Quanti soldi hai già speso su Instagram Ads sperando che “prima o poi qualcuno risponda”? Sei in buona compagnia: ogni mese, migliaia di freelance e consulenti investono in campagne che parlano… al pubblico sbagliato.
Il problema? Scegliere il target delle sponsorizzate su Instagram non è un dettaglio tecnico, è IL fattore chiave che separa le campagne che portano clienti da quelle che fanno solo “visualizzazioni”.
In questa guida impari, passo passo e con esempi pratici, a costruire il target giusto per ogni tua campagna, senza dover essere un media buyer, ma con la logica da strategist (cioè quella che funziona).
Perché sì, puoi anche avere la creatività più bella del mondo, ma se la mandi alle persone sbagliate… hai solo sprecato tempo, soldi e pazienza. E se vuoi capire quanto incide il target sul costo finale, ti consiglio di leggere prima Quanto costa promuovere su Instagram?.
Perché il target è tutto (e nessuno te lo spiega mai davvero)
C’è una cosa che la maggior parte dei “tutorial” sulle ads non ti dice: Instagram non è la TV.
Non puoi permetterti di parlare a “tutti”.
Se scegli un pubblico troppo ampio, le tue inserzioni vanno a persone che non ti fileranno mai, ma che costano comunque.
Se invece riesci a parlare a chi davvero può diventare cliente (o almeno, vero fan), ogni euro speso torna indietro con gli interessi.
La verità scomoda: Il target “tutti 18–65 Italia” esiste solo nei corsi basic di Instagram (e nelle campagne di Coca-Cola).
Per chi vende servizi, consulenza o coaching, serve un pubblico molto più specifico (e un metodo per costruirlo).
Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram: step-by-step
1. Definisci il tuo cliente ideale (prima ancora di aprire il Gestore Inserzioni)
Qui non si scappa.
Non esiste target efficace se non sai chi vuoi davvero attrarre.
Pubblico: Donne 30–45 anni, Italia nord, interessi coaching, crescita personale, mindset.
Test: Custom audience (chi ha visitato sito negli ultimi 90 giorni) VS lookalike (simili a chi ha prenotato sessione)
Risultato: Lookalike 2x più economico per lead, ma custom audience più facile da chiudere in call.
Esempio #2 – Consulente marketing per negozi fisici
Pubblico: Uomini/donne 28–55 anni, città specifica (es: Roma), interessi imprenditorialità, business, retail.
Test: Target città + interessi VS solo raggio 5km dallo studio
Risultato: Raggio 5km ha portato più DM con meno spesa, ma pochi hanno chiuso: serviva prequalificare meglio con copy.
Esempio #3 – Psicologa che promuove gruppo terapeutico
Pubblico: Donne 25–35, interessi psicologia, salute mentale, residenti nella stessa città
Test: Pubblico “caldo” (chi ha interagito su Instagram negli ultimi 30 giorni) VS pubblico freddo
Risultato: DM da pubblico caldo costati il 40% in meno.
Errori da evitare (li fanno quasi tutti)
Target troppo generico (“Italia, 18–65”) Vuol dire solo sprecare soldi.
Cambiare mille parametri insieme Così non capirai mai cosa funziona davvero.
Targetizzare solo per interessi “macro” “Business”, “coaching”, “marketing” sono troppo ampi: prova interessi più di nicchia o incrocia più interessi.
Dimenticare i custom audience Spesso chi è già passato dal tuo profilo o sito converte meglio (e costa meno!).
Non aggiornare mai il target I dati cambiano: aggiorna le audience ogni 1–2 mesi, elimina quelle che non performano.
Non segmentare tra mobile e desktop Soprattutto per servizi che si prenotano da smartphone: meglio separare.
Domande frequenti
Come faccio a sapere se ho scelto il target giusto?
Se ricevi DM, richieste, prenotazioni con costi sostenibili (cioè in linea con il valore del cliente), sei sulla strada giusta. Se ottieni solo visualizzazioni, cambia subito!
Posso usare lo stesso pubblico per post, reel e storie?
Dipende: storie spesso funzionano meglio su pubblico caldo o localizzato. Testa e monitora.
Ogni quanto devo aggiornare il target?
Almeno ogni 1–2 mesi, o dopo ogni campagna importante.
Quanti target devo testare per ogni campagna?
Almeno due, ma non più di 3–4 per non disperdere il budget.
E se non so da dove partire?
Usa i tuoi clienti attuali come base: crea un pubblico simile su Meta Ads (lookalike) o chiedi una consulenza per una strategia personalizzata.
Vuoi capire davvero quale pubblico scegliere per le tue sponsorizzate (e smettere di buttare soldi su target casuali)? Scarica gratis Adscheck 7, la checklist pratica per chi vuole più clienti e meno sprechi su Instagram.
Oppure prenota una consulenza strategica: ti aiuto io a trovare il pubblico più giusto per te e a impostare una campagna che converte davvero.
Ricorda: Se vuoi clienti veri dalle tue campagne su Instagram, non ti basta scegliere un pubblico a caso o copiare quello degli altri.
Serve metodo, dati e la volontà di migliorare ogni volta.
Dimmi la verità: quante volte hai pensato: “Ok, voglio far partire una sponsorizzata su Instagram… ma quanto devo spendere per avere risultati veri?”
Se anche tu sei finitə a googlare “budget minimo Instagram”, “quanto costa sponsorizzare post Instagram”, “costo storia sponsorizzata Instagram”, allora questo articolo è la cosa migliore che leggerai oggi.
La risposta breve? Dipende (e chi ti dà una cifra fissa sta solo semplificando troppo).
La risposta lunga (e quella che ti farà davvero risparmiare soldi) la trovi qui sotto.
