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A cosa serve la Customer Journey se faccio pubblicità su Meta?

A cosa serve la Customer Journey se faccio pubblicità su Meta?

Sai qual è il pensiero più diffuso tra chi fa pubblicità su Meta?

“Basta che scelgo il pubblico giusto, carico una bella foto, scrivo un testo accattivante, e via di budget.”

Poi passa una settimana, guardi i risultati, e scopri che hai speso 300 euro per raccogliere 4 lead che non hanno nemmeno aperto la tua email di benvenuto.

E ti chiedi: “Ma dove ho sbagliato?”

La risposta che nessuno vuole sentire è questa: hai sbagliato a pensare che fare pubblicità significhi solo premere il pulsante “Pubblica” e aspettare che i clienti piovano dal cielo.

Fare pubblicità nel 2025 non è più una questione di “scegli donne 25-45, interesse, e speriamo bene”.

Con l’arrivo di Andromeda Ads, l’intelligenza artificiale di Meta che decide per te chi deve vedere i tuoi annunci, il gioco è cambiato completamente. Il targeting demografico? Lo fa già l’algoritmo, meglio di quanto potresti farlo tu manualmente.

Quello che fa la differenza adesso è capire cosa pensa la persona prima, durante e dopo aver cliccato sul tuo annuncio.

E per capirlo, ti serve la Customer Journey Map.

Non è roba teorica da appendere in ufficio. È lo strumento che ti dice esattamente quale messaggio mostrare, in quale momento, per evitare che i tuoi soldi evaporino senza portarti un cliente che vale.

Facciamo chiarezza una volta per tutte.

Il vero targeting post-Andromeda non è più l’audience, è la fase del viaggio

Partiamo da un concetto che ti farà girare un po’ la testa, ma che devi accettare se vuoi che le tue campagne funzionino.

Il targeting come lo conoscevi tu è morto.

O meglio, è stato automatizzato.

Andromeda (il sistema di AI che sta dietro le campagne Meta) analizza miliardi di segnali in tempo reale e decide autonomamente a chi mostrare il tuo annuncio. Guarda il comportamento delle persone, le interazioni passate, i contenuti che consumano, persino quanto tempo passa tra un’azione e l’altra.

E lo fa meglio di te. Molto meglio.

Se, ad esempio, ti occupi di sviluppare siti web per i medici, tu puoi selezionare “dottori interessati al marketing digitale”, ma Andromeda sa che Marco scorre i Reel alle 14:30 quando è in pausa pranzo, che Sara legge articoli di blog la sera dopo cena, che Luca clicca sugli annunci video ma ignora le immagini statiche.

Tu non puoi saperlo. L’algoritmo sì.

Quindi, se l’algoritmo sceglie già il “chi”, cosa resta a te?

Il cosa e il quando.

E qui entra in gioco la Customer Journey Map. Perché la creatività è diventata il nuovo targeting. (Se vuoi approfondire l’argomento, ne ho parlato qui: Come mappare la Customer Journey?)

Non importa più tanto selezionare il pubblico perfetto.

Importa creare il messaggio perfetto per la fase del viaggio in cui quella persona si trova.

Perché vedi, una persona che ha appena scoperto di avere un problema non vuole vedere lo stesso annuncio di una persona che sta già confrontando le soluzioni. E una persona pronta a comprare non vuole vedere lo stesso messaggio di una che non sa ancora che tu esisti.

La Customer Journey Map ti dice esattamente in quale fase si trova ogni segmento del tuo pubblico, e quindi quale messaggio deve vedere.

Rimaniamo con l’esempio dello sviluppatore web.

Fase Awareness – “Ho un problema ma non so ancora come risolverlo”

In questa fase, la persona sta scrollando Instagram e si ferma sul tuo annuncio perché parli di qualcosa che riconosce nella sua vita.

Il messaggio giusto qui non è “Compra il mio dito”. È “Stai spendendo in pubblicità ma nessuno trova il tuo studio? Ecco perché.”

Parli del problema, non della soluzione. Fai dire alla persona “cavolo, ma sta parlando proprio di me”.

Fase Consideration – “Ok, so che ci sono soluzioni, ora devo capire quale scegliere”

In questa fase, la persona sa già che esistono persone che fanno siti web come te. Ora sta valutando te rispetto ai tuoi competitor.

Il messaggio giusto qui è mostrare risultati concreti: “Guarda come il dottor Mario Rossi ha ottenuto 20 nuovi clienti lo scorso mese con questo metodo.”

Testimonial, case study, prove che dimostrano che tu non sei come tutti gli altri.

Fase Decision – “Sono pronto a comprare, ma devo essere sicuro”

In questa fase, la persona ha già deciso che vuole comprare qualcosa come quello che offri tu. Ora deve solo scegliere se comprare da te o da qualcun altro.

Il messaggio giusto qui è offerta chiara, prezzo trasparente, call to action diretta: “Prenota la tua call di analisi della tua presenza online” oppure “Iscriviti ora, ultimi 10 posti disponibili”.

Capisci la differenza?

Se mandi un messaggio da fase Decision a una persona in fase Awareness, la spaventi e scappa. Se mandi un messaggio da fase Awareness a una persona in fase Decision, la annoi e va da un competitor che le dice subito come comprare.

La Customer Journey Map ti salva da entrambi questi errori.

Come smettere di bruciare budget: trova i punti dove le tue ADS perdono soldi

Ora arriviamo alla parte pratica, quella dove la Customer Journey Map ti fa risparmiare soldi veri.

Perché vedi, il problema della maggior parte delle campagne pubblicitarie non è che l’annuncio fa schifo. Il problema è che c’è un disallineamento tra quello che l’annuncio promette e quello che la persona trova dopo aver cliccato.

E questo disallineamento ti costa caro.

Frizione numero uno: l’atterraggio sbagliato

Scenario classico: il tuo annuncio dice “Scarica la checklist gratuita per ottimizzare la presenza del tuo studio medico online”.

La persona clicca, interessata.

Arriva sulla landing page.

E si trova davanti un form con 12 campi da compilare: nome, cognome, email, telefono, azienda, ruolo, numero di dipendenti, budget mensile, obiettivi, sfide principali, come ci hai conosciuto, accetto la privacy.

Cosa succede? La persona chiude la pagina e tu hai appena buttato 2 euro di budget pubblicitario.

Perché? Perché l’annuncio parlava a una persona in fase Awareness (che vuole solo scoprire se il problema ha un nome), mentre la landing page tratta quella persona come se fosse già in fase Decision (pronta a darti tutte le sue informazioni personali).

La Customer Journey Map ti obbliga a chiederti: in quale fase si trova questa persona? Cosa si aspetta dopo aver cliccato? Sto rispettando quella aspettativa?

Frizione numero due: il passaggio confuso nel funnel

Altro scenario: hai fatto un webinar gratuito dove spieghi il tuo metodo.

Alla fine del webinar, 100 persone sono arrivate fino in fondo.

Ottimo.

Ma poi cosa succede? Niente. Perché tu non hai detto chiaramente qual è il prossimo passo.

Le persone non sanno se devono prenotare una call, se devono aspettare una tua email, se devono cliccare da qualche parte. E nel dubbio, non fanno niente.

La Customer Journey Map ti obbliga a mappare ogni singolo passaggio e a chiederti: “Quale domanda si sta facendo la persona in questo momento? Gliela sto già risolvendo?”

Se la risposta è no, hai trovato una frizione. E quella frizione ti sta costando conversioni.

Cosa fare se il costo per acquisizione vola a 50 euro

Tutti danno la colpa all’algoritmo quando le campagne non funzionano.

“Andromeda fa schifo”

“Meta vuole solo che spendo di più”

“L’intelligenza artificiale non capisce il mio pubblico”.

No. Nella maggior parte dei casi, il problema è che c’è un disallineamento tra annuncio, landing page e fase emotiva della persona.

L’annuncio promette una cosa, la landing ne offre un’altra.

L’annuncio parla a persone fredde, la landing è scritta per persone calde.

L’annuncio porta traffico in fase Awareness, ma tu chiedi già il numero di telefono come se fossero in fase Decision.

La Customer Journey Map ti fa vedere questo disallineamento prima che ti costi altri 500 euro di budget.

E già che parliamo di disallineamenti: hai controllato se le tue campagne Meta hanno tutti i pezzi al posto giusto?

Pixel configurato correttamente, creatività allineate alla fase del viaggio, landing page ottimizzata, tracciamento eventi attivo, pubblico che corrisponde davvero al messaggio?

Se la risposta è “ehm, non sono sicuro”, scarica Check Ads. È la checklist che in 15 minuti ti dice esattamente dove stai perdendo soldi nelle tue campagne pubblicitarie. Zero teoria, solo punti concreti da verificare prima di bruciare altro budget.

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Come ottimizzare il budget su pubblico freddo: crea ADS su misura per ogni livello di consapevolezza

Ora che hai capito l’importanza di allineare il messaggio alla fase del viaggio, vediamo concretamente come strutturare le tue campagne.

Perché non basta sapere che “devi parlare diversamente a persone in fasi diverse”. Devi anche sapere cosa dire esattamente in ogni fase.

Ecco la tabella che devi tenere sotto gli occhi ogni volta che crei una nuova campagna:

Fase Awareness (consapevolezza zero o bassa)

Obiettivo dell’annuncio: far dire alla persona “Ehi, ma sta parlando proprio di me!”

Contenuto chiave: video breve che pone una domanda-dolore (“Stai spendendo in pubblicità ma non vedi risultati?”), articolo di blog che spiega il problema, PDF gratuito che offre una prima soluzione rapida.

Cosa NON fare: parlare di te, elencare le tue competenze, chiedere di comprare, mostrare prezzi.

Fase Consideration (sta valutando le opzioni)

Obiettivo dell’annuncio: dimostrare che tu sei l’opzione migliore.

Contenuto chiave: testimonial di clienti soddisfatti, case study con risultati misurabili (“da 50€ di costo per lead a 12€ in 30 giorni”), confronto tra il tuo metodo e “il vecchio modo di fare le cose”.

Cosa NON fare: essere generico (“sono il migliore”), promettere senza dimostrare, parlare solo di teoria senza risultati concreti.

Fase Decision (pronto all’azione)

Obiettivo dell’annuncio: spingere alla conversione immediata.

Contenuto chiave: offerta chiara con prezzo o fascia di prezzo, scadenza o scarsità reale (“ultimi 10 posti”), prova sociale forte (numero di clienti, recensioni, risultati), call to action diretta (“Prenota ora la tua call strategica”).

Cosa NON fare: essere vago sull’offerta, nascondere il prezzo, fare promesse esagerate che suonano false.

E qui arriva il metodo che ti semplificherà la vita quando devi creare nuove creatività: il metodo P.D.A.

Persona – Desiderio – Awareness

Mettiamo caso che tu sia uno sviluppatore web per psicologi.

Invece di partire dalla creatività (“che immagine uso?”), parti dalla Customer Journey Map e rispondi a queste tre domande:

Persona: Chi è esattamente la persona che deve vedere questo annuncio? Marco, 38 anni, psicologo stanco di fare i salti mortali per trovare nuovi pazienti.

Desiderio: Cosa vuole davvero? Avere nuovi pazienti sempre pronti e guadagnare di più, senza dover lavorare il doppio delle ore.

