Seleziona una pagina
Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram

Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram

Quanti soldi hai già speso su Instagram Ads sperando che “prima o poi qualcuno risponda”?
Sei in buona compagnia: ogni mese, migliaia di freelance e consulenti investono in campagne che parlano… al pubblico sbagliato.

Il problema? Scegliere il target delle sponsorizzate su Instagram non è un dettaglio tecnico, è IL fattore chiave che separa le campagne che portano clienti da quelle che fanno solo “visualizzazioni”.

In questa guida impari, passo passo e con esempi pratici, a costruire il target giusto per ogni tua campagna, senza dover essere un media buyer, ma con la logica da strategist (cioè quella che funziona).

Perché sì, puoi anche avere la creatività più bella del mondo, ma se la mandi alle persone sbagliate… hai solo sprecato tempo, soldi e pazienza.
E se vuoi capire quanto incide il target sul costo finale, ti consiglio di leggere prima Quanto costa promuovere su Instagram?.

Perché il target è tutto (e nessuno te lo spiega mai davvero)

C’è una cosa che la maggior parte dei “tutorial” sulle ads non ti dice: Instagram non è la TV.

Non puoi permetterti di parlare a “tutti”.

Se scegli un pubblico troppo ampio, le tue inserzioni vanno a persone che non ti fileranno mai, ma che costano comunque.

Se invece riesci a parlare a chi davvero può diventare cliente (o almeno, vero fan), ogni euro speso torna indietro con gli interessi.

La verità scomoda: Il target “tutti 18–65 Italia” esiste solo nei corsi basic di Instagram (e nelle campagne di Coca-Cola).

Per chi vende servizi, consulenza o coaching, serve un pubblico molto più specifico (e un metodo per costruirlo).

Come scegliere il target per le sponsorizzate Instagram: step-by-step

1. Definisci il tuo cliente ideale (prima ancora di aprire il Gestore Inserzioni)

Qui non si scappa.

Non esiste target efficace se non sai chi vuoi davvero attrarre.

Hai già letto la guida? Se no, ti consiglio questa: Identikit del cliente ideale: smetti di cercare il cliente perfetto

In pratica:

  • Chi sono i tuoi clienti migliori oggi?
  • Dove vivono? Che età hanno? Che lavori fanno? Quali sono le loro passioni, paure, desideri?
  • Qual è il loro problema principale (quello che tu risolvi)?

Solo dopo aver risposto, puoi aprire Meta Ads.

2. Scegli la modalità di targetizzazione più adatta

Instagram (tramite Meta Ads) ti permette diversi tipi di pubblico.

Ecco le principali:

a) Pubblico Personalizzato (Custom Audience)

Qui puoi “ripescare” chi già ti conosce:

  • Persone che hanno visitato il tuo profilo Instagram negli ultimi 365 giorni
  • Chi ha interagito con i tuoi post/storie
  • Chi ha visitato il tuo sito
  • Chi è iscritto alla tua newsletter (se hai caricato la lista)

Quando usarlo:
Per offerte calde, follow-up, promozioni speciali, lancio servizi, retargeting.

b) Pubblico Simile (Lookalike)

Instagram può trovare persone “simili” ai tuoi clienti migliori, partendo da una tua lista (clienti, iscritti, interagenti).

  • Ti serve almeno una base di 100 clienti/interagenti.
  • Ottimo per allargare il pubblico rimanendo comunque nel tuo “mondo”.

Quando usarlo:
Per lanciare offerte a persone che non ti conoscono, ma hanno caratteristiche simili a chi già compra.

c) Target per interessi e dati demografici

La classica segmentazione:

  • Età, sesso, località
  • Interessi (es: business, coaching, marketing, beauty, benessere, fitness…)
  • Comportamenti (chi acquista online, chi ha interagito con determinati tipi di contenuti)

Quando usarlo:
Per campagne di acquisizione fredda, test di nuovi servizi, lanci di prodotti.

d) Target locale o iper-locale

  • Utile se hai uno studio, organizzi eventi fisici, lavori solo in una città o area geografica.
  • Puoi selezionare raggio anche di pochi chilometri da un indirizzo specifico.