E alla fine ti spiego perché il vero costo di Instagram non è solo il budget pubblicitario, ma tutto quello che ci sta intorno.
Perché capire i costi è (quasi) più importante del messaggio
Partiamo dal problema più grande: Molti freelance e consulenti si convincono che “basta mettere 5 euro” per iniziare a vedere risultati.
La realtà è che la spesa pubblicitaria è solo una parte del costo reale.
Se non sai come funziona la piattaforma, il rischio è di buttare soldi in campagne che non portano nulla…
Dall’app Instagram: puoi partire anche da 1€ al giorno, ma onestamente sotto i 3–5€ non hai dati utili.
Dal Gestore Inserzioni Meta: Instagram ti suggerisce almeno 1€ al giorno, ma per vedere risultati reali consiglio minimo 5–10€ al giorno per ogni campagna, meglio se la tieni attiva almeno 3–5 giorni.
CPM (costo per 1000 visualizzazioni): in Italia spesso tra 3 e 10€ (dipende dal settore, dalla stagione e dal pubblico).
CPC (costo per click): in media 0,20–0,70€ (ma se il pubblico è molto di nicchia, può salire).
Costo per DM o per lead: può variare tantissimo: da 1–2€ se la campagna è ben impostata e il messaggio è forte, a 10–20€ se “spari nel mucchio” (leggi qui Come sponsorizzare una storia su Instagram per vedere come ottimizzare).
Attenzione: Non esiste un prezzo fisso. Una promo a gennaio può costare la metà della stessa promo a dicembre (Natale = concorrenza massima = costi più alti).
3. Durata della campagna
Non me lo dire: la tua tentazione in questo momento è quella di dire: “Metto tutto il budget in un giorno così vedo subito cosa succede”.
Errore classico.
Le campagne Instagram hanno bisogno di un po’ di “rodaggio”.
Questo significa, in parole povere, che l’algoritmo deve capire chi reagisce davvero.
Consiglio:
Mai meno di 5 giorni.
Meglio ancora campagne da 7–10 giorni, soprattutto se il pubblico è piccolo.
I costi nascosti delle Meta Ads
Oltre al budget “visibile” (ossia quello che abbiamo visto nel paragrafo precedente), ci sono altri costi (spesso sottovalutati) che fanno la differenza tra “gioco a sponsorizzare” e “faccio marketing serio”.
1. Il costo della creatività
Non basta un selfie e via:
Se vuoi risultati, servono video/foto ben pensati, con testi chiari, branding coerente e CTA efficace.
Se ti affidi a un grafico o videomaker, metti in conto da 50 a 200€ a creatività, a seconda della qualità.
Se fai da solo, il costo è il tuo tempo (e il tempo, per un professionista, vale più del denaro).
Se sponsorizzi post o storie “a caso”, spendi poco per volta ma tanto alla fine, senza mai capire cosa funziona davvero.
Senza una visione chiara, spesso si brucia budget su vanity metrics (like, visualizzazioni) invece che su conversioni vere (DM, appuntamenti, clienti).
Meglio investire un po’ di più per avere una consulenza o una strategia personalizzata che ti fa risparmiare errori, tempo e denaro nel medio periodo.
Non è solo “quanto metto” — ecco dove sbagliano tutti:
Pensare che più spendi = più risultati Senza messaggio/target/creatività ottimizzati, spendere di più significa solo… sprecare di più. Approfondisci qui: Promuovere post Instagram funziona?
Scegliere il pubblico troppo ampio Se hai budget basso, devi restringere molto il target. Meglio pochi, ma “giusti”.
Ignorare la stagionalità Durante eventi, Black Friday, feste, i costi salgono anche del 40–60%.
Non monitorare le campagne Il “metti e dimentica” non funziona: serve guardare i dati ogni 24 ore, fare piccoli aggiustamenti.
Domande frequenti
Qual è il budget minimo consigliato?
Almeno 5€/giorno, meglio 7–10€ se il target è ristretto o vuoi risultati rapidi.
Meglio una campagna lunga o breve?
Meglio almeno 7–10 giorni: l’algoritmo ha bisogno di tempo per “capire” a chi mostrare la promo.
Si può partire con piccoli budget e poi aumentare?
Sì, anzi: testare con poco è intelligente. Ma se vedi che funziona, aumenta gradualmente il budget (non tutto insieme, per evitare shock all’algoritmo).
Quanto devo spendere per ottenere un cliente nuovo?
Dipende dal tuo settore e dalla qualità del funnel. Con una strategia mirata, spesso bastano 10–30€ per un lead qualificato. Se vuoi capire quanto dovresti investire nel tuo caso, puoi usare la Guida al funnel marketing per fare due calcoli.
Se vuoi solo “più follower” senza strategia di conversione.
Se non hai un’offerta o una CTA chiara.
Se il tuo pubblico non usa Instagram (succede ancora in alcuni settori).
Vuoi evitare di buttare via il budget sulle ads?
Scarica subito Adscheck 7, la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Instagram (e Facebook) stanno perdendo soldi.
Se vuoi una strategia su misura, prenota una consulenza con me: analizziamo insieme il tuo caso, costruiamo il budget giusto e ti aiuto a trasformare i numeri in clienti veri.
Ricorda
Se vuoi davvero ottenere risultati dalle promozioni su Instagram, non ti basta “decidere il budget e sperare”.
Serve una strategia, una creatività giusta, e la capacità di leggere i dati (e cambiare strada se non funziona).
Ammettilo: almeno una volta hai cliccato sul pulsante “Metti in evidenza” sotto una storia, hai investito 5 euro “per provare” e… niente.