Awareness: A che livello di consapevolezza si trova? Sa già che può potrebbe risolvere il suo problema creando un sito web o una app specifica per il suo caso?

Una volta che hai queste tre informazioni, costruisci hook e copy su misura.

Per Marco in fase Consideration, l’hook potrebbe essere: “Come Marco ha smesso di elemosinare ai suoi colleghi nuovi pazienti (e ha iniziato ad avere nuovi contatti ogni settimana senza investire in Ads).”

Vedi la differenza rispetto a un generico “Vuoi migliorare il fatturato del tuo studio?”

Il primo parla direttamente a Marco, al suo desiderio, e dimostra che tu capisci esattamente a che punto si trova. Il secondo potrebbe essere scritto da chiunque per chiunque.

E una volta che hai creato hook e copy su misura, Andromeda fa il resto. Testa i placement migliori, mostra l’annuncio nei momenti in cui Marco è più propenso a cliccare, ottimizza la frequenza per non saturarlo.

Ma tutto parte dal fatto che tu hai creato il messaggio giusto per la fase giusta. (Hai già letto l’articolo 7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa?)

E a proposito di creare il messaggio giusto: sei sicuro che le tue campagne attuali siano strutturate così?

Annunci diversi per ogni fase, creatività allineate al livello di consapevolezza, landing page che rispettano le aspettative create dall’annuncio?

Se non sei sicuro al 100%, Check Ads ti mostra in 15 minuti tutti i punti che devi controllare: dalla struttura della campagna alla configurazione del pixel, dalla coerenza tra annuncio e landing al tracciamento delle conversioni. È la checklist che ti fa risparmiare ore di tentativi ed errori.

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Dal cliente acquisito al miglior testimonial per le tue ADS: mappa anche la fase post-acquisto

Eccola, la parte che tutti dimenticano.

La Customer Journey non finisce quando il cliente paga.

Anzi, è lì che inizia la parte più preziosa per le tue future campagne pubblicitarie.

Ne ho parlato anche qui: Onboarding nuovo cliente: come non perdere il 40% dei clienti nei primi 90 giorni

Retention e Upsell: quando proporre il livello successivo

La Customer Journey Map ti mostra quando il cliente è più soddisfatto del tuo servizio.

E quel momento è oro per fare upsell.

Esempio concreto: vendi siti web. Mappi il viaggio post-acquisto e scopri che il momento di massima soddisfazione è dopo che il cliente ha messo online il sito e ha ricevuto il primo contatto in organico.

Ecco, quello è il momento in cui mandi una campagna di retargeting ai tuoi clienti offrendo la landing page, la gestione seo o il pacchetto e-commerce.

Non prima, quando sono ancora insicuri.

Non dopo, quando l’entusiasmo è calato.

Esattamente in quel momento.

Come fai a sapere quando è quel momento?

Con la Customer Journey Map, che ti obbliga a tracciare anche la fase post-acquisto.

Testimonianze: il contenuto pubblicitario più potente che esista

Ma la vera miniera d’oro della fase post-acquisto è un’altra: i testimonial autentici.

Il “momento di verità” è quando uno studente ti manda un messaggio spontaneo tipo “Grazie! Da quando il sito è attivo questa settimana sono arrivati 10 nuovi clienti”

Quello screenshot vale più di qualsiasi copy tu possa scrivere.

Perché? Perché è autentico.

Non è una testimonial costruita, non è una recensione su richiesta.

È una persona reale che in un momento di entusiasmo genuino ti ha ringraziato.

Quel messaggio diventa la tua creatività pubblicitaria più efficace.

Meglio di qualsiasi grafica professionale, meglio di qualsiasi video prodotto in studio.

E la Customer Journey Map ti aiuta a sapere quando chiedere questi testimonial.

Non appena il cliente paga (è troppo presto, non ha ancora risultati). Non sei mesi dopo (l’entusiasmo è passato). Ma esattamente nel momento in cui ha appena ottenuto il primo risultato tangibile.

Mappi quel momento, prepari un’email automatica che chiede “Come sta andando? Hai già ottenuto qualche risultato?”, e raccogli materiale prezioso per le tue future campagne.

I tre passi per usare la Customer Journey Map oggi stesso e migliorare il ROAS

Bene, abbiamo parlato di teoria, di concetti, di esempi. Ora facciamo una cosa: ti do un metodo pratico in tre passi che puoi applicare oggi stesso alle tue campagne attuali.

1: trova il gruppo di annunci che performa peggio

Apri il tuo Ads Manager. Guarda le campagne attive.

Identifica quella con il costo per acquisizione più alto o con il CTR più basso. (Leggi anche qui: Come leggere i dati di Instagram Ads)

Quella è la campagna su cui lavorare per prima. Perché è lì che stai bruciando più soldi.

2: mappa il viaggio completo da quell’annuncio alla vendita

Ora segui il percorso che fa una persona che vede quell’annuncio.

Clicca sull’annuncio.

Dove arrivi? Su una landing page? Su un articolo di blog? Su una pagina prodotto?

Leggi cosa c’è scritto. Poi chiediti: qual è il prossimo passo che la persona dovrebbe fare? È chiaro? È facile? È coerente con quello che l’annuncio prometteva?

Segui tutto il percorso fino alla conversione finale (acquisto, prenotazione call, iscrizione webinar, qualunque sia il tuo obiettivo).

E per ogni passaggio, chiediti:

  • In quale fase del viaggio si trova la persona quando vede questo contenuto?
  • Quali domande ha in questo momento?
  • Sto rispondendo a quelle domande?
  • C’è coerenza tra quello che ho promesso nell’annuncio e quello che trova qui?

Nella maggior parte dei casi, troverai almeno due o tre punti dove c’è disallineamento.

3: correggi i disallineamenti e rilancia

Hai trovato che l’annuncio parla a un pubblico freddo (fase Awareness) ma la landing page chiede subito di prenotare una call?

Aggiungi un passaggio intermedio: scarica prima un PDF gratuito che educa sul problema, poi nella sequenza email automatica proponi la call. (Se non sai come fare, leggi qui: Perché il tuo lead magnet fa schifo (e nessuno si iscrive alla tua lista)

Hai trovato che l’annuncio in fase Decision rimanda a un articolo di blog generico invece che a una pagina con prezzo e offerta chiara? Crea una landing page specifica con pricing trasparente, testimonial, FAQ, e call to action diretta.

Correggi, rilancia la campagna, e controlla i risultati dopo 7-10 giorni.

Se il costo per acquisizione scende, hai usato la Customer Journey Map nel modo giusto. Se resta uguale o peggiora, c’è un altro disallineamento che non hai ancora trovato. Torna al passo due e scava più a fondo.

E ricordati: Andromeda sceglie le persone, la Customer Journey Map ti dice cosa dirgli

Quindi ricapitoliamo, perché so che la testa ti sta girando un po’ dopo tutto questo.

L’algoritmo di Meta è diventato bravissimo a scegliere chi deve vedere i tuoi annunci. Ma non sa cosa deve vedere quella persona in base al punto del viaggio in cui si trova.

Quello lo decidi tu. E lo decidi con la Customer Journey Map.

La mappa ti dice quale messaggio creare per ogni fase del viaggio, ti mostra dove si creano le frizioni tra annuncio e landing page, ti indica quando proporre upsell ai clienti esistenti, ti aiuta a raccogliere i testimonial più autentici nel momento giusto.

Il risultato? Meno click sprecati, più conversioni, budget che lavora meglio invece di evaporare.

Quindi ora prenditi 30 minuti, disegna la tua Customer Journey Map se non ce l’hai ancora, e allinea la prossima campagna pubblicitaria a quella mappa.

Perché spendere budget senza avere chiaro il viaggio del cliente è come guidare senza navigatore in una città che non conosci.

Magari arrivi a destinazione, ma ci metti il triplo del tempo e sprechi un sacco di benzina.

E quello, credimi, è tutta un’altra storia.


Le tue campagne pubblicitarie non portano nuovi clienti?

Inserisci i dati qui sotto per una consulenza e scopriamo insieme perché le tue campagne non stanno convertendo come dovrebbero.

Le tue campagne pubblicitarie non ti portano clienti?
Come mappare la Customer Journey

Come mappare la Customer Journey

Sai quella sensazione frustrante quando vedi che le persone arrivano sul tuo sito, magari anche scaricano il tuo lead magnet, e poi spariscono nel nulla?

O peggio: hai investito tempo e soldi in una campagna pubblicitaria, i click arrivano, le visite anche, ma poi nessuno prenota la call, nessuno compila il form, nessuno ti scrive.

E tu sei lì che ti chiedi: “Ma dove diavolo ho sbagliato?”

Il problema, nove volte su dieci, non è il tuo servizio.

E non è nemmeno il tuo prezzo.

Il problema è che tu non hai la minima idea di cosa sta succedendo nel viaggio che il tuo potenziale cliente fa dal momento in cui scopre che esisti al momento in cui decide di pagarti.

E no, non sto parlando di creare un bel poster colorato pieno di frecce e omini stilizzati da appendere in ufficio per sentirti più strategico.

Sto parlando di mappare concretamente ogni singolo punto di contatto tra te e il tuo cliente, identificare dove si blocca, capire perché rinuncia, e sistemare quello che non funziona prima che tu bruci altro budget in pubblicità che porta traffico ma zero conversioni.

Benvenuto nel mondo della Customer Journey Map.

Che non è design, è puro strumento di vendita.

Ma facciamo chiarezza una volta per tutte.

Perché dovresti sbatterti a mappare il viaggio del cliente

Partiamo dalle basi, senza paroloni da consulente che si sente importante.

La Customer Journey Map è semplicemente la storia completa del tuo cliente potenziale, dalla prima volta che sente parlare di te fino al momento in cui diventa un cliente pagante (e idealmente, un fan che ti porta altri clienti).

È il suo percorso.

Non il tuo.

E qui sta il primo, grande errore che fanno la maggior parte dei consulenti, coach e imprenditori di servizi: disegnano la mappa basandosi su come loro lavorano, sui loro processi interni, sui loro tool preferiti.

Risultato? Una mappa che rappresenta perfettamente come funziona la tua azienda vista dall’interno, ma che non ha niente a che vedere con quello che il cliente realmente vive.

È come se tu disegnassi la mappa di un ristorante dal punto di vista della cucina, invece che dal punto di vista del cliente che entra, ordina, mangia e paga.

A te importa come organizzi il magazzino? No. Ti importa quanto tempo aspetti tra l’ordine e il piatto, se il cameriere è gentile, se il conto è chiaro.

Lo stesso vale per i tuoi clienti.

A loro non importa che tu usi Trello per organizzare i progetti. Non gli interessa che la tua piattaforma di email marketing sia Mailchimp o ActiveCampaign. Non gli frega niente del tuo CRM sofisticato.

A loro importa: riesco a capire se questo servizio fa per me? Trovo facilmente le informazioni che cerco? Il form ha 3 campi o 12? Mi rispondono subito o dopo una settimana? Il prezzo è chiaro o devo fare una call di un’ora prima di scoprirlo?

Ecco perché mappare il viaggio reale del cliente, non quello che immagini tu, è vitale.

Soprattutto se vendi servizi.

Perché i tuoi clienti non comprano con un click come su Amazon.