Quando usarlo:
Promozione di eventi, aperture, promozioni flash “solo per chi è qui vicino”.

3. Segmenta e restringi il più possibile (ma senza esagerare!)

L’errore classico è passare da “tutti” a “pochissimi”.
Devi trovare il giusto equilibrio:

  • Un pubblico troppo ampio = spese inutili.
  • Un pubblico troppo ristretto = la campagna non parte o non dà dati utili.

Consigli pratici:

  • Sotto le 10.000 persone, spesso l’ads non gira bene (tranne in campagne iper-locali).
  • Sopra i 100.000 rischi dispersione (a meno che tu non abbia budget alto).
  • Per campagne di test: 20–60k è spesso la dimensione migliore.

4. Testa sempre almeno due varianti di pubblico

Non dare mai per scontato che “funziona solo questo target”.

  • Crea due versioni: una più ampia, una più specifica.
  • Cambia UN solo parametro alla volta (es: solo località, solo interesse, solo età).
  • Dopo 3 giorni confronta i risultati: quale CPM, CPC, conversion rate ottieni?

Qui trovi una checklist utile per confrontare le performance: Adscheck 7 – La checklist lampo che ti dice dove perdi soldi con le ads

5. Usa i dati delle campagne precedenti per migliorare il target

Instagram ti dà una marea di dati… se li guardi!

  • Chi ha cliccato? Che età hanno? Dove vivono? Che device usano?
  • Quali storie/post hanno avuto più interazioni?

Dopo ogni campagna:

  • Entra in Gestore Inserzioni → Report dettagliato.
  • Analizza: il pubblico che converte è lo stesso che avevi immaginato?
  • Cambia i parametri in base ai dati, non alle intuizioni.

Vuoi imparare a leggere i dati come un professionista? Leggi anche Quanto costa promuovere su Instagram?

Esempi pratici di target che funzionano (davvero)

Esempio #1 – Coach che vende sessioni 1:1 online

  • Pubblico: Donne 30–45 anni, Italia nord, interessi coaching, crescita personale, mindset.
  • Test: Custom audience (chi ha visitato sito negli ultimi 90 giorni) VS lookalike (simili a chi ha prenotato sessione)
  • Risultato: Lookalike 2x più economico per lead, ma custom audience più facile da chiudere in call.

Esempio #2 – Consulente marketing per negozi fisici

  • Pubblico: Uomini/donne 28–55 anni, città specifica (es: Roma), interessi imprenditorialità, business, retail.
  • Test: Target città + interessi VS solo raggio 5km dallo studio
  • Risultato: Raggio 5km ha portato più DM con meno spesa, ma pochi hanno chiuso: serviva prequalificare meglio con copy.

Esempio #3 – Psicologa che promuove gruppo terapeutico

  • Pubblico: Donne 25–35, interessi psicologia, salute mentale, residenti nella stessa città
  • Test: Pubblico “caldo” (chi ha interagito su Instagram negli ultimi 30 giorni) VS pubblico freddo
  • Risultato: DM da pubblico caldo costati il 40% in meno.

Errori da evitare (li fanno quasi tutti)

  1. Target troppo generico (“Italia, 18–65”)
    Vuol dire solo sprecare soldi.
  2. Cambiare mille parametri insieme
    Così non capirai mai cosa funziona davvero.
  3. Targetizzare solo per interessi “macro”
    “Business”, “coaching”, “marketing” sono troppo ampi: prova interessi più di nicchia o incrocia più interessi.
  4. Dimenticare i custom audience
    Spesso chi è già passato dal tuo profilo o sito converte meglio (e costa meno!).
  5. Non aggiornare mai il target
    I dati cambiano: aggiorna le audience ogni 1–2 mesi, elimina quelle che non performano.
  6. Non segmentare tra mobile e desktop
    Soprattutto per servizi che si prenotano da smartphone: meglio separare.

