “tutti i canali” perché “bisogna esserci ovunque”.

5. MISURAZIONE PERFORMANCE E OTTIMIZZAZIONE

Traccia metriche che contano e ottimizza la strategia basandosi su dati reali, non su opinioni.

Sistema di misurazione:

  • Piramide indicatori che collega metriche operative a risultati business
  • Modelli di attribuzione per capire il vero impatto di ogni punto di contatto
  • Analisi per gruppi per identificare trend di performance nel tempo
  • Calcolo ritorno investimento accurato che guida allocazione budget future

La differenza tra marketing strategist, media buyer e social media manager

Media Buyer: Esegue campagne pubblicitarie, ottimizza budget, monitora performance 

Social Media Manager: Crea contenuti, gestisce community, pubblica sui social 

Marketing Strategist: Progetta il sistema complessivo, coordina tutti i canali, guida la direzione business


Media Buyer: “Come ottimizziamo il costo per mille visualizzazioni di questa campagna Facebook?” 

Social Media Manager: “Che contenuto pubblichiamo oggi su Instagram?” 

Marketing Strategist: “Questa campagna supporta i nostri obiettivi di crescita? Come si integra con gli altri punti di contatto del percorso cliente?”


Media Buyer: Focus su performance delle singole campagne e ritorno immediato 

Social Media Manager: Focus su coinvolgimento, costruzione community, conoscenza del brand 

Marketing Strategist: Focus su crescita business sostenibile e vantaggio competitivo a lungo termine

Quali sono le competenze del marketing strategist?

Sembra tutto bello quello che ti ho scritto fino a qui, vero?

Ma ora ti starai chiedendo, giustamente, quali debbano essere le competenze di un marketing strategist:

  • Pensiero strategico: capacità di vedere il quadro generale e collegare i punti 
  • Interpretazione dati: trasformare dati in insights utilizzabili 
  • Acume business: capire come il marketing impatta sul conto economico e obiettivi aziendali
  • Comunicazione: tradurre strategia complessa in piani d’azione chiari

Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta e campagne integrate, il mio ruolo è sempre orchestrare tutti gli elementi verso risultati business misurabili.

Vuoi capire se la tua azienda ha bisogno di strategia o solo di migliore esecuzione? Prenota una consulenza strategica e analizziamo gap e opportunità nel tuo marketing attuale.

Qual è il ruolo delle strategie di marketing?

Le strategie di marketing non sono documenti teorici che rimangono nei cassetti.

Sono roadmap operative che guidano ogni decisione e investimento marketing verso la crescita business.

La strategia marketing si integra con:

  • Business Plan: strategia marketing che supporta obiettivi business
  • Strategia vendite: allineamento tra marketing e vendite per massimizzare conversione
  • Strategia prodotto: marketing che influenza sviluppo prodotto basato su necessità mercato
  • Pianificazione finanziaria: allocazione budget basata su ritorno previsto e impatto business

Come ads strategist, ogni campagna che progetto è parte di una strategia più ampia che considera valore cliente nel tempo, posizionamento brand, e obiettivi business a lungo termine.

Chi si occupa di strategie di marketing?

La responsabilità della strategia marketing varia in base alle dimensioni aziendali e alla maturità dell’organizzazione, ma richiede sempre competenze specifiche che vanno oltre l’esecuzione tattica.

Modelli organizzativi per tipologia di azienda:

FREELANCE E PROFESSIONISTI (1 persona)

Chi se ne occupa:

  • Il professionista stesso: Deve sviluppare strategia di posizionamento e acquisizione clienti
  • Consulente marketing esterno: Per definire strategia e supervisione implementazione
  • Formazione specifica: Corsi su marketing strategico per professionisti

Vantaggi: Controllo totale, investimento mirato, personalizzazione massima Svantaggi: Tempo sottratto al core business, competenze limitate, rischio di visione tunnel

Quando serve supporto esterno:

  • Fatturato stagnante da più di 6 mesi
  • Troppa dipendenza da passaparola senza controllo
  • Difficoltà a differenziarsi dalla concorrenza
  • Necessità di aumentare prezzi ma resistenza del mercato

STARTUP E PICCOLE IMPRESE (1-20 dipendenti)

Chi se ne occupa:

  • Fondatore/amministratore: Definisce direzione strategica generale
  • Specialista marketing esterno: Consulente o freelance che sviluppa e implementa strategia
  • Marketing strategist consulenziale: Per progetti specifici di posizionamento e strategia crescita

Vantaggi: Flessibilità, costi contenuti, controllo diretto Svantaggi: Competenze limitate, tempo del fondatore distratto da core business

Quando assumere strategist esterno:

  • Fatturato oltre 200k€ e crescita stagnante
  • Troppa dipendenza da uno-due canali di acquisizione
  • Competitor che stanno guadagnando quote di mercato
  • Necessità di raccolta fondi o espansione

MEDIE IMPRESE (20-200 dipendenti)

Struttura tipica:

  • Responsabile Marketing: Responsabile strategia e coordinamento team
  • Specialisti interni: Email marketing, social media, contenuti, pubblicità
  • Consulente strategico: Per progetti di rebranding, ingresso mercati, growth hacking

Competenze richieste nel Responsabile Marketing:

  • Pensiero strategico e acume business
  • Analisi dati e reportistica
  • Leadership team e gestione progetti
  • Gestione budget e ottimizzazione ritorni

Segnali che indicano bisogno di supporto esterno:

  • Responsabile marketing troppo focalizzato su esecuzione
  • Mancanza di crescita negli ultimi 12 mesi
  • Budget marketing oltre 100k€ senza ritorno chiaro
  • Team marketing che lavora in compartimenti stagni

GRANDI AZIENDE (200+ dipendenti)

Struttura strategica:

  • Direttore Marketing: Supervisione strategica e integrazione business
  • Direttore Strategia Marketing: Sviluppo e implementazione piani strategici
  • Specialisti Canale: Esecuzione su canali specifici con indicatori strategici
  • Marketing Operations: Dati, tecnologia, ottimizzazione processi

Quando serve consulenza esterna anche per grandi aziende:

  • Lancio di nuovi prodotti/mercati
  • Trasformazione digitale del marketing
  • Gestione crisi e recupero reputazione
  • Integrazione fusioni e acquisizioni delle funzioni marketing

Il profilo del marketing strategist efficace

Background tipico:

  • Master o laurea in Marketing/Economia più esperienza consulenziale
  • 5+ anni in ruoli che richiedono pensiero strategico
  • Track record di crescita business attraverso iniziative marketing
  • Esperienza multi-settoriale per prospettive diversificate

Set di competenze distintive:

  • Pensiero sistemico: vedere connessioni tra diverse variabili
  • Problem solving strutturato: framework per affrontare sfide complesse
  • Competenze comunicative: tradurre complessità in piani d’azione chiari
  • Orientamento risultati: focus su metriche che impattano business

Quando e come assumere supporto strategico

Qui di seguito una lista delle situazioni in cui puoi trovarti come libero professionista o imprenditore e che è un chiaro indicatore che ti serve uno strategist:

  • Ritorno marketing in declino da 6+ mesi
  • Tasso di crescita sotto media settoriale
  • Team marketing che non ha direzione chiara
  • Competitor che stanno performando meglio con budget simili

Come valutare competenze strategiche:

  • Chiedi framework specifici per situazioni simili alla tua
  • Richiedi casi di studio con risultati business quantificati
  • Testa pensiero strategico con scenari ipotetici
  • Verifica capacità di collegare tattiche a obiettivi business

Livelli di investimento realistici:

  • Consulenza spot: 5-15k€ per pianificazione strategica
  • Retainer mensile: 3-8k€/mese per supporto strategico continuativo
  • Strategist full-time: 60-120k€/anno più benefit

Come strategist che lavora con aziende di diverse dimensioni, il fattore di successo principale è sempre allineamento tra competenze strategiche richieste e complessità della sfida business da risolvere.

Come fare marketing strategico?

Il marketing strategico non è una collezione di tattiche avanzate. È un approccio sistemico che parte dagli obiettivi business e progetta il percorso più efficiente per raggiungerli.