Passano attraverso dubbi, ricerche, confronti, form di contatto, chiamate conoscitive, preventivi, follow-up via email. Ogni singolo passaggio è un punto in cui possono decidere di mollare e andare da un tuo competitor.

E tu devi sapere esattamente dove si blocca la maggior parte di loro, per sistemarlo.

Fase uno: smetti di parlare al “pubblico generico” e crea una persona vera

Eccola, la parte che tutti saltano perché “tanto io so chi è il mio target”.

No, non lo sai.

O meglio, sai chi pensi che sia. Ma finché non dai un nome, una faccia e una storia concreta a questa persona, continuerai a creare contenuti e funnel che parlano a nessuno.

È un po’ come quando uno sviluppatore web crea un sito pensando solo alla tecnologia che vuole usare, invece che all’utente finale che dovrà navigarlo. Magari usa il framework più figo del momento, implementa animazioni spettacolari, scrive codice pulitissimo. E poi il cliente guarda il sito e dice “ma dove clicco per contattarti?” perché la CTA è nascosta dietro un menu hamburger che sul mobile non si vede.

Stesso identico problema.

Quindi facciamo così: adesso prendi un foglio o apri un documento e crea una persona. Non un “target 30-45 anni, liberi professionisti, interessati al marketing”.

Una persona con un nome. Tipo Luca.

E pensiamo che vogliamo rivolgerci ad un target di sviluppatori web.

Prontə? Vai che iniziamo!

Luca è uno sviluppatore web freelance che lavora da casa. Ha 35 anni, vive a Milano, fa principalmente e-commerce su Shopify e qualche sito custom su WordPress. Ha un portfolio discreto ma vuole iniziare a lavorare con clienti più grossi che pagano di più, perché è stufo di fare siti da 2.000 euro per piccole attività che cambiano idea ogni due giorni. Ha provato a cercare clienti su LinkedIn ma non sa come posizionarsi, le sue ads su Meta gli hanno portato solo richieste di preventivi da gente che cercava il sito gratis. È tecnicamente bravissimo ma non sa comunicare il valore di quello che fa, e quando deve scrivere la sua bio o presentarsi a un potenziale cliente, va nel pallone totale.

Ecco. Questa è una persona.

Adesso, ogni volta che scrivi un post, una email, una landing page, parli a Luca. Non al “target freelance tech 30-40”. A Luca, che magari sta debuggando un problema di checkout mentre cerca di capire se il tuo servizio può davvero aiutarlo a fare quel salto di qualità che insegue da mesi.

E dove trovi le informazioni per creare Luca? Non nella tua testa.

Nei dati veri.

Leggi i commenti sotto i tuoi post. Apri i DM che ricevi su Instagram o LinkedIn. Rileggi le email di richiesta preventivo, soprattutto quelle delle persone che poi non hanno comprato. Vai su Google Analytics e guarda quali pagine visitano, dove abbandonano il sito, quanto tempo passano su ogni sezione. Guarda le domande frequenti che ti fanno durante le call conoscitive: sono sempre le stesse tre o quattro domande che si ripetono? Bingo, quelle sono i dubbi veri di Luca.

Luca emerge dai dati, non dalla tua fantasia.

E una volta che hai Luca ben chiaro, devi capire cosa si aspetta in ogni fase del suo viaggio con te.

Quando ti scopre per la prima volta, nella fase di Awareness, Luca non vuole che tu gli dica quanto sei bravo o quanti anni di esperienza hai. Vuole che tu gli confermi che il suo problema ha un nome, che non è l’unico sviluppatore freelance che si sente bloccato a fare siti da 2.000 euro, che esiste un modo per uscirne.

Quando sta valutando te rispetto ad altri consulenti, nella fase di Consideration, Luca vuole vedere risultati concreti. Case study di altri developer che sono passati da 2k a 10k per progetto. Vuole capire il tuo metodo, se è applicabile anche al suo caso specifico, se richiede competenze che lui non ha.

Quando è pronto a comprare, nella fase di Decision, Luca vuole sapere il prezzo, quanto tempo ci vuole, se deve seguire live o può andare in asincrono, se c’è supporto one-to-one o è tutto in gruppo, se può pagare a rate.

Se tu non rispondi a queste domande nel momento giusto, Luca se ne va. Chiude la tab del browser e torna a lavorare sul suo progetto. E tu non capisci perché.

Le cinque tappe della Customer Journey (e cosa devi offrire in ognuna per non perdere il cliente)

Ora che hai Luca ben chiaro in testa, mappiamo il suo viaggio attraverso cinque fasi principali.

Fase uno: Awareness

“Ho un problema, ma non so quale sia la soluzione”

In questa fase, Luca sa di avere un problema (guadagna troppo poco rispetto al tempo che lavora, i clienti sono piccoli e rompiscatole), ma non ha ancora chiaro cosa fare.

Il tuo compito qui è parlare del problema, non della tua soluzione. Crea contenuti che risuonano con il suo dolore: post, Reel, articoli di blog che dicono “ecco perché continuare a fare siti da 2.000 euro ti tiene bloccato” oppure “perché lavorare più ore non ti farà guadagnare di più come freelance tech”.

Luca legge, annuisce, e pensa “cavolo, ma sta parlando proprio di me”. Inizia a seguirti.

Fase due: Consideration

“Ok, so quali sono le possibili soluzioni, ora devo scegliere il fornitore giusto”

In questa fase, Luca ha capito che deve riposizionarsi, comunicare meglio il valore del suo lavoro, e trovare clienti disposti a pagare di più. Ora sta guardando te, ma anche altri due o tre consulenti che promettono la stessa cosa.

Il tuo compito qui è dimostrare che tu sei l’opzione migliore. Come? Con case study dettagliati di altri developer che hai aiutato, webinar gratuiti dove mostri concretamente il tuo metodo, checklist scaricabili che Luca può usare subito per vedere se il tuo approccio fa per lui.

Luca guarda, studia, confronta. Se tu gli dai abbastanza valore in questa fase, la scelta diventa ovvia.

Fase tre: Decision

“Sono pronto a parlare o comprare, ma devo essere sicuro”

In questa fase, Luca ha deciso che vuole lavorare con te. Ma ha ancora dubbi dell’ultimo minuto: il prezzo è troppo alto? Funzionerà davvero per il mio caso specifico? Cosa succede se non ottengo risultati? Riesco a seguire mentre lavoro a tempo pieno sui progetti?

Il tuo compito qui è rendere tutto cristallino. Landing page con pricing trasparente (o almeno fasce di prezzo), testimonianze video di altri freelance tech come Luca, bottone chiaro per prenotare la call o comprare.

Se Luca arriva qui e deve ancora cercare il prezzo, o peggio deve compilare un form con 12 campi solo per sapere quanto costa, se ne va. Garantito.

Fase quattro: Retention

“Ok, ho comprato, e ora?”

Questa fase la dimenticano tutti. E invece è oro colato.

Luca ha pagato. Ora o gli fai vivere un’esperienza da cliente felice, oppure diventa uno che ha comprato una volta e basta.

Il tuo compito qui è onboarding fatto bene: email di benvenuto, tutorial per iniziare, accesso a una community privata di altri developer, bonus esclusivi per chi è già cliente.

Luca si sente seguito, capisce che hai a cuore il suo successo, e inizia a pensare “forse anche quel mio collega che fa app dovrebbe lavorare con questa persona”.

Fase cinque: Advocacy

“Lo consiglio agli altri”

Questa è la fase in cui Luca diventa il tuo miglior venditore.

Il tuo compito qui è facilitare il passaparola: programma referral con sconti per chi porta amici, badge o riconoscimenti per i clienti che ottengono risultati eccezionali, ricondivisione dei loro successi sui tuoi canali.

Un Luca felice che ti porta due colleghi developer vale più di qualsiasi funnel a freddo che puoi costruire.

Come trovare i punti dove il cliente si blocca (e sistemarli subito!)

Ora arriva la parte più interessante: identificare dove Luca si perde lungo il viaggio.

Perché vedi, la mappa non serve solo a visualizzare il percorso ideale. Serve a scovare i “punti di frizione”, quei momenti in cui Luca si inceppa, si confonde, si spaventa e se ne va.

E per trovarli, devi tracciare quattro elementi per ogni tappa del viaggio.

Le azioni

Cosa fa concretamente Luca in questa fase? Clicca sull’annuncio? Scarica il PDF? Legge la landing page? Prenota la call? Compila il form?

Qui è dove la maggior parte di voi scopre la prima frizione: Luca scarica il lead magnet, ma poi non apre nemmeno la prima email di follow-up. Boom, problema identificato.

I touchpoint

Dove avviene l’interazione? Sul sito desktop o mobile? Su Instagram? Via email? In una call Zoom?

Qui scopri che il tuo bellissimo form di contatto con 12 campi sembra perfetto sul tuo Mac da 27 pollici, ma su mobile è un incubo da compilare. E indovina dove sta Luca quando vede la tua pubblicità? Sul telefono, tra una pausa caffè e l’altra mentre sta lavorando a un progetto.

Le emozioni

Cosa prova Luca in questo momento? Curiosità? Confusione? Ansia? Fiducia? Frustrazione?

Qui scopri che quando Luca arriva alla pagina del prezzo e non trova scritto da nessuna parte quanto costa, prova ansia. “Ma quanto mi costerà questa roba? Devo fare una call solo per scoprirlo? Non ho tempo per queste cose, ho tre deadline che mi premono.”

Le criticità e le opportunità

Dove si rompe il percorso? E come puoi sistemarlo?

Se il 40% delle persone abbandona il form di contatto, la criticità è chiara: troppi campi. L’opportunità? Ridurli a tre: nome, email, telefono. Fine. Tutto il resto lo chiedi dopo, quando hanno già manifestato interesse serio.

Un metodo pratico e velocissimo per fare questo? Prendi un foglio A3, dividilo in colonne (una per ogni fase del viaggio), usa post-it colorati per segnare azioni, touchpoint, emozioni e criticità.

In 30 minuti hai davanti agli occhi una mappa visiva che ti mostra esattamente dove la gente sbatte la testa. E puoi iniziare a sistemare, partendo dalle frizioni più grosse.

A proposito di trovare i punti di frizione: se stai investendo in campagne Meta ma i risultati non arrivano, probabilmente il problema è nascosto in uno dei passaggi che abbiamo appena visto. Ecco perché ho creato Check Ads, la checklist che in 15 minuti ti mostra esattamente dove stai sbagliando con le tue campagne pubblicitarie. Targeting, creatività, landing page, tracciamento: tutti i punti critici che devi controllare prima di bruciare altro budget.

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Come usare la mappa per ottimizzare campagne e funnel

Eccoci alla parte finale, quella che trasforma la mappa da “esercizio teorico carino” a “strumento che ti fa vendere di più”.

Perché vedi, mappare va benissimo. Ma se poi la mappa resta un PDF sul tuo computer e tu continui a creare campagne pubblicitarie a caso, non è servito a niente.

Quindi, come usi concretamente la Customer Journey Map?

Allinea le creatività delle Ads alle fasi del viaggio

Se stai facendo una campagna di Awareness, il tuo annuncio deve parlare del problema, non della tua soluzione. “Bloccato a fare siti da 2.000 euro?” funziona. “Compra il mio corso in 3 rate” no.