Domande frequenti

Come faccio a sapere se ho scelto il target giusto?

Se ricevi DM, richieste, prenotazioni con costi sostenibili (cioè in linea con il valore del cliente), sei sulla strada giusta. Se ottieni solo visualizzazioni, cambia subito!

Posso usare lo stesso pubblico per post, reel e storie?

Dipende: storie spesso funzionano meglio su pubblico caldo o localizzato. Testa e monitora.

Ogni quanto devo aggiornare il target?

Almeno ogni 1–2 mesi, o dopo ogni campagna importante.

Quanti target devo testare per ogni campagna?

Almeno due, ma non più di 3–4 per non disperdere il budget.

E se non so da dove partire?

Usa i tuoi clienti attuali come base: crea un pubblico simile su Meta Ads (lookalike) o chiedi una consulenza per una strategia personalizzata.

Vuoi capire davvero quale pubblico scegliere per le tue sponsorizzate (e smettere di buttare soldi su target casuali)?
Scarica gratis Adscheck 7, la checklist pratica per chi vuole più clienti e meno sprechi su Instagram.

Oppure prenota una consulenza strategica: ti aiuto io a trovare il pubblico più giusto per te e a impostare una campagna che converte davvero.

Ricorda:
Se vuoi clienti veri dalle tue campagne su Instagram, non ti basta scegliere un pubblico a caso o copiare quello degli altri.

Serve metodo, dati e la volontà di migliorare ogni volta.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Quanto costa promuovere su Instagram nel 2025?

Quanto costa promuovere su Instagram nel 2025?

Dimmi la verità: quante volte hai pensato: “Ok, voglio far partire una sponsorizzata su Instagram… ma quanto devo spendere per avere risultati veri?”

Se anche tu sei finitə a googlare “budget minimo Instagram”, “quanto costa sponsorizzare post Instagram”, “costo storia sponsorizzata Instagram”, allora questo articolo è la cosa migliore che leggerai oggi.

La risposta breve? Dipende (e chi ti dà una cifra fissa sta solo semplificando troppo).

La risposta lunga (e quella che ti farà davvero risparmiare soldi) la trovi qui sotto.

E alla fine ti spiego perché il vero costo di Instagram non è solo il budget pubblicitario, ma tutto quello che ci sta intorno.

Perché capire i costi è (quasi) più importante del messaggio

Partiamo dal problema più grande: Molti freelance e consulenti si convincono che “basta mettere 5 euro” per iniziare a vedere risultati.

La realtà è che la spesa pubblicitaria è solo una parte del costo reale.

Se non sai come funziona la piattaforma, il rischio è di buttare soldi in campagne che non portano nulla…

E allora tanto vale leggere Promuovere post Instagram funziona? La guida pratica per coach e consulenti per capire dove stai sbagliando prima di spendere anche solo 1 euro.

Quanto devi spendere per promuovere su Instagram

1. Budget minimo giornaliero

  • Dall’app Instagram: puoi partire anche da 1€ al giorno, ma onestamente sotto i 3–5€ non hai dati utili.
  • Dal Gestore Inserzioni Meta: Instagram ti suggerisce almeno 1€ al giorno, ma per vedere risultati reali consiglio minimo 5–10€ al giorno per ogni campagna, meglio se la tieni attiva almeno 3–5 giorni.

Non è solo il budget a fare la differenza, ma anche messaggio e target (ne parliamo qui: Identikit del cliente ideale: basta cercare il cliente perfetto).


2. Costo per risultato (CPC, CPM, CPL, DM…)

Cosa paghi, in concreto?