Il framework strategico in 6 step

  1. ALLINEAMENTO OBIETTIVI BUSINESS
  2. ANALISI DI MERCATO E DEI COMPETITORS
  3. SVILUPPO POSIZIONAMENTO STRATEGICO
  4. ORCHESTRAZIONE PERCORSO CLIENTE
  5. STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE
  6. MISURAZIONE E OTTIMIZZAZIONE

Errori comuni nel marketing strategico

Strategia troppo complessa 10 obiettivi diversi invece di focus su 2-3 priorità che muovono davvero il business.

Mancanza di integrazione Ogni canale lavora da solo invece di supportare percorso cliente orchestrato.

Ottimizzazione breve termine che danneggia lungo termine Sacrificare costruzione brand per performance immediate.

Strategia senza piano esecuzione Documenti strategici bellissimi che non si trasformano in azioni concrete.

Il test della strategia marketing efficace

Se qualcuno del team ti chiede “dovremmo fare X?”, hai criteri oggettivi per decidere basandoti sulla strategia?

Se la risposta è sì, hai strategia. 

Se la risposta è “vediamo”, hai solo tattica.

L’implementazione strategica:

Settimana 1-2: Fondamenta strategiche (obiettivi, posizionamento, target) 

Settimana 3-4: Design percorso e strategia canali 

Settimana 5-8: Pianificazione implementazione e allocazione risorse 

Mese 3+: Esecuzione con ottimizzazione continua

Fattore successo: Strategia deve essere semplice abbastanza da ricordare, specifica abbastanza da guidare decisioni, flessibile abbastanza da adattarsi ai risultati.

Come strategist specializzata in marketing a risposta diretta, ogni strategia che sviluppo ha sempre risultati business misurabili come stella polare, non metriche di vanità.

Stai facendo marketing strategico o stai solo implementando tattiche? Prenota una consulenza strategica e analizziamo come trasformare le tue attività marketing in un sistema strategico che genera crescita prevedibile.

Strategia vs improvvisazione

Un marketing strategist non è un lusso per aziende grandi. È una necessità per qualsiasi business che vuole crescere in modo prevedibile invece di sperare che qualche tattica casuale funzioni.

Il marketing strategico si integra con:

Prima di investire altro budget in campagne casuali, chiediti:

  • Hai una direzione strategica chiara che guida ogni decisione marketing?
  • Puoi collegare ogni attività marketing a risultati business specifici?
  • Il tuo team sa esattamente cosa deve ottenere e come misurerà successo?
  • La tua concorrenza ha vantaggio strategico che tu stai ignorando?

Solo quando hai strategia puoi investire in tattica con fiducia di ottenere ritorno prevedibile.

Scarica Adscheck 7, l’unica checklist che ti mostra in 15 minuti dove le tue campagne su Meta ti stanno facendo perdere soldi, e scopri se il problema è tecnico o strategico.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di più tattiche marketing.

Hai bisogno di strategia che trasforma le tattiche in crescita sostenibile.

E quella è tutta un’altra storia.

Onboarding nuovo cliente: come non perdere il 40% dei clienti nei primi 90 giorni

Onboarding nuovo cliente: come non perdere il 40% dei clienti nei primi 90 giorni

Hai mai notato cosa succede dopo che un cliente ti ha pagato?

Nel 90% dei casi, l’entusiasmo iniziale si trasforma in silenzio, dubbi, e spesso in clienti che spariscono prima di completare il progetto.

La statistica è brutale: il 40% dei nuovi clienti abbandona entro i primi 90 giorni.

Non tanto per insoddisfazione del servizio finale, ma per un onboarding nuovo cliente fatto male o inesistente.

Il momento più critico della relazione non è quando firmi il contratto.

È quello che succede nelle prime settimane dopo.

L’onboarding non è una formalità burocratica. È il processo che determina se un acquirente diventa un cliente soddisfatto o un ex-cliente pentito.

La maggior parte dei professionisti pensa: “Ho venduto, ora devo solo consegnare il servizio.” 

Ma questo è un errore costoso. Tra vendita e delivery c’è uno spazio vuoto dove si perdono clienti, si creano aspettative sbagliate, e si rovinano relazioni prima ancora di iniziare.

Come strategist specializzata nel lavorare con professionisti che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi ha un onboarding strutturato (retention 90%+) e chi improvvisa (retention 60-70%).