Se stai facendo retargeting nella fase di Decision, il tuo annuncio deve mostrare prove sociali e offrire chiarezza: testimonianze video, risultati concreti di clienti, call to action diretta tipo “Prenota la tua call gratuita”.

La mappa ti dice esattamente in quale fase si trova ogni segmento di pubblico, e quindi quale messaggio deve vedere. Specialmente ora che l’algoritmo di Meta decide automaticamente dove mostrare le inserzioni, diventa ancora più importante che il messaggio sia allineato alla fase del viaggio.

Dai priorità alle frizioni più grosse

Non puoi sistemare tutto in un giorno. Quindi parti dai problemi che ti stanno costando più soldi.

Se il 40% delle persone abbandona il form di contatto, sistema quello prima di creare nuovi annunci. Perché puoi portare tutto il traffico che vuoi, ma se poi si blocca al form, stai solo buttando budget.

Se le email di follow-up hanno un tasso di apertura del 5%, il problema non è quante persone scaricano il lead magnet. Il problema è cosa scrivi in quelle email.

La mappa ti mostra chiaramente dove sta il collo di bottiglia più grosso. Concentrati lì.

Monitora con dati veri, non con sensazioni

Dopo aver fatto modifiche basate sulla mappa, devi misurare se hanno funzionato.

Non basarti su “mi sembra che le cose vadano meglio”.

Usa Google Analytics 4 o il tuo CRM per vedere se il tasso di compilazione del form è aumentato dopo che hai ridotto i campi. Controlla se il costo per lead è sceso dopo che hai allineato le creatività alle fasi del viaggio. Guarda se le email di follow-up hanno un tasso di apertura più alto dopo che hai riscritto gli oggetti.

KPI semplici e chiari: costo per lead, tasso di conversione, tempo medio sulla pagina, tasso di abbandono.

Numeri, non opinioni.

E ricordati di aggiornare!

Ecco, siamo arrivati al punto finale.

La Customer Journey Map non è qualcosa che disegni una volta e poi tieni nel cassetto per sentirti più professionale.

È uno strumento vivo, che devi aggiornare ogni volta che cambia qualcosa nel tuo business.

Hai lanciato una nuova offerta? La mappa cambia, perché i dubbi e le domande dei clienti su questa offerta sono diversi da quelli sulla vecchia.

Hai iniziato a usare un nuovo canale pubblicitario? La mappa cambia, perché i touchpoint sono diversi.

Meta ha lanciato Andromeda e adesso i tuoi annunci girano su placement che prima non consideravi? La mappa cambia, perché il modo in cui le persone ti scoprono è diverso.

La regola d’oro: aggiorna la tua Customer Journey Map almeno una volta al trimestre. O ogni volta che noti un calo improvviso nelle conversioni che non riesci a spiegare.

Perché se c’è una cosa che ho imparato lavorando con decine di imprenditori e consulenti, è questa: meno tempo passi a tirare a indovinare perché le cose non funzionano, più tempo passi a leggere dati concreti e sistemare quello che blocca la vendita.

E quello, credimi, è tutta un’altra storia.

Advantage+ o posizionamento manuale: cosa scegliere per le tue campagne Meta

Advantage+ o posizionamento manuale: cosa scegliere per le tue campagne Meta

Mannaggia.

Lo so che ti piace avere tutto sotto controllo.

Lo so che l’idea di lasciare che un’intelligenza artificiale decida dove mostrare le tue inserzioni ti fa venire l’ansia da prestazione.

Lo so che continui a pensare “ma io conosco il mio pubblico meglio di un algoritmo, no?”

E invece no.

O meglio, sì, conosci il tuo pubblico. Ma l’algoritmo di Meta conosce quando quel pubblico è pronto a cliccare, dove sta scrollando in quel preciso momento, e quale delle tue creatività funzionerà meglio in quel preciso placement.

E tutto questo lo fa analizzando miliardi di dati mentre tu stai ancora decidendo se escludere o meno le Stories del martedì pomeriggio.

Benvenuto nell’era di Andromeda, il cervellone di Meta che ha mandato in pensione la tua voglia di microgestire ogni singolo posizionamento delle tue campagne pubblicitarie.

Ma attenzione: non sto dicendo che devi chiudere gli occhi e pregare che l’algoritmo faccia miracoli. Sto dicendo che devi capire quando lasciare fare e quando invece riprendere il controllo.

Perché sì, ci sono ancora situazioni in cui i posizionamenti manuali hanno senso. Ma sono molto, molto più rare di quanto pensi.

Facciamo chiarezza una volta per tutte.

La verità scomoda: tu non sei più bravo dell’algoritmo (e va benissimo così)

Respira.

Lo so che questa affermazione ti brucia un po’. Dopotutto hai passato anni a studiare il comportamento del tuo pubblico, hai fatto test su test, hai imparato che il tuo target funziona meglio nel feed che nelle Stories, che i Reel convertono meno delle immagini statiche, che Audience Network è “la spazzatura di Meta”.

E poi arriva Meta e ti dice: “Sai cosa? Lascia fare a noi.”

Il punto è questo: la partita si è spostata. Non è più una questione di dove mostrare le inserzioni, ma di perché mostrarle a quella persona, in quel momento, con quella creatività specifica.

Andromeda (ne ho parlato anche qui Andromeda Ads: cosa cambia con il nuovo aggiornamento di Instagram e Meta) analizza in tempo reale miliardi di segnali che tu nemmeno immagini. Non guarda solo “questa persona è nel tuo pubblico”, ma “questa persona è nel tuo pubblico, sta scrollando i Reel, ha appena finito di guardare un video simile al tuo, è dalle 15 alle 16 che è il momento in cui converte di più, e ha il telefono carico quindi probabilmente continuerà a navigare”.

Tu puoi fare questo tipo di analisi?

No, non puoi. E nemmeno io. E va benissimo così.

Il problema è che molti imprenditori e consulenti continuano a ragionare con la mentalità del 2018, quando aveva senso escludere Audience Network perché era pieno di app-spazzatura, o quando aveva senso togliere il feed di Facebook perché “il mio pubblico sta tutto su Instagram”.

Oggi quel tipo di controllo granulare non solo è inutile, ma è controproducente. Rallenta l’algoritmo, lo limita, gli toglie dati preziosi per ottimizzare.

È come avere un robot che sa costruire castelli di Lego perfetti, ma tu gli dici “no, puoi usare solo i pezzi rossi e solo il martedì”.

Indovina un po’?

Il castello farà schifo.

Quando Advantage+ Placements è il tuo migliore amico (cioè quasi sempre)

Facciamo una cosa: invece di darti la solita lista di pro e contro che trovi su qualsiasi blog, ti racconto tre scenari concreti in cui Advantage+ Placements non è solo “consigliato”, ma è l’unica scelta sensata.

Scenario uno: vuoi conversioni, non vanity metrics

Diciamocelo chiaro: se il tuo obiettivo è raccogliere lead per il tuo webinar, vendere il tuo corso online, far iscrivere persone alla tua lista email, ti interessa una sola cosa: il costo per conversione.

Non ti importa se quella persona ha convertito vedendo la tua inserzione nel feed di Facebook alle 9 di mattina o in un Reel di Instagram alle 23.

Ti importa che abbia convertito, punto.

Ecco, in questo caso l’algoritmo è il tuo migliore amico. Perché lui sa che Marco converte meglio quando vede video verticali nei Reel, mentre Sara preferisce le immagini quadrate nel feed. E sa anche che Marco converte la sera, mentre Sara al mattino presto.

Tu potresti mai gestire manualmente tutte queste variabili? No. E se ci provassi, impiegheresti giorni per fare quello che l’algoritmo fa in un pomeriggio.

Con Advantage+ attivo, Meta testa miliardi di combinazioni di persona + momento + placement + creatività, e sposta automaticamente il budget dove il costo per conversione è più basso.

Il risultato? Più conversioni con lo stesso budget.

O stesse conversioni con meno budget.

In entrambi i casi, vinci tu.

Scenario due: hai un budget che vuoi ottimizzare al massimo

Parliamo di soldi, che è sempre un argomento interessante.

Mettiamo che tu abbia 50 euro al giorno da investire in pubblicità.

Con i posizionamenti manuali, tu decidi a priori come dividere quel budget: mettiamo 20 euro nel feed di Instagram, 15 nelle Stories, 10 nei Reel, 5 su Messenger.

Ma cosa succede se dopo due giorni scopri che i Reel stanno performando malissimo e le Stories benissimo? Devi andare a modificare manualmente la campagna, spostare budget, aspettare che l’algoritmo si ricalibri.

Con Advantage+ e il Campaign Budget Optimization integrato, tutto questo succede automaticamente. L’algoritmo sposta euro in tempo reale dai placement che costano di più a quelli che costano di meno, senza che tu debba muovere un dito.

È come avere un consulente finanziario personale che lavora 24/7 per ottimizzare i tuoi investimenti.

Gratis.

Per approfondire l’argomento, leggi anche qui: Meglio promuovere post o reel?

Scenario tre: hai molte varianti creative

(e qui l’AI va in brodo di giuggiole)

Questo è il mio scenario preferito, perché è quello dove l’automazione dà il meglio di sé.

Mettiamo che tu abbia preparato 15 varianti diverse della tua inserzione: video verticali, video quadrati, caroselli, immagini statiche, con hook diversi, con testimonial diversi, con offerte diverse.

Con i posizionamenti manuali, tu dovresti decidere a priori quale creatività mostrare in quale placement. Video verticali nei Reel, immagini quadrate nel feed, e così via.

Con Advantage+, l’algoritmo fa il matching automatico.

Prende i video verticali e li mostra nei Reel e nelle Stories. Prende le immagini quadrate e le mostra nel feed. Prende i caroselli e li testa ovunque per vedere dove funzionano meglio. (Se l’argomento ti interessa, leggi anche qui: Come adattare le creatività ad Andromeda Ads)

E non solo: testa anche quale video verticale funziona meglio nei Reel, quale immagine quadrata converte di più nel feed, quale hook risuona di più con quale segmento di pubblico.

Il risultato? Più asset creativi carichi, più combinazioni l’algoritmo può testare, più opportunità hai di trovare la formula vincente che abbassa il tuo costo per lead del 30-40%.

Tradotto in soldoni: se hai un corso online sul time management per imprenditori, l’algoritmo potrebbe scoprire che il video con la testimonial di Sara funziona meglio nei Reel per le donne 35-45, mentre l’immagine statica con i numeri del ROI funziona meglio nel feed per gli uomini 40-50.

Tu avresti mai scoperto questa sfumatura testando manualmente?

Probabilmente no.

O ci avresti messo mesi.

I pochi, rari casi in cui scegliere il posizionamento manuale

Ecco, arriviamo al punto dolente.

Perché sì, ci sono situazioni in cui ha senso riprendere il controllo e usare i posizionamenti standard invece di Advantage+.

Ma attenzione: sono eccezioni, non la regola. E ogni volta che scegli di usare i posizionamenti manuali, devi avere una motivazione concreta e misurabile, non solo “perché mi sento più sicuro così”.

Caso uno: hai un brand luxury e la percezione vale oro

Mettiamo che tu venda consulenze strategiche a 10.000 euro l’una, o corsi di alta formazione per CEO. Il tuo brand è tutto: esclusività, professionalità, autorevolezza.

