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Hai mai aperto il pannello delle inserzioni di Instagram e ti sei sentito come di fronte a un geroglifico egizio?

Impression, click, CPM, CTR, risultati che sembrano alti ma clienti che non arrivano…

Beh, sappi che non succede solo a te.

Il 90% dei freelance, coach e consulenti che conosco confonde le metriche “belle” (vanity metrics) con quelle che fanno davvero la differenza sul business.

Ma capire i numeri delle tue sponsorizzate è fondamentale per sapere se stai investendo bene i tuoi soldi o se stai solo “pagando Instagram per farti vedere”.

E la verità è che leggere i dati è molto più semplice di quello che credi (se sai dove guardare e cosa ignorare).

Perché leggere i dati delle ads è l’arma segreta di chi vende davvero

Quando capisci come funziona la dashboard di Meta Ads, ti accorgi che la differenza tra chi “spera” che arrivi un DM e chi riceve richieste ogni settimana sta tutta nei numeri.

Eppure, la tentazione è grande: ci si ferma ai numeri grossi (quante persone hanno visto la storia, quanti like, quante impression). Ma nessuno vive di visualizzazioni: quello che ti interessa davvero è quanti hanno fatto l’azione che ti porta clienti.

Se vuoi capire come ottimizzare davvero le tue campagne prima di guardare i dati, leggi Promuovere post Instagram funziona?: ti aiuta a distinguere tra numeri che servono e quelli che illudono.

Le metriche che devi conoscere (e quelle che puoi ignorare)

Partiamo subito dalle basi.
Le metriche di Instagram Ads sono tante, ma per il 90% dei freelance e coach, te ne servono davvero solo 5:

1. Impression e copertura

  • Impression: quante volte la tua ads è stata visualizzata (anche due volte dalla stessa persona).
  • Copertura: quante persone uniche hanno visto la tua ads almeno una volta.
    Copertura > Impression = pubblico “fresco”, Impression > Copertura = stai raggiungendo sempre gli stessi (rischio saturazione).

2. CPM (Costo per Mille Impression)

Quanto paghi per 1000 visualizzazioni.
Utile per capire la competitività del target: CPM alto? Forse il pubblico è troppo generico, la concorrenza alta, o la creatività poco interessante. CPM basso? Stai pagando meno per essere visto.

3. CTR (Click Through Rate)

La percentuale di persone che ha cliccato sul link o sulla CTA dopo aver visto l’annuncio.
Un buon CTR (per servizi/freelance) sta tra lo 0,8% e il 2%.
CTR basso? Probabilmente la creatività non è abbastanza coinvolgente, o il messaggio non risuona.

4. CPC (Costo per Click) / Costo per Risultato

Quanto paghi ogni volta che qualcuno fa l’azione che vuoi (click, DM, prenotazione, ecc).
Da tenere sott’occhio se vuoi capire quanto ti costa ottenere un contatto vero.

5. Conversioni (DM, richieste, lead)

La vera metrica che conta: quanti hanno effettivamente scritto, prenotato, lasciato i dati, chiesto informazioni.
Questi sono i “numeri che mangiano”, tutto il resto è solo traffico.

Se vuoi un confronto tra diversi obiettivi e metriche, puoi trovare esempi concreti nell’articolo Quanto costa promuovere su Instagram?.

Come leggere la dashboard senza farti fregare dai “numeri belli”

Apro la dashboard.

Vedo: Impression 24.000, CPM 4€, Click 211, DM ricevuti 5.

Sembra una buona campagna? Solo in parte.

Quello che devi chiederti sempre è: quanti risultati reali (DM, prenotazioni, lead) ho avuto? E quanto mi sono costati davvero?

Se spendi 100€ per avere 5 DM, stai pagando 20€ per ogni richiesta.

Il che può andare bene solo se il valore del cliente è alto, altrimenti c’è da cambiare rotta.

Se vuoi una checklist pratica per capire dove perdi soldi, scarica subito Adscheck 7.

Come usare i dati per migliorare le campagne

Il segreto è non fissarti mai su una sola metrica.