Zero richieste, zero DM, forse solo qualche visualizzazione in più.
E lì è sorto il dubbio: “Sono io che sbaglio? Funziona davvero sponsorizzare le storie o è solo una trovata per farci spendere?”
La verità è questa: sponsorizzare una storia su Instagram può essere una delle strategie più efficaci per freelance, coach, consulenti e piccoli business… ma solo se sai davvero cosa stai facendo.
Ma te lo dico già: non basta mettere una storia a caso, scegliere un pubblico a caso e sperare in qualche like.
In questa guida trovi tutto quello che serve per sponsorizzare storie Instagram in modo strategico, senza buttare via un euro, senza cadere nei soliti errori e senza illusioni da “guru”.
Perché sponsorizzare una storia su Instagram?
Facciamo chiarezza: le storie sono il formato più consumato e “intimo” di Instagram.
Ogni giorno più di 500 milioni di utenti guardano le storie. Le scorrono per abitudine, spesso anche distrattamente, ma proprio per questo diventano uno spazio ideale per farti notare — se sai colpire nel modo giusto.
Ecco perché dovresti considerare seriamente le storie sponsorizzate:
Visibilità immediata: Le storie sono in cima all’app. Il tuo contenuto non finisce sepolto tra i post, ma compare subito tra le prime cose che vede il tuo pubblico.
Formato autentico: Le storie sono percepite come “meno patinate” rispetto ai post. Un messaggio diretto, una call to action chiara, un’offerta lampo: qui funzionano.
Interazione facile: Sondaggi, domande, swipe up, box link… tutto pensato per far agire chi guarda, non solo per “guardare”.
Costo contenuto (se sai cosa fai): A parità di budget, spesso una storia sponsorizzata ti costa meno di una sponsorizzata classica sul feed. Ma il segreto è il target giusto, il messaggio giusto, il momento giusto.
Questo è il metodo rapido, amato da chi “va di fretta”:
Pubblica una storia come sempre.
Clicca su “Metti in evidenza” (o “Promuovi”).
Scegli obiettivo, pubblico, budget.
Invii.
Quando usarlo? Solo se vuoi testare velocemente una promo, se non hai tempo di andare su Gestore Inserzioni, o per micro-offerte locali.
Limiti:
Personalizzazione minima.
Targeting meno avanzato.
Non puoi scegliere tutte le metriche, né fare test A/B reali.
Attenzione: molte funzioni (come retargeting avanzato, pubblico simile, obiettivi lead) NON sono disponibili qui.
Come sponsorizzare le storie dal Business Manager
Questo è il metodo “da strategist” che puoi fare da pc.
Sì, richiede più tempo, ma solo qui hai tutto il controllo che ti serve per campagne serie.
Ecco come fare:
Step 1 – Crea la storia come contenuto organico
Prepara la tua storia come se la dovessi pubblicare “normale”:
15 secondi massimo (puoi fare anche caroselli di storie, ma in adv meglio una).
Video verticale 9:16 (1080×1920 px).
Copy super breve: la gente non legge più di due righe.
CTA chiara (es: “Scrivimi in DM”, “Scopri di più”, “Prenota ora”, “Fai swipe up”).
Branding visibile (logo, colori, tono, per essere riconoscibile).
Tip da strategist: A volte funziona meglio creare una storia “dedicata” solo per la sponsorizzata, diversa da quella organica. Sii intenzionale: pensa come deve sentirsi chi la guarda (“Questa storia mi parla proprio!”).
Scegli l’obiettivo: “Traffico”, “Interazioni”, “Messaggi” o “Lead” (scegli quello che porta più vicino al tuo vero obiettivo).
Step 3 – Imposta il pubblico
Questa è la vera svolta rispetto al tasto “metti in evidenza”.
Puoi usare custom audience (chi ha visitato il profilo, chi ha interagito con i tuoi post, chi ha visto almeno il 50% delle tue storie negli ultimi 30 giorni, chi ha visitato il sito, ecc.).
Puoi creare pubblici simili (“lookalike”) ai tuoi clienti migliori.
Puoi segmentare per località (utile per attività locali, studi, professionisti che lavorano in una zona).
NON usare “tutti Italia, 18-65”, a meno che tu non abbia davvero un prodotto per tutti.
Step 4 – Scegli il posizionamento “Solo Storie Instagram”
Vai su “Modifica posizionamenti”.
Deseleziona tutto tranne “Storie Instagram”.
Così il budget va solo dove vuoi tu.
Step 5 – Carica la creatività (video/foto)
Formato: 9:16, meglio se video breve (anche selfie, ma professionale!).
Usa sottotitoli: l’80% guarda storie senza audio.
Visual accattivante: colori vividi, testo grande, pochi elementi.
CTA visiva chiara e ripetuta (es: freccia che indica swipe up, o “Scrivimi ora”).
Step 6 – Imposta budget e calendario
Anche 5–10€ al giorno possono bastare per testare.
Meglio almeno 5 giorni di campagna (se troppo breve non hai dati validi).
Tieni d’occhio la frequenza: se il pubblico è ristretto, la stessa persona vedrà la tua storia più volte (non sempre un male, ma occhio!).
Step 7 – Monitoraggio & ottimizzazione
Controlla dopo 24-48 ore: il tasto “duplicare e migliorare” è il tuo migliore amico.
Guarda le metriche: CPM (costo per mille visualizzazioni), CTR (quanti cliccano), CPC (costo per click), DM ricevuti, richieste.
Se una storia non funziona, cambia una cosa per volta: pubblico, visual, CTA, copy.
Errori da evitare se vuoi sponsorrizare una storia su Instagram
Qui vado dritta al punto.