  • CPM (costo per 1000 visualizzazioni): in Italia spesso tra 3 e 10€ (dipende dal settore, dalla stagione e dal pubblico).
  • CPC (costo per click): in media 0,20–0,70€ (ma se il pubblico è molto di nicchia, può salire).
  • Costo per DM o per lead: può variare tantissimo: da 1–2€ se la campagna è ben impostata e il messaggio è forte, a 10–20€ se “spari nel mucchio” (leggi qui Come sponsorizzare una storia su Instagram per vedere come ottimizzare).

Attenzione:
Non esiste un prezzo fisso. Una promo a gennaio può costare la metà della stessa promo a dicembre (Natale = concorrenza massima = costi più alti).

3. Durata della campagna

Non me lo dire: la tua tentazione in questo momento è quella di dire: “Metto tutto il budget in un giorno così vedo subito cosa succede”.

Errore classico.

Le campagne Instagram hanno bisogno di un po’ di “rodaggio”.

Questo significa, in parole povere, che l’algoritmo deve capire chi reagisce davvero.

Consiglio:

  • Mai meno di 5 giorni.
  • Meglio ancora campagne da 7–10 giorni, soprattutto se il pubblico è piccolo.

I costi nascosti delle Meta Ads

Oltre al budget “visibile” (ossia quello che abbiamo visto nel paragrafo precedente), ci sono altri costi (spesso sottovalutati) che fanno la differenza tra “gioco a sponsorizzare” e “faccio marketing serio”.

1. Il costo della creatività

Non basta un selfie e via:

  • Se vuoi risultati, servono video/foto ben pensati, con testi chiari, branding coerente e CTA efficace.
  • Se ti affidi a un grafico o videomaker, metti in conto da 50 a 200€ a creatività, a seconda della qualità.
  • Se fai da solo, il costo è il tuo tempo (e il tempo, per un professionista, vale più del denaro).

Vuoi idee di contenuti efficaci? Leggi: Contenuti organici per vendere: perché battono le ads (e come usarli)

2. Il costo dell’ottimizzazione

  • Se ti limiti a promuovere senza mai guardare i dati, il costo reale è “opportunità persa”.
  • Ogni campagna va seguita, aggiustata, migliorata (modifiche su pubblico, creatività, orari, offerte).
  • Anche qui: il tempo che dedichi vale oro, soprattutto se sei un freelance.

Ti manca una checklist di controllo?
Scarica Adscheck 7 – La checklist che in 15 minuti ti dice dove perdi soldi con le ads.

3. Il costo della strategia

Il costo maggiore è “non avere una strategia”:

  • Se sponsorizzi post o storie “a caso”, spendi poco per volta ma tanto alla fine, senza mai capire cosa funziona davvero.
  • Senza una visione chiara, spesso si brucia budget su vanity metrics (like, visualizzazioni) invece che su conversioni vere (DM, appuntamenti, clienti).
  • Meglio investire un po’ di più per avere una consulenza o una strategia personalizzata che ti fa risparmiare errori, tempo e denaro nel medio periodo.

Scopri perché la strategia fa la differenza:
Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Errori da evitare quando calcoli il budget

Non è solo “quanto metto” — ecco dove sbagliano tutti:

  1. Pensare che più spendi = più risultati
    Senza messaggio/target/creatività ottimizzati, spendere di più significa solo… sprecare di più.
    Approfondisci qui: Promuovere post Instagram funziona?
  2. Scegliere il pubblico troppo ampio
    Se hai budget basso, devi restringere molto il target. Meglio pochi, ma “giusti”.
  3. Ignorare la stagionalità
    Durante eventi, Black Friday, feste, i costi salgono anche del 40–60%.
  4. Non avere un obiettivo chiaro
    Vuoi DM, prenotazioni, iscritti? Fissa UN obiettivo e misura solo quello. Se vuoi approfondire, leggi anche Come sponsorizzare una storia su Instagram: la guida completa
  5. Non monitorare le campagne
    Il “metti e dimentica” non funziona: serve guardare i dati ogni 24 ore, fare piccoli aggiustamenti.