Ecco un processo semplice che puoi applicare ogni settimana:

  1. Guarda prima i risultati (DM/lead/richieste).
  2. Se sono bassi, guarda CTR: se <1%, la creatività va cambiata (testa una versione con messaggio più chiaro o visual diverso).
  3. Se CTR buono ma conversioni basse: forse l’offerta o la pagina di atterraggio non convince.
  4. Se CPM alto: cambia target o restringi pubblico.
  5. Se CPC sale giorno dopo giorno: la campagna si è “esaurita”, serve cambiare il pubblico o rinnovare la creatività.

Quando testi nuove campagne, non cambiare tutto insieme: varia un solo elemento per volta (copy, visual, target), così capisci davvero cosa funziona.

Hai bisogno di esempi di test e ottimizzazione? Li trovi nell’articolo Come scegliere il target delle sponsorizzate Instagram.

Errori comuni (e come evitarli)

  • Guardare solo le visualizzazioni: Un numero alto di visualizzazioni non significa nulla se nessuno agisce.
  • Cambiare tutto insieme: Se modifichi creatività, target e budget contemporaneamente, non saprai mai cosa ha davvero migliorato i risultati.
  • Non tracciare le conversioni reali: Tieni traccia manuale dei DM, delle richieste arrivate, delle vendite generate dalla campagna.
  • Fissarsi sui like: Non servono a nulla (a meno che il tuo business sia… “vendere like”).
  • Non avere un obiettivo chiaro: Non puoi ottimizzare se non sai esattamente cosa vuoi ottenere da ogni campagna.

Per evitare di cadere in questi errori, puoi rileggere la guida Meglio promuovere post o reel?, dove trovi tutte le domande strategiche da porti prima di cliccare “avvia”.

Cosa fare se i dati non ti convincono

Hai lanciato una campagna, hai letto tutti i numeri e… qualcosa non torna.

A questo punto puoi:

  • Fermare la campagna, duplicarla e testare una variante (cambia un solo elemento).
  • Chiedere feedback ai clienti: spesso una DM sincera (“Hai visto la mia storia/ads? Cosa ti ha colpito?”) vale più di mille metriche.
  • Guardare cosa fanno i competitor: come sono le loro call to action, le loro storie sponsorizzate? Spesso si impara più da un’analisi di 5 inserzioni della concorrenza che da ore di studio.
  • Ripartire dai fondamentali: hai scelto il target giusto? L’offerta è davvero chiara? Per approfondire la differenza tra strategia e tattica, puoi leggere Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare).

Come iniziare ad usare i dati come un professionista

  • Scarica sempre i dati delle tue campagne a fine promozione: puoi confrontare con quelle vecchie, vedere l’evoluzione, individuare i pattern.
  • Non esiste “campagna perfetta”: l’ottimizzazione è continua. Quello che ha funzionato a giugno, magari a settembre non va più.
  • Crea un file Excel/Google Sheet dove annoti costi, risultati, azioni fatte e cosa cambieresti la prossima volta.
  • Ogni 2-3 campagne, fermati e fai un mini bilancio: quali metriche migliorano, quali peggiorano, dove stai “regalando” soldi a Meta.

Tieni sempre a mente questo: Instagram Ads non è una slot machine.

Chi vince è chi ragiona, testa, aggiusta e… non si accontenta dei numeri belli in dashboard.

Se vuoi finalmente capire dove stanno andando i tuoi soldi (e come trasformare le metriche in clienti veri), scarica Adscheck 7 – La checklist pratica per freelance, coach e consulenti che vogliono più clienti e meno sprechi con le sponsorizzate.

E se vuoi qualcuno che ti aiuti a leggere i tuoi dati e a costruire una strategia personalizzata, puoi sempre prenotare una consulenza: ti aiuto io, con un linguaggio chiaro e senza “vanity metrics”.

Ricorda:
Se vuoi davvero far crescere il tuo business con Instagram Ads, non ti basta “guardare i numeri che brillano”. Serve capire cosa c’è dietro ogni dato.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.