Hai mai visto chi sponsorizza una storia con la scritta “Ciao ragazzi oggi sono in diretta!” a caso?
Ecco i 7 errori più diffusi tra freelance, coach e consulenti che vogliono vendere con le storie:
Nessun obiettivo concreto: “Faccio vedere la mia giornata”. —> Ok, ma vuoi DM, prenotazioni, iscrizioni? Scegli UN obiettivo chiaro.
Pubblico troppo ampio o troppo generico: —> Se vendi servizi a donne 35–55 appassionate di benessere a Milano, NON selezionare tutta Italia 18–65!
Storytelling troppo “confessionale” (senza collegamento all’offerta): —> La gente si connette alle emozioni, ma deve capire cosa fare dopo!
Sponsorizzata con immagini o video di bassa qualità: —> Sì, i selfie funzionano, ma devono essere curati: luce, audio, scritte grandi, logo, colori brand.
Non inserire una CTA visibile: —> Non aspettarti che la gente “capisca cosa vuoi”: diglielo!
Budget troppo basso per pubblico troppo grande: —> 5€ su 100.000 persone? Non basta. Meglio piccolo pubblico e messaggio forte.
Non misurare i risultati (o misurare le vanity metrics): —> Non guardare solo le visualizzazioni. Guarda i DM, le prenotazioni, i click.
Quanto costa sponsorizzare una storia su Instagram?
Puoi partire anche con 1€ al giorno, ma per avere dati “veri” ti consiglio almeno 5–10€ al giorno per 3–5 giorni. Più il pubblico è ampio, più serve budget. In una fase di test è inutile investire in cifre troppo alte: meglio rimanere contenuti, vedere cosa funziona, ottimizzare e poi scalare.
Quanto tempo serve per vedere i risultati?
Se hai iniziato a sponsorizzare una storia su Instagrma, normalmente già dopo 24-48 ore hai i primi dati. Se la campagna è “giusta”, i DM arrivano subito. Ma dai almeno 3 giorni per ottimizzare.
Che formato devo usare?
Sempre 9:16 (verticale), meglio video. Testo grande, CTA chiara, niente fronzoli.
Posso sponsorizzare una storia su Instagram già pubblicata da più di 24 ore?
No: puoi solo storie pubblicate di recente (nelle ultime 24h). Oppure caricare la creatività direttamente in Gestore Inserzioni.
Sì. Ma anche da un account Creator è possibile. E ti consiglio di collegarlo a una pagina Facebook per usare tutte le funzioni avanzate di Meta.
Come scelgo il pubblico migliore?
Parti dai tuoi clienti attuali: crea pubblici simili, usa le custom audience, restringi per interessi reali. Se vuoi una guida pratica, qui trovi una checklist gratuita Ads Check 7.
Elementi per storie che convertono
Perché una storia funzioni DEVE colpire subito e guidare all’azione.
Ecco alcuni consigli utili che applico anche per i miei clienti:
Testo grande, pochi elementi: la storia va letta in 2 secondi, non in 10.
Colore dominante: meglio colori vivi, che si notino nel flusso delle storie.
Video meglio di foto: movimento attira di più (anche se è un boomerang o una transizione).
Branding discreto ma visibile: non serve il logo gigante, basta una palette coerente.
CTA sempre presente: “Scrivi ORA”, “Scopri come”, “Fai swipe up”, “Blocca la promo”, ecc.
Testa più versioni: cambia un dettaglio alla volta (test A/B) per capire cosa funziona meglio.
Checklist operativa: controlla qui prima di promuovere
Prima di sponsorizzare una storia su Instagram, verifica qui sotto di aver completato tutti i passaggi:
Scelto UN obiettivo chiaro (DM? Click? Prenotazioni?)
Preparato la creatività in 9:16, testo grande, CTA visibile
Impostato il pubblico giusto (no “tutti”, sì nicchia/target simile ai tuoi migliori clienti)
Inserito il budget giusto (minimo 5€ al giorno, almeno 3 giorni)
Fatto attenzione ai posizionamenti (solo “Storie Instagram”)
Monitorato ogni 24 ore (e cambiato UNA cosa per volta se non funziona)
Salvato i dati e i risultati per ottimizzare le prossime campagne
Se vuoi trasformare ogni euro speso in una storia sponsorizzata in veri clienti (e non in semplici visualizzazioni che spariscono), puoi:
Scaricare Adscheck 7 (la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Meta perdono soldi)
Prenotare una consulenza strategica con me: analizziamo insieme la tua prossima campagna e ti mostro come impostarla per risultati reali, non solo numeri belli in dashboard.
Ricorda:
Se vuoi clienti veri dalle storie Instagram, non ti basta schiacciare il tasto ‘promuovi’ a caso.
Hai mai notato la differenza tra aziende che crescono costantemente e quelle che lottano per sopravvivere, pur avendo prodotti simili?
La differenza non è il prodotto, il prezzo, o la fortuna.
È avere un marketing strategist che sa la differenza tra fare marketing e fare strategia.
Il 95% delle aziende confonde tattica con strategia: lanciano campagne Facebook, creano contenuti sui social, investono in posizionamento sui motori di ricerca, ma non hanno una direzione strategica che coordina tutto verso obiettivi business concreti.
Risultato? Spreco di budget, effort dispersivo, e crescita casuale.
Un marketing strategist non è qualcuno che esegue campagne.
È il cervello strategico che progetta il sistema complessivo che trasforma prospect in clienti e clienti in ambassador.
Come strategist specializzata nel lavorare con professionisti e aziende che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi ha strategia (crescita prevedibile e sostenibile) e chi fa solo tattica (risultati casuali e imprevedibili).