Domande frequenti

Qual è il budget minimo consigliato?

Almeno 5€/giorno, meglio 7–10€ se il target è ristretto o vuoi risultati rapidi.

Meglio una campagna lunga o breve?

Meglio almeno 7–10 giorni: l’algoritmo ha bisogno di tempo per “capire” a chi mostrare la promo.

Si può partire con piccoli budget e poi aumentare?

Sì, anzi: testare con poco è intelligente. Ma se vedi che funziona, aumenta gradualmente il budget (non tutto insieme, per evitare shock all’algoritmo).

Quanto devo spendere per ottenere un cliente nuovo?

Dipende dal tuo settore e dalla qualità del funnel. Con una strategia mirata, spesso bastano 10–30€ per un lead qualificato.
Se vuoi capire quanto dovresti investire nel tuo caso, puoi usare la Guida al funnel marketing per fare due calcoli.

Quando NON ti conviene promuovere su Instagram?

  • Se non hai ancora una pagina/profilo ottimizzato (bio, contenuti organici, highlights) — leggi Identikit del cliente ideale: smetti di cercare il cliente perfetto per capire chi vuoi attrarre.
  • Se vuoi solo “più follower” senza strategia di conversione.
  • Se non hai un’offerta o una CTA chiara.
  • Se il tuo pubblico non usa Instagram (succede ancora in alcuni settori).

Vuoi evitare di buttare via il budget sulle ads?

Scarica subito Adscheck 7, la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Instagram (e Facebook) stanno perdendo soldi.

Se vuoi una strategia su misura, prenota una consulenza con me: analizziamo insieme il tuo caso, costruiamo il budget giusto e ti aiuto a trasformare i numeri in clienti veri.

Ricorda

Se vuoi davvero ottenere risultati dalle promozioni su Instagram, non ti basta “decidere il budget e sperare”.

Serve una strategia, una creatività giusta, e la capacità di leggere i dati (e cambiare strada se non funziona).

E quella — fidati — è tutta un’altra storia.

Come sponsorizzare una storia su Instagram

Come sponsorizzare una storia su Instagram

Ammettilo: almeno una volta hai cliccato sul pulsante “Metti in evidenza” sotto una storia, hai investito 5 euro “per provare” e… niente.

Zero richieste, zero DM, forse solo qualche visualizzazione in più.

E lì è sorto il dubbio: “Sono io che sbaglio? Funziona davvero sponsorizzare le storie o è solo una trovata per farci spendere?”

La verità è questa: sponsorizzare una storia su Instagram può essere una delle strategie più efficaci per freelance, coach, consulenti e piccoli business… ma solo se sai davvero cosa stai facendo.

Ma te lo dico già: non basta mettere una storia a caso, scegliere un pubblico a caso e sperare in qualche like.

In questa guida trovi tutto quello che serve per sponsorizzare storie Instagram in modo strategico, senza buttare via un euro, senza cadere nei soliti errori e senza illusioni da “guru”.

Perché sponsorizzare una storia su Instagram?

Facciamo chiarezza: le storie sono il formato più consumato e “intimo” di Instagram.

Ogni giorno più di 500 milioni di utenti guardano le storie. Le scorrono per abitudine, spesso anche distrattamente, ma proprio per questo diventano uno spazio ideale per farti notare — se sai colpire nel modo giusto.

Ecco perché dovresti considerare seriamente le storie sponsorizzate:

  • Visibilità immediata: Le storie sono in cima all’app. Il tuo contenuto non finisce sepolto tra i post, ma compare subito tra le prime cose che vede il tuo pubblico.
  • Formato autentico: Le storie sono percepite come “meno patinate” rispetto ai post. Un messaggio diretto, una call to action chiara, un’offerta lampo: qui funzionano.
  • Interazione facile: Sondaggi, domande, swipe up, box link… tutto pensato per far agire chi guarda, non solo per “guardare”.
  • Costo contenuto (se sai cosa fai): A parità di budget, spesso una storia sponsorizzata ti costa meno di una sponsorizzata classica sul feed. Ma il segreto è il target giusto, il messaggio giusto, il momento giusto.