Perché il 90% dei professionisti perde clienti nell’onboarding

Prima di spiegarti come fare un onboarding che funziona, capiamo perché la maggior parte fallisce completamente in questa fase cruciale.

Gli errori più comuni nell’onboarding:

Il “silenzio post-vendita” 

Una volta firmato il contratto, sparisci per settimane. Il cliente inizia a pentirsi dell’acquisto e a chiedersi se ha fatto la scelta giusta.

Aspettative non allineate 

Non chiarisci cosa succederà, quando, e quale sarà il suo ruolo. Il cliente si aspetta una cosa, tu ne fai un’altra.

Information dump 

Sommergi il cliente di documentazione, procedure, e informazioni invece di guidarlo step-by-step.

Nessun quick win 

Il cliente non vede risultati tangibili nelle prime settimane e inizia a dubitare del valore dell’investimento.

Focus su processi, non su risultati 

Parli di metodologie e strumenti invece di concentrarti sui benefici che otterrà.

Cosa succede se fai un onboarding nuovo cliente sbagliato?

Perdita del cliente precoce: perdita del 20-40% dei clienti prima che il servizio sia completato.

Aspettative irrealistiche: clienti che si aspettano miracoli immediati o risultati diversi da quelli possibili.

Resistenza alla collaborazione: clienti che non si impegnano nel processo perché non capiscono il loro ruolo.

Recensioni negative: insoddisfazione che nasce dalla confusione, non dalla qualità del servizio.

Impossibilità di upsell: relazioni compromesse fin dall’inizio che non evolvono in partnership durature.

Ma quando hai un sistema di onboarding nuovo cliente che funziona, tutto cambia.

Che cos’è l’onboarding dei clienti?

L’onboarding nuovo cliente è il processo strutturato che accompagna il cliente dal momento del pagamento fino al pieno engagement con il tuo servizio.

Non è semplicemente spiegare come funziona il servizio.

È trasformare un acquirente incerto in un cliente entusiasta che collabora attivamente al successo del progetto.

I 3 obiettivi dell’onboarding

1. RIDURRE IL BUYER’S REMORSE Eliminare i dubbi e le ansie post-acquisto confermando che ha fatto la scelta giusta.

2. ALLINEARE ASPETTATIVE Creare chiarezza totale su cosa succederà, quando, e quale sarà il risultato finale.

3. CREARE MOMENTUM Generare entusiasmo e commitment attraverso primi risultati tangibili.

La differenza tra onboarding e delivery

Onboarding: Si concentra sulla relazione e sull’esperienza 

Delivery: Si concentra sui risultati e sui deliverable

Onboarding: “Come ti senti riguardo al nostro lavoro insieme?” 

Delivery: “Ecco il risultato del nostro lavoro”

Onboarding: Previene problemi prima che nascano 

Delivery: Risolve problemi per ottenere risultati

Le fasi dell’esperienza cliente

Pre-vendita: Prospect diventa cliente 

Onboarding: Cliente diventa collaboratore attivo 

Delivery: Collaboratore ottiene risultati 

Post-delivery: Cliente soddisfatto diventa cliente fidelizzato

L’onboarding è il momento critico che determina il successo di tutte le fasi successive.

Vuoi smettere di perdere clienti nei primi 90 giorni? Prenota una consulenza strategica e sviluppiamo insieme un sistema di onboarding che trasforma acquirenti in partner collaborativi.

Come fare l’onboarding?

L’onboarding efficace non è improvvisazione.

È un processo strutturato in 4 fasi che guidano il cliente dall’incertezza post-acquisto all’entusiasmo collaborativo.

FASE 1: RASSICURAZIONE IMMEDIATA (0-48 ore)

Obiettivo: Eliminare il rimorso del compratore e confermare che ha fatto la scelta giusta.