Perché il 95% delle aziende non ha strategia (solo tattica)
Prima di spiegare cosa fa davvero un marketing strategist, capiamo perché la maggior parte delle aziende è bloccata in modalità “tattica casuale”.
Gli errori più comuni nel marketing senza strategia:
Confondere strumenti con strategia: “Facciamo pubblicità su Facebook” non è strategia. È una tattica. La strategia è perché usi Facebook, per chi, con quale messaggio, e come si integra con tutto il resto.
Focus sulle vanity metrics: ossessione per like, follower, visualizzazioni invece di metriche che impattano davvero il business: contatti qualificati, conversioni, valore cliente nel tempo.
Campagne isolate senza coordinamento: ogni canale lavora da solo: social media fa una cosa, email marketing un’altra, advertising un’altra ancora. Zero sinergia.
Decisioni basate su “mi piace”: “Preferirei un video invece che un post” basato su gusti personali, non su dati di performance del target.
Copia e incolla della concorrenza: “Il nostro competitor fa così, facciamo anche noi” senza capire se è allineato con la nostra strategia e target.
Cosa rischi se fai marketing senza strategia
Ma quindi, cosa puoi aspettarti se stai cercando i promuovere i tuoi servizi ma non hai una strategia da seguire?
Ecco le panoramiche più frequenti:
Budget disperso senza risultati chiari: spendi in 10 canali diversi senza sapere quale funziona davvero.
Messaggi inconsistenti: il tuo potenziale cliente riceve messaggi diversi da ogni tuo canale e non capisce più cosa deve fare e qual’è la tua offerta.
Team marketing frustrato: chi si occupa dell’operatività lavora duramente ma non vede risultati perché non capisce qual’è l’obiettivo finale.
Impossibilità di crescere: senza strategia, non riesci a capire dove stai facendo giusto e dove, invece, stai sbagliando. Quindi, non puoi replicare i successi o imparare dai fallimenti.
Vulnerabilità competitiva: la tua concorrenza con strategia chiara ti superano anche con budget minori.
Ma quando hai un marketing strategist che coordina tutto, la situazione cambia radicalmente.
Cosa fa il marketing strategist?
Un marketing strategist non esegue campagne.
Progetta il sistema che fa crescere il business in modo prevedibile e sostenibile.
Le 5 responsabilità di un marketing strategist
1. ANALISI BUSINESS E MERCATO
Non fa ricerche generiche di mercato, ma analisi strategiche specifiche per identificare opportunità di crescita.
Focus: Ogni punto di contatto deve avere uno scopo strategico nel percorso complessivo.
4. STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE
Decide dove investire budget e sforzo basandosi su potenziale di ritorno, non sulla moda del momento.
La decisione, generalmente, viene presa considerando:
Analisi costi-benefici di ogni canale per il target specifico
Identificazione del mix canali ottimale per gli obiettivi aziendali
Timeline di implementazione che massimizza efficienza
Indicatori specifici per ogni canale che si collegano a obiettivi business
Non fa: Investimenti casuali in “tutti i canali” perché “bisogna esserci ovunque”.
5. MISURAZIONE PERFORMANCE E OTTIMIZZAZIONE
Traccia metriche che contano e ottimizza la strategia basandosi su dati reali, non su opinioni.
Sistema di misurazione:
Piramide indicatori che collega metriche operative a risultati business
Modelli di attribuzione per capire il vero impatto di ogni punto di contatto
Analisi per gruppi per identificare trend di performance nel tempo
Calcolo ritorno investimento accurato che guida allocazione budget future
La differenza tra marketing strategist, media buyer e social media manager
Media Buyer: Esegue campagne pubblicitarie, ottimizza budget, monitora performance
Social Media Manager: Crea contenuti, gestisce community, pubblica sui social
Marketing Strategist: Progetta il sistema complessivo, coordina tutti i canali, guida la direzione business
Media Buyer: “Come ottimizziamo il costo per mille visualizzazioni di questa campagna Facebook?”
Social Media Manager: “Che contenuto pubblichiamo oggi su Instagram?”
Marketing Strategist: “Questa campagna supporta i nostri obiettivi di crescita? Come si integra con gli altri punti di contatto del percorso cliente?”
Media Buyer: Focus su performance delle singole campagne e ritorno immediato
Social Media Manager: Focus su coinvolgimento, costruzione community, conoscenza del brand
Marketing Strategist: Focus su crescita business sostenibile e vantaggio competitivo a lungo termine
Quali sono le competenze del marketing strategist?
Sembra tutto bello quello che ti ho scritto fino a qui, vero?
Ma ora ti starai chiedendo, giustamente, quali debbano essere le competenze di un marketing strategist:
Pensiero strategico: capacità di vedere il quadro generale e collegare i punti
Interpretazione dati: trasformare dati in insights utilizzabili
Acume business: capire come il marketing impatta sul conto economico e obiettivi aziendali
Comunicazione: tradurre strategia complessa in piani d’azione chiari
Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta e campagne integrate, il mio ruolo è sempre orchestrare tutti gli elementi verso risultati business misurabili.
Vuoi capire se la tua azienda ha bisogno di strategia o solo di migliore esecuzione? Prenota una consulenza strategica e analizziamo gap e opportunità nel tuo marketing attuale.
Qual è il ruolo delle strategie di marketing?
Le strategie di marketing non sono documenti teorici che rimangono nei cassetti.
Sono roadmap operative che guidano ogni decisione e investimento marketing verso la crescita business.