In questo caso, potresti voler escludere Audience Network, che è la rete di app e siti esterni a Meta dove compaiono le inserzioni. Perché? Perché a volte quelle app sono giochini gratuiti pieni di banner pubblicitari, o siti di qualità discutibile.

E tu non vuoi che il CEO di un’azienda quotata veda la tua inserzione premium mentre sta giocando a Candy Crush in bagno.

Ha senso? Sì, in questo specifico caso ha senso sacrificare un po’ di reach per mantenere la coerenza del brand.

Ma attenzione: questa scelta ha un costo. Escludendo Audience Network, rinunci a una fetta di pubblico e probabilmente pagherai un costo per lead più alto. Devi essere consapevole del trade-off.

Caso due: hai un funnel super-specifico e vuoi controllo chirurgico

Mettiamo che tu stia facendo retargeting a persone che hanno guardato il 95% del tuo video-demo di 30 minuti sul tuo metodo di vendita.

Queste persone sono caldissime. Sanno già chi sei, cosa offri, come lavori. Ora vuoi chiudere il cerchio con un’inserzione finale che riprende esattamente i concetti del video e li spinge verso la call di vendita.

In questo caso, potresti voler limitare i posizionamenti solo al feed e ai Reel, mostrando esclusivamente un video che richiama direttamente quello che hanno appena visto. Per coerenza narrativa, per mantenere il filo del discorso, per non confondere il messaggio.

Ha senso? Sì, in questo funnel ultra-specifico ha senso avere controllo chirurgico.

Ma di nuovo: questa è un’eccezione. Non è così che devi gestire la tua campagna di awareness iniziale o la tua campagna di lead generation generale.

Caso tre: hai un pubblico micro e rischi la saturazione

Questo è un caso più tecnico, ma importante.

Mettiamo che tu sia un consulente B2B in una nicchia super-verticale: diciamo, esperto di compliance fiscale per studi dentistici. Il tuo pubblico totale in Italia sono 20.000 persone.

Se attivi Advantage+ Placements senza limiti, l’algoritmo potrebbe bombardare le Stories per tre giorni di fila, saturando il pubblico e bruciando la campagna.

In questo caso, potresti voler escludere le Stories (che tendono ad avere frequenze più alte) e concentrarti su feed e Reel per allungare la vita della campagna e tenere sotto controllo la frequenza.

Ha senso? Sì, quando hai un pubblico così ristretto che la saturazione è un rischio concreto.

Ma ancora una volta: quante persone hanno davvero un pubblico così micro? La maggior parte di noi lavora con pubblici da 100.000 persone in su, dove la saturazione non è un problema nell’arco di una campagna normale.

Cosa fare prima di attivare il posizionamento automatico

Ecco, arriviamo alla parte pratica.

Perché vedi, il problema non è Advantage+ Placements in sé.

Il problema è che molti lo attivano senza aver prima preparato il terreno.

È come comprare un’auto da Formula Uno e poi metterci dentro acqua fresca invece di benzina. Non è che l’auto fa schifo, è che tu non le hai dato il carburante giusto.

Quindi, prima di attivare l’automazione e aspettarti miracoli, controlla questi tre elementi. Senza questi, l’algoritmo è cieco.

Elemento uno: Conversions API attiva e funzionante

La Conversions API è il modo in cui Meta traccia le conversioni che avvengono sul tuo sito anche quando i cookie sono bloccati (e ormai lo sono nel 50-60% dei casi, grazie iOS e privacy varie).

Senza CAPI attiva, l’algoritmo vede solo metà delle tue conversioni. E se vede solo metà dei dati, ottimizza su dati parziali. Risultato? Campagne che sembrano funzionare peggio di quanto funzionano davvero, e decisioni sbagliate dell’algoritmo.

Come la attivi? Se hai WordPress, ci sono plugin tipo PixelYourSite. Se hai Shopify, c’è l’integrazione nativa. Se hai un sito custom, serve un developer che la implementi lato server.

Non è opzionale. È fondamentale.

Elemento due: almeno 50 eventi di conversione a settimana

L’algoritmo di Meta ha bisogno di dati per imparare.

Non indovina, impara.

Se la tua campagna genera 5 conversioni a settimana, l’algoritmo non ha abbastanza segnale per capire chi converte e chi no. Sta sostanzialmente tirando a caso.

La soglia minima consigliata da Meta è 50 eventi di conversione a settimana per campagna.

Sotto questa soglia, l’ottimizzazione è limitata.

Cosa fai se non arrivi a 50? Due opzioni: aumenti il budget (più spend = più conversioni), oppure allarghi il pubblico (più persone = più probabilità di conversioni).

O, terza opzione, ottimizzi per un evento più a monte nel funnel. Invece di ottimizzare per “acquisto”, ottimizza per “lead”. Invece di “lead”, ottimizza per “visualizzazione contenuto”. L’importante è dare all’algoritmo abbastanza segnale per lavorare.

Elemento tre: valori di conversione corretti

Questo lo sbagliano in tantissimi.

Se vendi corsi online, devi inviare a Meta il valore esatto di ogni vendita. Non un valore fisso tipo “100”, ma il prezzo reale: 497 euro, 997 euro, 1.497 euro.

Perché? Perché se vuoi ottimizzare per ROAS (Return On Ad Spend), l’algoritmo deve sapere quanto vale ogni conversione.

Altrimenti come fa a capire se sta portando vendite da 50 euro o da 500 euro?

Questo si imposta nel Pixel o nella Conversions API, inviando il parametro “value” con il prezzo del prodotto acquistato, IVA inclusa.

Senza questo dato, stai guidando con gli occhi bendati.

Il tuo nuovo super-potere: smetti di gestire placement, inizia ad architettare creatività

Ecco, siamo arrivati al punto clou della situazione.

La verità è questa: il tempo che passavi a togliere spunte dai posizionamenti, a dividere manualmente il budget, a controllare ossessivamente dove stavano girando le tue inserzioni, era tempo buttato.

O meglio, era tempo che avresti dovuto investire in qualcosa che fa davvero la differenza nel 2025: la creatività (ne ho parlato anche qui Quali creatività testare subito per Andromeda se sei freelance o consulente.

Perché vedi, l’algoritmo è bravissimo a decidere dove mostrare le inserzioni. Ma non sa cosa mostrare. Quello lo decidi tu.

E nel mondo post-Andromeda, la nuova targettizzazione è la creatività.

Pensa a queste domande: stai testando abbastanza hook diversi? Stai producendo video verticali con sottotitoli e call to action chiare? Stai usando testimonial veri dei tuoi studenti o clienti, con screenshot e selfie autentici? Stai creando offerte con urgenza reale, timer visibili, colori forti che spingono all’azione?

Questo è quello che fa la differenza tra una campagna che converte al 2% e una che converte al 5%.

Non il fatto che hai escluso Audience Network. Non il fatto che hai deciso di mostrare le inserzioni solo nel feed di Instagram tra le 18 e le 20.

Il tuo compito ora è produrre un buffet variegato di asset creativi che risuonano con i diversi segmenti del tuo pubblico. Dai all’algoritmo 10, 15, 20 varianti diverse, e lascia che sia lui a decidere quale mostrare a chi, dove, e quando.

Questo è il tuo super-potere. Non il controllo ossessivo dei placement.

E ricordati: se vuoi che l’algoritmo faccia la magia, devi dargli gli ingredienti giusti

Quindi sì, Advantage+ Placements è potente.

È il presente e il futuro della pubblicità su Meta.

Ti fa risparmiare tempo, ottimizza il budget meglio di quanto potresti fare tu manualmente, e ti permette di concentrarti su quello che conta davvero.

Ma non è una bacchetta magica.

Non puoi attivarlo e aspettarti che trasformi creatività mediocri in campagne da sogno. Non puoi pensare che compensi una landing page che fa schifo, un’offerta poco chiara, o un pubblico completamente sbagliato.

L’algoritmo amplifica quello che funziona.

Se gli dai materiale scadente, amplifica la scadenza.

Se gli dai oro, amplifica l’oro.

E gli ingredienti giusti di cui parlo non sono solo le creatività. Sono anche il posizionamento strategico del tuo servizio, la chiarezza della tua proposta di valore, la struttura del tuo funnel, il modo in cui parli ai problemi reali del tuo pubblico invece che alle tue caratteristiche tecniche.

Sono il copywriting che converte, le testimonianze che costruiscono fiducia, le obiezioni che anticipi e dissolvi prima ancora che il potenziale cliente le formuli. (Leggi qui: “È troppo caro”: se i tuoi clienti ti dicono così, il problema non è il prezzo (ecco cosa ho scoperto durante una consulenza aziendale)

Sono la comprensione profonda di chi è il tuo cliente ideale, cosa desidera veramente, quali paure lo bloccano, quali risultati lo farebbero svegliare alle tre di notte per comprare da te.

Quelli, credimi, sono tutta un’altra storia.


Le tue campagne pubblicitarie non portano nuovi clienti?

Inserisci i dati qui sotto per una consulenza e scopriamo insieme perché le tue campagne non stanno convertendo come dovrebbero.

Le tue campagne pubblicitarie non ti portano clienti?
Come sponsorizzare un corso su Instagram (senza impazzire)

Come sponsorizzare un corso su Instagram (senza impazzire)

Hai creato il tuo corso online. Magari insegni a organizzarsi meglio, a fare yoga da paura o a scattare foto che lasciano a bocca aperta. Hai messo anima, sudore e ore di lavoro in quel corso. E ora?

Ora devi farlo conoscere. E Instagram sembra il posto giusto, vero? Peccato che ogni volta che apri Gestione inserzioni ti senti come se qualcuno ti avesse catapultato in una sala comandi della NASA. Bottoni ovunque, numeri che non capisci, e la sensazione che stai per buttare soldi nel vuoto.

Respira. Non sei solo.

La verità è che sponsorizzare un corso su Instagram non è complicato.

È solo spiegato male.

Tipo quando a scuola il prof di matematica dava per scontato che tutti sapessero già tutto.

Ecco perché oggi ti spiego come portare il tuo corso davanti agli occhi giusti, in modo semplice, senza tecnicismi e soprattutto senza sprecare budget in tentativi alla cieca.

Pronta? Partiamo.

Partiamo dalle basi: a chi parli?

Immagina di organizzare una festa.

Non inviteresti mai persone a caso per strada, vero?

Chiameresti gli amici giusti, quelli che sai che si divertiranno.

Ecco, con Instagram è uguale.

Prima di premere “pubblica” su qualsiasi campagna, devi avere chiarissimo chi è la persona che ha bisogno del tuo corso.

Non “tutti”.

Non “chiunque voglia imparare”.

Ma proprio LUI o LEI.

Se il tuo corso insegna a scrivere meglio → il tuo cliente ideale è un freelance che perde opportunità perché non sa comunicare il suo valore.

Se insegna a gestire il tempo → è un imprenditore sommerso dalle cose da fare che arriva a sera senza aver concluso niente.

Se insegna strategie di vendita → è un consulente bravo nel suo lavoro ma che si blocca quando deve proporsi.

Fermati 5 minuti e scrivi questa frase:

“Il mio corso aiuta [tipo di persona] a [risultato concreto].”

Esempio: “Il mio corso aiuta freelance creativi a presentarsi ai clienti in modo chiaro e professionale, così da chiudere più progetti.”