Actions checklist:

  • Conferma immediata: email/chiamata entro 4 ore dal pagamento
  • Welcome kit: documento che riepiloga cosa succederà
  • Personal touch: messaggio personalizzato che mostra di conoscere la sua situazione
  • Risorsa di valore: una risorsa utile che può implementare subito

Esempio email di conferma: “Ciao [Nome], ho appena visto il tuo pagamento. Sono entusiasta di iniziare a lavorare insieme per [obiettivo specifico discusso]. Domani mattina ti invierò la roadmap dettagliata dei prossimi 30 giorni. Nel frattempo, ho preparato questa checklist di 5 azioni immediate che puoi iniziare già oggi per accelerare i risultati…”

Red flags da evitare:

  • Conferme automatiche generiche
  • Silenzio prolungato dopo il pagamento
  • Focus su procedure invece che su risultati
  • Tone troppo formale o distaccato

FASE 2: SETTARE LE ASPETTATIVE (giorni 2-7)

Obiettivo: Creare chiarezza assoluta su processo, timeline, e responsabilità reciproche.

Documenti essenziali:

  • Roadmap del progetto: definizione del progetto step by step e con obiettivi chiari
  • Ruoli e responsabilità: chi fa cosa, quando
  • Protocollo di comunicazione: come, quando, e attraverso quali canali comunicherete
  • Metriche di successo: come misureremo i progressi

FASE 3: COINVOLGIMENTO RAPIDO (settimana 2-4)

Obiettivo: Creare momentum attraverso primi risultati tangibili e collaborazione attiva.

Strategia da implementare: Identifica 2-3 azioni che possono generare risultati visibili in 7-14 giorni, anche se non sono le più importanti del progetto complessivo.

Esempi per settori:

  • Business Coach: framework di delega che libera 3 ore/settimana immediata
  • Consulente social media: ottimizzazione che aumenta conversion rate del 15% in 2 settimane
  • Web Designer: Landing page che genera primi lead qualificati

Costruire una collaborazione:

  • Sessioni di co-working: lavorare insieme su tasks specifici
  • Richiesta Feedback: richiedere input attivo su decisioni strategiche
  • Condivisione dei progressi: celebrare insieme ogni piccolo successo
  • Problem solving condiviso: affrontare ostacoli come team

FASE 4: MOMENTUM ACCELERATION (settimana 4-8)

Obiettivo: Consolidare la relazione e preparare il terreno per risultati a lungo termine.

Strategie pratiche:

  • Posizionamento strategico: iniziare a dare consigli oltre lo scope originale
  • Integrazione nel tuo network: introdurre a contatti che possono essergli utili
  • Insegnare skill: insegnargli competenze che lo rendono più autonomo
  • Espandere la visione: pianificare insieme obiettivi oltre il progetto corrente

Indicatori di successo:

  • Cliente che implementa suggerimenti senza sollecito
  • Richiede spontaneamente estensioni o servizi aggiuntivi
  • Ti presenta ad altri nel suo network
  • Pianifica progetti futuri insieme

Quando e come intervenire

Se il cliente diventa silenzioso: chiamata diretta (non email) per capire cosa sta succedendo e come supportarlo.

Se non implementa i consigli: sessione dedicata per identificare ostacoli (reali o presunti) e trovare soluzioni insieme.

Se mostra segni di insoddisfazione: intervento immediato con focus su cosa sta funzionando e cosa no.

Qual è l’obiettivo della fase di onboarding?

L’obiettivo primario dell’onboarding non è informare il cliente su come funziona il servizio.

È trasformare la psicologia del cliente da “ho comprato qualcosa” a “siamo partner in un progetto di successo”.

Gli obiettivi psicologici

1. ELIMINARE COGNITIVE DISSONANCE: dopo un acquisto (soprattutto se si tratta di cifre importanti), il cervello cerca conferme che la decisione è stata giusta. L’onboarding deve fornire queste conferme costantemente.

2. CREARE OWNERSHIP MENTALE: il cliente deve sentirsi co-proprietario del successo, non cliente passivo di un servizio.

3. STABILIRE FIDUCIA E CREDIBILITÀ: dimostrare competenza attraverso azioni concrete, non solo parole.

4. GENERARE ANTICIPAZIONE POSITIVA: creare aspettativa per i risultati futuri basata su evidenze dei progressi attuali.

L’integrazione con gli obiettivi long-term:

L’onboarding di successo alimenta:

  • Customer lifetime value: i clienti a cui è stato fatto un buon processo di onboarding, spendono in media 2-3x di più nel tempo
  • Programma di Referral: 80% dei referral arriva da clienti con onboarding eccellente
  • Content marketing: case study e testimonial di qualità
  • Consolidare la reputazione online: recensioni positive e passaparola

L’onboarding fallimentare causa:

  • Perdita clienti prima del completamento servizio
  • Richieste non realistiche per “compensare” l’esperienza negativa
  • Resistenza a pagare per insoddisfazione dell’esperienza
  • Feedback negativo basato su frustrazione, non su risultati

La connessione con prezzo e posizionamento

Prezzo premium richiede premium onboarding 

Se carichi prezzi alti, l’onboarding deve riflettere il valore premium.