La strategia marketing si integra con:
Business Plan: strategia marketing che supporta obiettivi business
Strategia vendite: allineamento tra marketing e vendite per massimizzare conversione
Strategia prodotto: marketing che influenza sviluppo prodotto basato su necessità mercato
Pianificazione finanziaria: allocazione budget basata su ritorno previsto e impatto business
Come ads strategist, ogni campagna che progetto è parte di una strategia più ampia che considera valore cliente nel tempo, posizionamento brand, e obiettivi business a lungo termine.
Chi si occupa di strategie di marketing?
La responsabilità della strategia marketing varia in base alle dimensioni aziendali e alla maturità dell’organizzazione, ma richiede sempre competenze specifiche che vanno oltre l’esecuzione tattica.
Modelli organizzativi per tipologia di azienda:
FREELANCE E PROFESSIONISTI (1 persona)
Chi se ne occupa:
Il professionista stesso: Deve sviluppare strategia di posizionamento e acquisizione clienti
Consulente marketing esterno: Per definire strategia e supervisione implementazione
Formazione specifica: Corsi su marketing strategico per professionisti
Vantaggi: Controllo totale, investimento mirato, personalizzazione massima Svantaggi: Tempo sottratto al core business, competenze limitate, rischio di visione tunnel
Quando serve supporto esterno:
Fatturato stagnante da più di 6 mesi
Troppa dipendenza da passaparola senza controllo
Difficoltà a differenziarsi dalla concorrenza
Necessità di aumentare prezzi ma resistenza del mercato
STARTUP E PICCOLE IMPRESE (1-20 dipendenti)
Chi se ne occupa:
Fondatore/amministratore: Definisce direzione strategica generale
Specialista marketing esterno: Consulente o freelance che sviluppa e implementa strategia
Marketing strategist consulenziale: Per progetti specifici di posizionamento e strategia crescita
Vantaggi: Flessibilità, costi contenuti, controllo diretto Svantaggi: Competenze limitate, tempo del fondatore distratto da core business
Quando assumere strategist esterno:
Fatturato oltre 200k€ e crescita stagnante
Troppa dipendenza da uno-due canali di acquisizione
Competitor che stanno guadagnando quote di mercato
Necessità di raccolta fondi o espansione
MEDIE IMPRESE (20-200 dipendenti)
Struttura tipica:
Responsabile Marketing: Responsabile strategia e coordinamento team
Specialisti interni: Email marketing, social media, contenuti, pubblicità
Consulente strategico: Per progetti di rebranding, ingresso mercati, growth hacking
Competenze richieste nel Responsabile Marketing:
Pensiero strategico e acume business
Analisi dati e reportistica
Leadership team e gestione progetti
Gestione budget e ottimizzazione ritorni
Segnali che indicano bisogno di supporto esterno:
Responsabile marketing troppo focalizzato su esecuzione
Mancanza di crescita negli ultimi 12 mesi
Budget marketing oltre 100k€ senza ritorno chiaro
Team marketing che lavora in compartimenti stagni
GRANDI AZIENDE (200+ dipendenti)
Struttura strategica:
Direttore Marketing: Supervisione strategica e integrazione business
Direttore Strategia Marketing: Sviluppo e implementazione piani strategici
Specialisti Canale: Esecuzione su canali specifici con indicatori strategici
Quando serve consulenza esterna anche per grandi aziende:
Lancio di nuovi prodotti/mercati
Trasformazione digitale del marketing
Gestione crisi e recupero reputazione
Integrazione fusioni e acquisizioni delle funzioni marketing
Il profilo del marketing strategist efficace
Background tipico:
Master o laurea in Marketing/Economia più esperienza consulenziale
5+ anni in ruoli che richiedono pensiero strategico
Track record di crescita business attraverso iniziative marketing
Esperienza multi-settoriale per prospettive diversificate
Set di competenze distintive:
Pensiero sistemico: vedere connessioni tra diverse variabili
Problem solving strutturato: framework per affrontare sfide complesse
Competenze comunicative: tradurre complessità in piani d’azione chiari
Orientamento risultati: focus su metriche che impattano business
Quando e come assumere supporto strategico
Qui di seguito una lista delle situazioni in cui puoi trovarti come libero professionista o imprenditore e che è un chiaro indicatore che ti serve uno strategist:
Ritorno marketing in declino da 6+ mesi
Tasso di crescita sotto media settoriale
Team marketing che non ha direzione chiara
Competitor che stanno performando meglio con budget simili
Come valutare competenze strategiche:
Chiedi framework specifici per situazioni simili alla tua
Richiedi casi di studio con risultati business quantificati
Testa pensiero strategico con scenari ipotetici
Verifica capacità di collegare tattiche a obiettivi business
Livelli di investimento realistici:
Consulenza spot: 5-15k€ per pianificazione strategica
Retainer mensile: 3-8k€/mese per supporto strategico continuativo
Strategist full-time: 60-120k€/anno più benefit
Come strategist che lavora con aziende di diverse dimensioni, il fattore di successo principale è sempre allineamento tra competenze strategiche richieste e complessità della sfida business da risolvere.
Come fare marketing strategico?
Il marketing strategico non è una collezione di tattiche avanzate. È un approccio sistemico che parte dagli obiettivi business e progetta il percorso più efficiente per raggiungerli.
Il framework strategico in 6 step
ALLINEAMENTO OBIETTIVI BUSINESS
ANALISI DI MERCATO E DEI COMPETITORS
SVILUPPO POSIZIONAMENTO STRATEGICO
ORCHESTRAZIONE PERCORSO CLIENTE
STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE
MISURAZIONE E OTTIMIZZAZIONE
Errori comuni nel marketing strategico
Strategia troppo complessa 10 obiettivi diversi invece di focus su 2-3 priorità che muovono davvero il business.
Mancanza di integrazione Ogni canale lavora da solo invece di supportare percorso cliente orchestrato.