Se non riesci a completare questa frase con chiarezza, fermati qui. Perché se non sai a chi parli, Instagram non saprà a chi mostrare il tuo annuncio. E butterai soldi.

Se non hai mai definito il tuo cliente ideale in modo strategico, ti consiglio di leggere prima come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram. Ti cambierà il modo di vedere le campagne.

Fine della storia.

Il segreto per non sembrare disperata: Regala Qualcosa Prima

Facciamo un gioco.

Immagina di essere a una cena e qualcuno che non conosci si avvicina e ti dice: “Ciao, ti va di darmi 300 euro?”

Tu che fai? Scappi. Ovvio.

Ecco, è esattamente quello che succede quando chiedi subito i soldi per il tuo corso a persone che non ti conoscono.

Instagram non è il tuo pubblico fedele. Instagram è pieno di gente che ti vede per la prima volta, che magari sta scrollando in pausa pranzo e non ha la minima intenzione di comprare niente.

La mossa intelligente? Offri un assaggio gratuito.

Tipo quando al supermercato ti danno quel pezzetto di formaggio da provare. Tu lo assaggi, ti piace, e finisci per comprare la forma intera.

Nel tuo caso, il “pezzetto di formaggio” può essere:

  • Un mini-ebook (5-10 pagine) con i 3 errori più comuni nel tuo campo
  • Un PDF con una checklist pronta all’uso
  • Un video di 10-15 minuti che spiega un concetto chiave del tuo corso
  • Un template che possono scaricare e usare subito

L’importante è che sia:

  1. Utile davvero (non aria fritta)
  2. Veloce da consumare (nessuno ha tempo per un manuale di 50 pagine)
  3. Collegato al corso completo (così capiscono che c’è molto di più)

Quando le persone scaricano il tuo regalo, succedono due cose magiche:

  1. Capiscono che sai di cosa parli
  2. Ti lasciano l’email (e tu hai il permesso di ricontattarle)

Boom. Hai appena trasformato uno sconosciuto in qualcuno che ti conosce e si fida di te.

Se hai qualche dubbio su cosa offrire gratuitamente nel tuo caso specifico, ti consiglio di leggere il mio articolo Il tuo lead magnet fa schifo

I contenuti che funzionano davvero (e come crearli senza impazzire)

Ok, hai il regalo pronto. Ora devi creare i contenuti che faranno fermare le persone mentre scrollano.

E qui arriva la parte divertente: devi dare a Instagram diverse opzioni. Perché il sistema (si chiama Andromeda, ma non ti serve saperlo) è come un bambino curioso. Se gli dai un solo giocattolo, si annoia. Se gliene dai tre, trova quello che piace di più e lo usa.

Se vuoi approfondire come funziona il nuovo algoritmo di Meta, leggi la guida completa su Andromeda Ads e scopri come adattare le tue creatività per ottenere il massimo dai tuoi contenuti.

Quindi, preparati a creare 3 tipi di contenuto diversi:

1. Il Video Corto (10-15 secondi)

Tipo: guardi la telecamera e dici una cosa che fa alzare le antenne.

Esempio: “Sai perché il tuo corso non si vende? Perché non stai parlando al problema giusto. Scarica la guida gratuita e scopri come farlo.”

Semplice. Diretto. Al punto.

2. La Foto con Testo Gigante

Una bella immagine (anche stock, nessuno ti giudica) con sopra scritto a caratteri GRANDI il beneficio principale.

Esempio: “Da zero clienti a agenda piena in 30 giorni” + freccia verso il pulsante “Scarica ora”.

L’occhio umano ama le cose chiare. Se deve sforzarsi per capire, passa oltre.

3. Il Carosello (5 Slide)

Questo è il contenuto “educativo”. Fai vedere che ne capisci.

Struttura che funziona sempre:

  • Slide 1: Titolo forte (“5 errori che ti costano clienti ogni giorno”)
  • Slide 2-4: Errori + soluzione veloce
  • Slide 5: CTA “Scarica la guida completa gratis”

Quando carichi questi contenuti nella campagna, Instagram li testerà tutti e capirà da solo quale funziona meglio con il tuo pubblico.

Tu non devi fare niente.

Lui lavora per te.

Come impostare la campagna

Ecco, arriviamo al momento “paura”.

Quello in cui apri Gestione inserzioni e pensi: “Ma chi me l’ha fatto fare?”

Tranquilla.

Segui questi passaggi e sei a posto.

Passo 1: Scegli l’obiettivo giusto

Vai su Gestione inserzioni e clicca su “Crea campagna”.

Ti chiederà: “Cosa vuoi ottenere?”

Tu scegli: “Acquisizione contatti” (o Lead, se lo vedi in inglese).

Perché? Perché tu non vuoi vendere subito il corso.

Tu vuoi raccogliere email di persone interessate al tuo regalo gratuito.

Passo 2: Decidi chi deve vedere l’annuncio

Qui scegli:

  • Età: chi compra di solito il tuo corso? 25-45 anni? 30-55?
  • Interessi: metti parole chiave legate al tema. Se insegni fotografia: “Fotografia”, “Canon”, “Reflex”, “Lightroom”.

Non esagerare. 3-5 interessi bastano.

Passo 3: Decidi il budget

Ecco la domanda da un milione di dollari: “Quanto spendo?”

Risposta semplice: parti con 10 euro al giorno per 7 giorni. Totale: 70 euro.

È un test. Serve per capire se funziona. Se butti dentro 500 euro subito e sbagli qualcosa, hai buttato 500 euro. Se ne butti 70 e sbagli, pazienza. Aggiusti e riparti.

Vuoi capire meglio come impostare il budget in base ai tuoi obiettivi? Leggi la guida completa su quanto costa promuovere su Instagram e come impostare la strategia di budget per le tue campagne.

Passo 4: Carica i tuoi contenuti

Qui metti:

  • I 3 video
  • Le 3 foto
  • I 3 caroselli

E poi scrivi 2 versioni del testo:

  • Una corta: “Scarica la guida gratuita e scopri come [beneficio]. Clicca qui.”
  • Una lunga: Racconti il problema, empatizzi, offri la soluzione.

Instagram li mescolerà e troverà la combinazione migliore.

Passo 5: Premi “Pubblica” e Respira

Fatto. La campagna è attiva.

Ora aspetti 48 ore.

Sì, 48 ore.

Non controllare ogni 5 minuti.

Lascia lavorare il sistema.

Dopo 48 ore, vai a vedere: quale creatività sta portando più clic? Quale costa meno?

Bene, ora che lo hai visto, mettiti a fare qualcos’altro.

Sono pazza? No.

Ma ho visto troppi professionisti mettersi a cambiare un intero funnel solo dopo 2 giorni di campagne.

Al giorno d’oggi, soprattutto se investi cifre contenute (come 10 euro al giorno), prima di 7-10 giorni non riesci a vedere niente.

E, credimi, se anche il questo lasso di tempo non arrivano contatti, riesci comunque ad ottenere abbastanza dati per capire come indirizzarti.

Se non sai come interpretare i numeri che vedi nella dashboard, leggi la guida su come leggere i dati di Instagram Ads. Ti spiego tutto in modo chiaro, senza tecnicismi.

Dove mandi le persone dopo il clic?

Hai fatto tutto bene.

La persona clicca sul tuo annuncio.

E ora?

Ora deve arrivare in un posto dove:

  1. Capisce subito cosa ottiene
  2. Lascia l’email
  3. Riceve il regalo

Niente menù complicati.

Niente 10 link diversi.

Una pagina. Un obiettivo.

Cosa ci metti in questa pagina?

  • Titolo chiaro: “Scarica la guida gratuita: [Beneficio]”
  • 3 benefici veloci: punti elenco, facili da scannare
  • Una testimonianza (se ce l’hai)
  • Il form: Nome + Email + Bottone “Invia”

Fine.

Se la pagina è lenta, le persone scappano. Testala col telefono. Deve caricare in 2 secondi massimo.

Altrimenti? Soldi buttati.

Ora che hai l’email, fai così

Ok, la persona ha scaricato il tuo regalo. Hai la sua email. Evviva.

Ma non è ancora il momento di vendere.

È il momento di costruire fiducia.

Ecco la sequenza che funziona:

Email 1 (subito): “Ecco il tuo regalo! [Link]. Buona lettura!”

Email 2 (dopo 2 giorni): Dai un consiglio utile collegato al tema. Tipo: “3 errori che fanno tutti quando [problema].”

Email 3 (dopo altri 2 giorni): Racconta una storia. Magari di un tuo cliente che ha risolto quel problema.

Email 4 (dopo altri 2 giorni): “Se il regalo ti è piaciuto, ti presento il corso completo. Ecco cosa trovi dentro + prezzo + bonus.”

E chi non apre le email? Gli rimandi una storia sponsorizzata su Instagram: “Hai già scaricato la guida? Vuoi passare al livello PRO?”

Quanto devi spendere davvero?

Facciamo due conti veloci.

Se il tuo corso costa 200 euro, puoi permetterti di spendere massimo 60 euro per acquisire ogni studente.

Cioè il 30% del prezzo.

Perché? Perché devi lasciare margine per: tasse, piattaforma, tempo che ci metti, e soprattutto… il tuo guadagno.

Esempio pratico:

  • Corso a 200 euro
  • Puoi spendere massimo 60 euro per studente
  • Obiettivo: 5 studenti
  • Budget totale: 300 euro

Parti basso (10 euro al giorno), guardi i numeri, e scali solo quando vedi che conviene.

Se ogni contatto ti costa 5 euro e su 10 contatti ne compra 1, significa che spendi 50 euro per vendere un corso da 200. Perfetto. Puoi aumentare il budget.

Se ogni contatto ti costa 20 euro e nessuno compra? Houston, abbiamo un problema. Fermi tutto e aggiusti.


Gli errori che fanno tutti (e che tu puoi evitare)

Vediamo quali sono le trappole classiche in cui cadono tutti. Spoiler: sono evitabilissime.

Errore #1: Parlare a tutti

“Il mio corso è per tutti!”

No. Non lo è. E se lo è, nessuno lo comprerà.

Perché se parli a tutti, non parli a nessuno. Le persone comprano quando si sentono capite. E tu non puoi capire tutti.

Errore #2: Chiedere soldi subito

“Compra il mio corso! Clicca qui!”

Ehhh no. Funziona come chiedere di sposarti al primo appuntamento. La gente scappa.

Prima regali. Poi vendi.

Se vuoi capire perché il famoso tasto “Metti in evidenza” non funziona e come fare pubblicità nel modo giusto, leggi promuovere post Instagram funziona davvero?

Errore #3: Landing page complicata

Troppe immagini, troppi link, troppi bottoni.

La persona arriva, non capisce, se ne va.

Una pagina = un obiettivo. Sempre.

Errore #4: Usare una sola foto

Instagram ama la varietà.

Se gli dai un solo contenuto, si annoia.

E il tuo pubblico pure.

Video + foto + carosello = combo vincente.

E se ti stai chiedendo se è meglio usare foto, video o reel, leggi per promuoversi su Instagram è meglio usare foto, video, reel o storie? e scopri quali creatività testare per Andromeda in base al tuo servizio.