Onboarding come differenziatore competitivo

Mentre i competitor si focalizzano su competenze tecniche, tu ti distingui per customer experience.

Posizionamento attraverso l’onboarding

Il processo stesso comunica il tuo approccio professionale e la cura per i risultati del cliente.

Come strategist che progetta customer journey completi, l’onboarding è sempre integrato con business plan e strategia di acquisizione clienti complessiva.

Quanto dura l’onboarding?

La durata dell’onboarding dipende dalla complessità del servizio e dal livello di cambiamento richiesto dal cliente, ma segue pattern prevedibili per settore.

Diciamo, comunque, che può variare dalle 3 alle 8 settimane.

Alcuni fattori che possono determinare la durata del processo di onboarding possono essere:

  • Complessità del cambiamento richiesto: servizi che richiedono un cambio di mentalità richiedono onboarding più lungo.
  • Livello di sofisticazione del cliente: clienti esperti nel tuo settore richiedono meno educazione di base.
  • Dimensione della struttura organizzativa: team più grandi richiedono più tempo per allineamento interno.
  • Urgenza del progetto: se le date di consegna sono compresse, possono accelerare onboarding ma richiedono più intensità.

Indipendentemente dalla durata totale, però, il cliente deve vedere valore tangibile entro 14 giorni dalla firma del contratto.

Segnali che l’onboarding è completo:

Indicatori comportamenteali:

  • Cliente implementa consigli senza solleciti
  • Fa domande strategiche, non operative
  • Condivide spontaneamente progressi e risultati

Indicatori communicativi:

  • Passa da “lei” a “tu” nella comunicazione
  • Ti include nelle decisioni business correlate
  • Pianifica attività future insieme

Indicatori lavorativi:

  • Pagamenti puntuali senza solleciti
  • Interesse per servizi aggiuntivi
  • Parla dei tuoi servizi con il suo network

Errori comuni nella durata

Onboarding troppo breve: cliente non ha tempo di assimilare e si sente sopraffatto dalle informazioni.

Onboarding troppo lungo: cliente perde il momentum e inizia a dubitare dell’efficacia.

Durata fissa indipendentemente dal cliente: non tutti i clienti hanno stesso ritmo di implementazione.

Nessun obiettivo chiaro di completamento: onboarding che si trascina indefinitamente senza mostrare mai la luce alla fine del tunnel.

La verità economica sull’onboarding

L’onboarding nuovo cliente non è un costo operativo.

È l’investimento più importante che puoi fare nella relazione di lungo termine.

Investimento: 10-15% del valore progetto dedicato all’onboarding 

Ritorno: 200-400% in termini di retention, upsell, referral

Parametri reali:

  • Onboarding improvvisato: retention 65%, 0.3 referral/cliente
  • Onboarding strutturato: retention 92%, 1.8 referral/cliente
  • Impatto: +40% di profitti con stesso impegno, tempo ed energia nelle fasi di consegna e operatività

L’integrazione strategica

L’onboarding si integra con ogni aspetto del business:

  • Funnel marketing: l’ultimo step che completa la conversione
  • Contenuti organici: condividi di case study e testimonial autentici
  • Strategia di prezzo: giustifica premium pricing attraverso premium experience

Errore finale da evitare

Trattare l’onboarding come procedura amministrativa invece che come strategia di crescita.

Prima di concentrarti su acquisizione di nuovi clienti, assicurati che il tuo onboarding trasformi acquirenti in ambassador che vendono per te.

Prenota una consulenza strategica per sviluppare un sistema di onboarding che elimina il churn e massimizza il lifetime value.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di vendere a più persone.

Hai bisogno che le persone a cui vendi rimangano entusiaste della scelta fatta.

E quella è tutta un’altra storia.