Ottimizzazione breve termine che danneggia lungo termine Sacrificare costruzione brand per performance immediate.
Strategia senza piano esecuzione Documenti strategici bellissimi che non si trasformano in azioni concrete.
Il test della strategia marketing efficace
Se qualcuno del team ti chiede “dovremmo fare X?”, hai criteri oggettivi per decidere basandoti sulla strategia?
Settimana 5-8: Pianificazione implementazione e allocazione risorse
Mese 3+: Esecuzione con ottimizzazione continua
Fattore successo: Strategia deve essere semplice abbastanza da ricordare, specifica abbastanza da guidare decisioni, flessibile abbastanza da adattarsi ai risultati.
Stai facendo marketing strategico o stai solo implementando tattiche? Prenota una consulenza strategica e analizziamo come trasformare le tue attività marketing in un sistema strategico che genera crescita prevedibile.
Strategia vs improvvisazione
Un marketing strategist non è un lusso per aziende grandi. È una necessità per qualsiasi business che vuole crescere in modo prevedibile invece di sperare che qualche tattica casuale funzioni.
Prima di investire altro budget in campagne casuali, chiediti:
Hai una direzione strategica chiara che guida ogni decisione marketing?
Puoi collegare ogni attività marketing a risultati business specifici?
Il tuo team sa esattamente cosa deve ottenere e come misurerà successo?
La tua concorrenza ha vantaggio strategico che tu stai ignorando?
Solo quando hai strategia puoi investire in tattica con fiducia di ottenere ritorno prevedibile.
Scarica Adscheck 7, l’unica checklist che ti mostra in 15 minuti dove le tue campagne su Meta ti stanno facendo perdere soldi, e scopri se il problema è tecnico o strategico.
Perché la verità è questa: non hai bisogno di più tattiche marketing.
Hai bisogno di strategia che trasforma le tattiche in crescita sostenibile.
Hai mai notato cosa succede dopo che un cliente ti ha pagato?
Nel 90% dei casi, l’entusiasmo iniziale si trasforma in silenzio, dubbi, e spesso in clienti che spariscono prima di completare il progetto.
La statistica è brutale: il 40% dei nuovi clienti abbandona entro i primi 90 giorni.
Non tanto per insoddisfazione del servizio finale, ma per un onboarding nuovo cliente fatto male o inesistente.
Il momento più critico della relazione non è quando firmi il contratto.
È quello che succede nelle prime settimane dopo.
L’onboarding non è una formalità burocratica. È il processo che determina se un acquirente diventa un cliente soddisfatto o un ex-cliente pentito.
La maggior parte dei professionisti pensa: “Ho venduto, ora devo solo consegnare il servizio.”
Ma questo è un errore costoso. Tra vendita e delivery c’è uno spazio vuoto dove si perdono clienti, si creano aspettative sbagliate, e si rovinano relazioni prima ancora di iniziare.
L’onboarding è il momento critico che determina il successo di tutte le fasi successive.
Vuoi smettere di perdere clienti nei primi 90 giorni? Prenota una consulenza strategica e sviluppiamo insieme un sistema di onboarding che trasforma acquirenti in partner collaborativi.
Come fare l’onboarding?
L’onboarding efficace non è improvvisazione.
È un processo strutturato in 4 fasi che guidano il cliente dall’incertezza post-acquisto all’entusiasmo collaborativo.
FASE 1: RASSICURAZIONE IMMEDIATA (0-48 ore)
Obiettivo: Eliminare il rimorso del compratore e confermare che ha fatto la scelta giusta.
Actions checklist:
Conferma immediata: email/chiamata entro 4 ore dal pagamento
Welcome kit: documento che riepiloga cosa succederà
Personal touch: messaggio personalizzato che mostra di conoscere la sua situazione
Risorsa di valore: una risorsa utile che può implementare subito
Esempio email di conferma:“Ciao [Nome], ho appena visto il tuo pagamento. Sono entusiasta di iniziare a lavorare insieme per [obiettivo specifico discusso]. Domani mattina ti invierò la roadmap dettagliata dei prossimi 30 giorni. Nel frattempo, ho preparato questa checklist di 5 azioni immediate che puoi iniziare già oggi per accelerare i risultati…”
Red flags da evitare:
Conferme automatiche generiche
Silenzio prolungato dopo il pagamento
Focus su procedure invece che su risultati
Tone troppo formale o distaccato
FASE 2: SETTARE LE ASPETTATIVE (giorni 2-7)
Obiettivo: Creare chiarezza assoluta su processo, timeline, e responsabilità reciproche.
Documenti essenziali:
Roadmap del progetto: definizione del progetto step by step e con obiettivi chiari
Ruoli e responsabilità: chi fa cosa, quando
Protocollo di comunicazione: come, quando, e attraverso quali canali comunicherete
Metriche di successo: come misureremo i progressi
FASE 3: COINVOLGIMENTO RAPIDO (settimana 2-4)
Obiettivo: Creare momentum attraverso primi risultati tangibili e collaborazione attiva.
Strategia da implementare: Identifica 2-3 azioni che possono generare risultati visibili in 7-14 giorni, anche se non sono le più importanti del progetto complessivo.
Esempi per settori:
Business Coach: framework di delega che libera 3 ore/settimana immediata
Consulente social media: ottimizzazione che aumenta conversion rate del 15% in 2 settimane
Web Designer: Landing page che genera primi lead qualificati
Costruire una collaborazione:
Sessioni di co-working: lavorare insieme su tasks specifici
Richiesta Feedback: richiedere input attivo su decisioni strategiche
Condivisione dei progressi: celebrare insieme ogni piccolo successo
Problem solving condiviso: affrontare ostacoli come team
FASE 4: MOMENTUM ACCELERATION (settimana 4-8)
Obiettivo: Consolidare la relazione e preparare il terreno per risultati a lungo termine.