Errore #5: Non guardare mai i numeri

Se non sai quanto ti costa un contatto, stai guidando a occhi chiusi.

Controlli i dati ogni 48 ore. Punto.

La Checklist da Stampare e Tenere sulla Scrivania

Prima di lanciare qualsiasi campagna, passa questa lista:

✅ Ho scritto chi aiuto e che risultato prometto
✅ Ho creato un regalo gratuito (PDF, video, checklist)
✅ Ho preparato almeno 3 tipi di contenuto (video, foto, carosello)
✅ Ho impostato budget test: 10 euro al giorno per 7 giorni
✅ La mia landing è veloce e ha un solo obiettivo
✅ Ho preparato le email di follow-up (valore + offerta)
✅ Controllerò i dati ogni 48 ore

Se hai spuntato tutto, sei già avanti al 90% dei tuoi concorrenti.

E credimi, non è poco.

Ricapitoliamo: Il piano in 3 righe

  1. Regala qualcosa di valore per attirare le persone giuste
  2. Crea contenuti diversi e lascia che Instagram trovi il migliore
  3. Nutri i contatti con email utili prima di vendere il corso

Sembra semplice? Perché lo è.

Il problema non è la complessità. Il problema è che la maggior parte delle persone salta passaggi, improvvisa, e poi si lamenta che “le Ads non funzionano”.

Le Ads funzionano. Se sai cosa stai facendo.

E se ti stai ancora chiedendo se è meglio puntare sui contenuti organici o sulla pubblicità, ti consiglio di leggere meglio fare contenuti organici o sponsorizzare? dove ti spiego perché l’organico non è gratis come credi.

Come impostare tutto in autonomia?

Guarda, lo so.

Leggere è una cosa.

Fare è un’altra.

Magari ora hai le idee più chiare, ma ti stai chiedendo: “Ok, e ora come faccio praticamente?”

Nessun problema.

Se vuoi una mano a costruire i contenuti giusti, capire se la tua landing è un buco nero di clienti o semplicemente avere qualcuno che ti dice “questo funziona, questo no”, ho due opzioni per te:

1. Scarica Adscheck 7 (Gratis)

È la checklist che in 15 minuti ti dice esattamente dove stai buttando soldi nelle tue campagne. Niente teoria, solo punti concreti da verificare. La trovi a questo link.

2. Prenota una Consulenza con me

In un’ora mettiamo a posto tutto il percorso: dal primo clic alla vendita del corso.

Ti dico cosa funziona, cosa no, e come sistemare.

Niente fumo, solo risultati.


Vendere un corso su Instagram non basta postare una foto carina con una caption motivazionale.

Serve un piano.

Serve strategia.

Serve sapere cosa dire, a chi dirlo, e come portare quella persona dal “chi sei?” al “dove firmo?”.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Ma ora ce l’hai. Il piano è qui. Gli step sono chiari.

Ora tocca a te.

Buon lavoro (e buone vendite).


Le tue campagne pubblicitarie non portano nuovi clienti?

Inserisci i dati qui sotto per una consulenza e scopriamo insieme perché le tue campagne non stanno convertendo come dovrebbero.

Le tue campagne pubblicitarie non ti portano clienti?
Quali creatività testare subito per Andromeda se sei freelance o consulente

Quali creatività testare subito per Andromeda se sei freelance o consulente

Quando Meta ha lanciato Andromeda Ads ha ribaltato la logica con cui fino a ieri costruivamo le campagne: non più “due-tre inserzioni complete”, ma librerie di asset che il nuovo algoritmo mescola e rimixa in tempo reale finché non trova la combinazione più persuasiva per ogni micro-segmento di pubblico.

Se vuoi che le tue campagne funzionino (e non diventino solo un laboratorio costoso in mano all’AI) devi consegnare ad Andromeda un pacchetto di creatività variegate, riconoscibili e semantizzate.

In altre parole: niente “posto un reel e via”.

Serve mettere lo stesso impegno strategico che impiegheresti per scrivere un funnel o progettare una landing; altrimenti l’algoritmo non avrà abbastanza materiale per capire chi convincere, con quale stile e attraverso quale argomento.

Vediamo allora, formato per formato, quali asset testare subito, come etichettarli, come alternare gli “angoli” narrativi e, soprattutto, come organizzare un batch minimo di dieci-venti varianti senza finire in burn-out creativo.

Mi serve davvero testare diversi asset di creatività?

Andromeda classifica creatività e destinatari in tempo reale: cerca pattern tra interessi, intenzioni, micro-comportamenti, poi allinea ogni utente con la combinazione di copy-visual-CTA che statisticamente ha più probabilità di convertire.
Se gli dai solo un video e una foto, l’algoritmo è costretto a insistere con quelle varianti anche quando smettono di performare. Se invece gli consegni una libreria eterogenea (video brevi, reel, caroselli, immagini, UGC, offerte lampo, before-after) può fare “switch” continuo e tenere sempre alto il CTR (click-through rate) e basso il CPL (costo per lead).

Per capire come il sistema sceglie i migliori asset, ripassa i principi letti in Come leggere i dati di Instagram Ads: le metriche top-asset ti diranno quali formati “mangia” più volentieri e quali scartare.

Quali formati testare subito (con esempi pratici)

Video brevi da 6-15 secondi

Perché funzionano

  • Guardano alla soglia d’attenzione reale (otto secondi);
  • Perfetti come hook di awareness: statistiche shock, miti da sfatare, domande scomode;
  • Ottimi “pezzi di puzzle” per retargeting: li vedi, li ricordi, clicchi la creatività successiva.

Esempio pratico per life coach:

“Il 92 % dei freelance soffre di sindrome dell’impostore… vuoi sapere perché? — CTA: SALVA e scopri nei DM”.

Hook problema + promessa risultato: Andromeda lo mostrerà a chi scrolla velocissimo e misura la % di visualizzazione.

Reel e Stories verticali

Perché funzionano

  • Sono il formato nativo di Instagram;
  • Si prestano al mix “faccia + testo sovrapposto” che l’algoritmo riconosce come umano;
  • Possono includere sticker interattivi (sondaggi, quiz) utili sia organico che ads.

Esempio per social media manager:
Mini-story a tre clip:

  1. Clip 1 (3 s): “Vorresti guadagnare di più ma più clienti ma hai solo 1 000 follower?”
  2. Clip 2 (4 s): “Guarda cosa è successo a Silvia dopo aver ottimizzato la bio seguendo la mia strategia ⇒ +12 DM in 48 h.”
  3. Clip 3 (5 s): CTA “Scrivi BIO in DM e ti mando la checklist”.

Il funnel prosegue in retargeting: chi guarda il 75 % riceve un carosello “Prima-Dopo” con la consulenza.

Caroselli “multi-beneficio”

Perché funzionano

  • Permettono di segmentare per interesse interno: chi arriva alla slide 5 è palesemente più coinvolto;
  • Ottimi per spiegare processi, mostrare road-map, raccontare mini-case-study.

Struttura consigliata 5 slide

  1. Titolo shock (problema)
  2. Conseguenza nascosta (perdita, costi, tempo)
  3. Soluzione snapshot (la tua metodologia)
  4. Prova sociale (screenshot risultati)
  5. CTA “Salva il carosello e scrivimi STRATEGIA in DM”

Immagini statiche ad alta differenziazione cromatica

Perché funzionano

  • Il feed continua a mostrarle (soprattutto a chi usa poco i reel);
  • Se progettate con colore forte + headline spaccata (due righe, font bold) catturano nella micro-pausa di scroll;
  • Perfette da usare come “filler” quando il video non c’è.

Best practice
Background fluorescente, testo bianco o nero, CTA in secondo colore. Ma, soprattutto, niente foto stock generiche.

Testimonianze e User Generated Content

Perché funzionano

  • L’algoritmo rileva la faccia nuova;
  • Social proof diretto: “Se ha funzionato per lei, funziona anche per me”;
  • Riduce il costo per lead perché abbatte lo scetticismo.

Esempio video selfie per consulenti finanziari
“Ciao, sono Laura, faccio social media per psicoterapeuti. Con l’analisi di Pierpaolo ho risparmiato 2.000 euro di tasse modificando l’impostazione della mia società. vi consiglio di prenotarla ora finché è gratis.”

Caricalo in due formati: reel (9:16) e square (1:1) con cornice brandizzata.

Annunci con offerte dirette (flash)

Perché funzionano

  • Ideali per scalare dopo che il pubblico è caldo;
  • Devono essere immediatamente distinguibili: colori “warning”, timer, percentuali di sconto.

Esempio grafica per sviluppatore siti web
Header rosso, testo bianco: “Solo 48 h – Analisi SEO – Prenota ora”.
Body minimal: “5 posti disponibili, rispondi AUDIT in DM”.

Comparative / Before-After

Perché funzionano

  • Il cervello umano ama il contrasto visivo;
  • Perfetti per servizi che migliorano KPI (DM, fatturato, tempo, estetica feed).

Formati top

  • Slider prima-dopo (Stories, caricato come reel con tag manuale “scorri”);
  • Carosello 1 → prima, 2 → dopo, 3 → break-down degli step.

Approfondisci anche qui: Come adattare le tue creatività ad Andromeda Ads

Come alternare gli angoli narrativi

Un errore comune è fare tre reel diversi, ma tutti con la stessa impostazione.

Come, ad esempio, fare leva sempre sul problema o sull’urgenza.

Ma l’aggiornamento Andromeda Ads cerca varianza semantica: se inserisci asset che coprono diverse leve psicologiche, trova pattern di risposta più raffinati.

Crea almeno un asset per angolo: 6 video = 6 leve psicologiche. L’algoritmo troverà per ogni cluster di audience l’angolo più convincente.

Taggare gli asset: semantica per l’AI

Meta consente di etichettare gli asset con descrizioni interne (non visibili).

Consiglio mio? Sfruttale:

  • offerta → tutto ciò che ha price/timer
  • beneficio → highlight risultato (es. +DM, +fatturato)
  • testimonial → UGC, recensioni
  • educazione → tutorial, how-to
  • problema → copy/hook doloroso

Queste tag aiutano Andromeda a combinare asset complementari: ad esempio, video “problema” + immagine “beneficio” + copy “offerta”.

Come creare 10-20 asset per le tue pubblicità su Meta in 2 ore (senza impazzire)

Step 1 – Script unico
Scrivi una scaletta con i sei angoli, declina gli hook in 3 varianti. Avrai 18 aperture pronte.

Step 2 – Shooting mezza giornata
Registra i 6 video back-to-back. Cambia set (parete, scrivania, luce naturale) ogni 2 clip per varietà visiva.

Step 3 – Grafica rapida
Usa un template brand (Canva) e duplica 3 statiche cambiando headline + colore accento.

Step 4 – Carosello
Trasforma lo script didattico in 5 slide (problema, errore, soluzione, prova, CTA).

Step 5 – Tag & upload
Etichetta ogni file, carica in Andromeda, lascia mixing automatico.

Totale:

  • 6 video (hook diversi)
  • 3 immagini statiche
  • 1 carosello
  • 3 copy brevi + 3 copy lunghi + 3 headline
    = 16-20 asset (dipende da quanti CTA/varianti testi generi).

Tempo stimato: due di lavoro se sei organizzato.

Aggiornare spesso: la caducità dei formati

Instagram “stale-control”: l’algoritmo riduce reach agli asset mostrati troppe volte.
Ogni 7-10 giorni:

  1. Rivedi Top-Asset → duplica i migliori in nuova campagna “scaling”.
  2. Sostituisci i bottom 20 % con asset freschi (basta cambiare hook, background, colore).
  3. Aggiungi UGC appena li ricevi (i video dei clienti non scadono mai).

Errori da evitare (lista breve ma letale)

  • Fare varianti solo di testo e nessuna di visual → Andromeda penalizza gli asset visivamente identici.
  • Usare stock photo generiche → abbassano la authenticity score, clic più costosi.
  • Delegare tutto al graphic designer: perdi velocità. Crea tu video selfie, poi passa solo la brandizzazione.
  • Non controllare saturazione: se un asset mostra CPM in salita >40 % fermalo, è “bruciato”.
  • Dimenticare la CTA in video: Andromeda segue i segnali comportamentali; se non inviti a cliccare o salvare, il video perde spinta.

Ripassa i concetti di saturazione e performance in Quanto costa promuovere su Instagram nel 2025?.

Checklist operativa in 15 punti

  1. Promessa unica scritta.
  2. Sei angoli narrativi mappati.
  3. Tre hook video per angolo.
  4. Sottotitoli auto-generati.
  5. Palette coerente + font brand.
  6. Tre statiche con headline in alto.
  7. Un carosello 5 slide.
  8. Tre copy brevi (<90 car).
  9. Tre copy lunghi (<500 car).
  10. Tre headline alternative.
  11. CTA coerente su tutti gli asset.
  12. Tag semantici asset-level.
  13. Caricamento con combinazione automatica ON.
  14. Monitoraggio top/bottom asset ogni 48 h.
  15. Sostituzione bottom 20 % ogni settimana.

Scarica la versione PDF integrale tramite Adscheck 7 per spuntare ogni passaggio mentre produci i contenuti.

Se vuoi che Andromeda Ads parli la lingua dei tuoi clienti (e non quella del caso) inizia oggi a costruire la tua libreria di asset vari, strategici, taggati.

Non sai da dove partire? Scarica Adscheck 7, la checklist che in 15 minuti ti dice quali asset ti mancano, oppure prenota una consulenza: analizziamo insieme le tue creatività attuali, progettiamo il batch da 20 varianti e lasciamo che il nuovo algoritmo faccia il suo lavoro. Con il materiale giusto.

E ricorda:
Se vuoi risultati veri, non ti basta un video virale o una grafica carina.

Serve un ecosistema di asset pensati per essere combinati dall’AI.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.


Le tue campagne pubblicitarie non portano nuovi clienti?

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Le tue campagne pubblicitarie non ti portano clienti?
Come adattare le creatività ad Andromeda Ads: guida operativa (2025)

Come adattare le creatività ad Andromeda Ads: guida operativa (2025)

Pochi giorni dopo il roll-out di Andromeda Ads la maggior parte dei professionisti è ancora lì a domandarsi: “Ok, l’algoritmo è più ‘smart’, ma i miei reel, i miei copy e le mie immagini andranno ancora bene?”

La risposta è sì.

Ma solo se smetti di trattare la creatività come un riempitivo grafico e inizi a progettarla come parte viva di un sistema che Andromeda deve capire e ottimizzare.

Qualche giorno fa ti ho agià anticipato le novità del nuovo aggiornamento Andromeda Ads in questo articolo Andromeda Ads: cosa cambia con il nuovo aggiornamento di Instagram e Meta (e cosa devi fare subito).

Quello che vediamo in questo articolo (lungo e pratico, ti avviso già!), invece, sono:

  • perché con Andromeda “una creatività va bene per tutto” è morte certa alle conversioni;
  • come costruire pacchetti di asset dinamici — video, foto, caroselli, copy, hook — che l’AI possa combinare da sola;
  • la logica dei micro-test (niente più 20 campagne manuali);
  • esempi reali, checklist, errori da evitare e una tabella di marcia da usare già stasera.

Andromeda e la svolta “asset first”

Il nuovo aggiornamento Andromeda di Meta re-ingegnerizza il concetto di campagna: non ragiona più per “annunci finiti”, ma per asset (micro-pezzi di creatività) che l’AI miscela in tempo reale.

Se carichi un solo reel, un solo copy e una sola immagine, limiti il suo potere di ottimizzazione; se gli dai un piccolo “menu degustazione” di pezzi compatibili, la piattaforma troverà da sola la combinazione più performante per ogni sotto-segmento di pubblico.

Cosa significa asset

  • Visual principali: video verticali (9:16), foto 1:1, immagini 4:5, grafiche per caroselli.
  • Copy brevi: (prima riga/hook da max 90 caratteri)
  • Copy lunghi (300-500 caratteri).
  • Headline (25-40 caratteri) e descrizioni secondarie (fino a 60 caratteri).
  • CTA (Richiedi ora, Prenota, Scarica, Invia DM).
  • Background audio o musiche (soprattutto per reel/statiche animate).

Di ognuna di queste categorie dovresti consegnare ad Andromeda minimo 3 varianti.

Il tuo “annuncio” diventa così un pacchetto da 12-20 asset che l’algoritmo combinerà in centinaia di micro-varianti, testando tutto senza che tu debba duplicare campagne.

Costruisci la libreria asset in quattro mosse

1. Definisci il messaggio chiave su un foglio

Scrivi in una frase cosa prometti: “Una consulenza Instagram Audit di 20 minuti che ti mostra gli errori e il piano d’azione in 48 ore”.

Tutto il resto (visual, headline, CTA) deve essere declinazione di quella promessa unica.

2 Crea 3 hook video da 8-12 secondi

  • Hook 1 — Problema shock: “Il 90 % dei profili freelance perde clienti prima ancora di iniziare: ecco perché!”
  • Hook 2 — Statistica sorprendente: “Due righe di bio sbagliata ti costano in media 11 richieste al mese…”
  • Hook 3 — Mini-case study: “Guarda come Sara ha generato 14 DM in 48 ore con un solo cambiamento”.

Registra in verticale, audio chiaro, sottotitoli auto-generati (Instagram li ama). Tre versioni = tripla probabilità che l’AI trovi il gancio che fa stare la gente.

3 Produci 3 visual statici/coordinati

  • Foto “dietro le quinte” con headline in sovra-impressione.
  • Grafico/minicarosello con prima-dopo (screenshot DM, risultati numerici).
  • Mock-up semplice del tuo PDF/checklist.

Mantieni palette e font del brand (leggi: creare autorevolezza istantanea).

4 Scrivi 3 copy brevi + 3 copy lunghi

Breve: 1 riga hook + CTA (“Prenota ora la tua sessione gratuita”).
Lungo: mini-story + bullet benefit + CTA.
Ottimo il tono diretto che usi già negli articoli (vedi Promuovere post Instagram funziona?).

Come impostare le campagne con aggiornamento Andromeda

Qui andiamo un po’ sul tecnico, ti avverto!

Ma se hai seguito passo passo tutte le indicazioni che ti ho segnato qui sopra, i prossimi passaggi sono un gioco da ragazzi.

  1. Vai nella nuova dashboard Campagne → Crea → Obiettivo (es. Acquisizione contatti).
  2. Aggiungi gli asset: carica tutti i video, le foto e i copy.
  3. Lascia “Combinazione automatica asset” su ON.
  4. Imposta budget di test (20-30 % del mensile: se hai 300 €, metti 60-80 € qui).
  5. Pubblico: uno ampio (Italia 25-55, interessi professionali) + uno lookalike dei tuoi iscritti (se disponibile).
  6. Premi Pubblica.

L’algoritmo mixerà hook-video-copy-CTA.

Entro 48 h vedrai quali combinazioni portano CPL (costo per lead) più basso.

Un po’ diverso dal sistema che avevamo visto su Come impostare la strategia di budget per le campagne Instagram Ads (2025), non trovi?

Ma nemmeno così tanto.

Credimi.

Come leggere i dati delle campagne dopo aggiornamento Andromeda Meta

Andromeda mostra già i Top-Asset.

A te rimane il compito di controllare:

  • Coinvolgimento creativo — percentuale di visualizzazione > 70 % su video → hook promossi a “star”.
  • CTR by asset — copy breve 1 porta 3 % di click, copy lungo 0,8 %? Mantieni il breve.
  • Costo per risultato per asset — se un visual statico porta lead a 3 € ma un reel ne costa 8, disattiva il reel, ricarica nuova variante.
  • Quali sono gli asset che vendono di più (vendono, eh!?, no che portano like. Mi raccomando!)

Ogni 48 h:

  1. Pausa asset peggiori (10-15 % bottom).
  2. Duplica asset migliori in una “campagna ottimizzazione” con budget raddoppiato.
  3. Sostituisci slot vuoti con nuove varianti (stesso formato, nuovo hook).

Così alimenti l’AI con dati freschi senza farle “mangiare” asset che performano male.

Best practice formato per formato

Reel & video verticali

  • 9:16, max 30 s (il sweet spot sono 15 s).
  • Testo-sovraimposto nelle prime 2 s.
  • Sottotitoli sempre.
  • Close-up viso (l’algoritmo riconosce l’umanità → più watch-time).

Foto statiche

  • High-contrast, soggetto chiaro + headline in bold.
  • Nessun testo lungo dentro immagine (limite 20 % non è più ufficiale, ma penalizza).
  • Call-out arrow verso CTA se c’è bottone “Scopri di più”.

Caroselli

  • 5 slide: problema, aggravante, soluzione, prova, CTA.
  • Testi grandi, leggibili senza zoom.
  • Slide 1: in 4 parole la promessa (es. “+14 DM in 48 h”).
  • Slide 5: CTA ripetuta identica al bottone.

Errori da evitare (post-Andromeda)

  1. Una sola creatività: l’AI non ha scelta, spreca budget per capire che “non funziona”.
  2. Copy lunghissimi nei video: il 70 % scrolla via a 8 s; se non hai dato il valore e la CTA, hai perso (se ti serve qualche spunto su come impostare i copy per promuovere i tuoi servizi, approfondisci questo articolo Frasi persuasive per convincere: come conquistare i tuoi clienti in pochi passaggi)
  3. Asset non coerenti: reel “funny” + copy super corporate = algoritmo confuso, pubblico idem.
  4. Tagliare il budget se non converti in 24 h: Andromeda ha bisogno di fase Learning. Aspetta 1000 impression per asset prima di giudicare.
  5. Sovra-automatizzare: bene lasciare mixing, MA tu scegli sempre pubblico, obiettivo, KPI. Senza strategia l’AI non compensa.

Per tenere sotto controllo CPL, CPM e conversione finale, ripassa i principi in Come leggere i dati di Instagram Ads.

Se vuoi trasformare le tue Instagram Ads in una macchina che genera lead qualificati mentre dormi, non ti basta caricare un video random e sperare che Andromeda faccia il miracolo.

Scarica Adscheck 7, la checklist che in 15 minuti ti mostra se i tuoi asset stanno frenando l’algoritmo, oppure prenota una consulenza: analizzo il tuo pacchetto creatività, ti mostro cosa tenere, cosa buttare e come alimentare Andromeda con materiali che vendono.

Ricorda: se vuoi clienti veri e non solo impression, devi dare all’AI asset pensati per convertire.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.


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