Strategie pratiche:
Posizionamento strategico: iniziare a dare consigli oltre lo scope originale
Integrazione nel tuo network: introdurre a contatti che possono essergli utili
Insegnare skill: insegnargli competenze che lo rendono più autonomo
Espandere la visione: pianificare insieme obiettivi oltre il progetto corrente
Indicatori di successo:
Cliente che implementa suggerimenti senza sollecito
Richiede spontaneamente estensioni o servizi aggiuntivi
Ti presenta ad altri nel suo network
Pianifica progetti futuri insieme
Quando e come intervenire
Se il cliente diventa silenzioso: chiamata diretta (non email) per capire cosa sta succedendo e come supportarlo.
Se non implementa i consigli: sessione dedicata per identificare ostacoli (reali o presunti) e trovare soluzioni insieme.
Se mostra segni di insoddisfazione: intervento immediato con focus su cosa sta funzionando e cosa no.
Qual è l’obiettivo della fase di onboarding?
L’obiettivo primario dell’onboarding non è informare il cliente su come funziona il servizio.
È trasformare la psicologia del cliente da “ho comprato qualcosa” a “siamo partner in un progetto di successo”.
Gli obiettivi psicologici
1. ELIMINARE COGNITIVE DISSONANCE: dopo un acquisto (soprattutto se si tratta di cifre importanti), il cervello cerca conferme che la decisione è stata giusta. L’onboarding deve fornire queste conferme costantemente.
2. CREARE OWNERSHIP MENTALE: il cliente deve sentirsi co-proprietario del successo, non cliente passivo di un servizio.
3. STABILIRE FIDUCIA E CREDIBILITÀ: dimostrare competenza attraverso azioni concrete, non solo parole.
4. GENERARE ANTICIPAZIONE POSITIVA: creare aspettativa per i risultati futuri basata su evidenze dei progressi attuali.
L’integrazione con gli obiettivi long-term:
L’onboarding di successo alimenta:
Customer lifetime value: i clienti a cui è stato fatto un buon processo di onboarding, spendono in media 2-3x di più nel tempo
Programma di Referral: 80% dei referral arriva da clienti con onboarding eccellente
Consolidare la reputazione online: recensioni positive e passaparola
L’onboarding fallimentare causa:
Perdita clienti prima del completamento servizio
Richieste non realistiche per “compensare” l’esperienza negativa
Resistenza a pagare per insoddisfazione dell’esperienza
Feedback negativo basato su frustrazione, non su risultati
La connessione con prezzo e posizionamento
Prezzo premium richiede premium onboarding
Se carichi prezzi alti, l’onboarding deve riflettere il valore premium.
Onboarding come differenziatore competitivo
Mentre i competitor si focalizzano su competenze tecniche, tu ti distingui per customer experience.
Posizionamento attraverso l’onboarding
Il processo stesso comunica il tuo approccio professionale e la cura per i risultati del cliente.
Come strategist che progetta customer journey completi, l’onboarding è sempre integrato con business plan e strategia di acquisizione clienti complessiva.
Quanto dura l’onboarding?
La durata dell’onboarding dipende dalla complessità del servizio e dal livello di cambiamento richiesto dal cliente, ma segue pattern prevedibili per settore.
Diciamo, comunque, che può variare dalle 3 alle 8 settimane.
Alcuni fattori che possono determinare la durata del processo di onboarding possono essere:
Complessità del cambiamento richiesto: servizi che richiedono un cambio di mentalità richiedono onboarding più lungo.
Livello di sofisticazione del cliente: clienti esperti nel tuo settore richiedono meno educazione di base.
Dimensione della struttura organizzativa: team più grandi richiedono più tempo per allineamento interno.
Urgenza del progetto: se le date di consegna sono compresse, possono accelerare onboarding ma richiedono più intensità.
Indipendentemente dalla durata totale, però, il cliente deve vedere valore tangibile entro 14 giorni dalla firma del contratto.
Segnali che l’onboarding è completo:
Indicatori comportamenteali:
Cliente implementa consigli senza solleciti
Fa domande strategiche, non operative
Condivide spontaneamente progressi e risultati
Indicatori communicativi:
Passa da “lei” a “tu” nella comunicazione
Ti include nelle decisioni business correlate
Pianifica attività future insieme
Indicatori lavorativi:
Pagamenti puntuali senza solleciti
Interesse per servizi aggiuntivi
Parla dei tuoi servizi con il suo network
Errori comuni nella durata
Onboarding troppo breve: cliente non ha tempo di assimilare e si sente sopraffatto dalle informazioni.
Onboarding troppo lungo: cliente perde il momentum e inizia a dubitare dell’efficacia.
Durata fissa indipendentemente dal cliente: non tutti i clienti hanno stesso ritmo di implementazione.
Nessun obiettivo chiaro di completamento: onboarding che si trascina indefinitamente senza mostrare mai la luce alla fine del tunnel.
La verità economica sull’onboarding
L’onboarding nuovo cliente non è un costo operativo.
È l’investimento più importante che puoi fare nella relazione di lungo termine.
Investimento: 10-15% del valore progetto dedicato all’onboarding
Ritorno: 200-400% in termini di retention, upsell, referral
Sono Strategic Copywriter e Meta Ads Specialist e ogni giorno mi occupo di traformare il marketing di coach, consulenti e creator di corsi in un sistema che attrae clienti paganti. Analizzo messaggi, funnel e campagne per scoprire cosa non funziona e aiutarti a vendere i tuoi servizi senza inseguire clienti.