E se il tuo dubbio è quello che qualcuno guardi le tue storie in anonimo, ti consiglio di approfondire in questo articolo Storie Instagram in anonimo: come vendere quando non sai chi ti guarda

Quando funziona DAVVERO una storia sponsorizzata?

Quando hai un obiettivo preciso: raccogliere DM, spingere a una prenotazione, promuovere un’offerta-lampo, annunciare un evento.

Se “speri” solo in qualche follower in più, non aspettarti magie: meglio essere chiari subito.

Come sponsorizzare le storie dall’app Instagram

Questo è il metodo rapido, amato da chi “va di fretta”:

  • Pubblica una storia come sempre.
  • Clicca su “Metti in evidenza” (o “Promuovi”).
  • Scegli obiettivo, pubblico, budget.
  • Invii.

Quando usarlo?
Solo se vuoi testare velocemente una promo, se non hai tempo di andare su Gestore Inserzioni, o per micro-offerte locali.

Limiti:

  • Personalizzazione minima.
  • Targeting meno avanzato.
  • Non puoi scegliere tutte le metriche, né fare test A/B reali.
  • Attenzione: molte funzioni (come retargeting avanzato, pubblico simile, obiettivi lead) NON sono disponibili qui.

Come sponsorizzare le storie dal Business Manager

Questo è il metodo “da strategist” che puoi fare da pc.

Sì, richiede più tempo, ma solo qui hai tutto il controllo che ti serve per campagne serie.

Ecco come fare:

Step 1 – Crea la storia come contenuto organico

Prepara la tua storia come se la dovessi pubblicare “normale”:

  • 15 secondi massimo (puoi fare anche caroselli di storie, ma in adv meglio una).
  • Video verticale 9:16 (1080×1920 px).
  • Copy super breve: la gente non legge più di due righe.
  • CTA chiara (es: “Scrivimi in DM”, “Scopri di più”, “Prenota ora”, “Fai swipe up”).
  • Branding visibile (logo, colori, tono, per essere riconoscibile).

Tip da strategist:
A volte funziona meglio creare una storia “dedicata” solo per la sponsorizzata, diversa da quella organica.
Sii intenzionale: pensa come deve sentirsi chi la guarda (“Questa storia mi parla proprio!”).

Step 2 – Accedi al Gestore Inserzioni

  • Vai su Facebook Ads Manager.
  • Clicca su “Crea Inserzione”.
  • Scegli l’obiettivo: “Traffico”, “Interazioni”, “Messaggi” o “Lead” (scegli quello che porta più vicino al tuo vero obiettivo).

Step 3 – Imposta il pubblico

Questa è la vera svolta rispetto al tasto “metti in evidenza”.

  • Puoi usare custom audience (chi ha visitato il profilo, chi ha interagito con i tuoi post, chi ha visto almeno il 50% delle tue storie negli ultimi 30 giorni, chi ha visitato il sito, ecc.).
  • Puoi creare pubblici simili (“lookalike”) ai tuoi clienti migliori.
  • Puoi segmentare per località (utile per attività locali, studi, professionisti che lavorano in una zona).
  • Segmenta per interessi reali (coaching, benessere, business, marketing, crescita personale, ecc.).
  • NON usare “tutti Italia, 18-65”, a meno che tu non abbia davvero un prodotto per tutti.

Step 4 – Scegli il posizionamento “Solo Storie Instagram”

  • Vai su “Modifica posizionamenti”.
  • Deseleziona tutto tranne “Storie Instagram”.
  • Così il budget va solo dove vuoi tu.

Step 5 – Carica la creatività (video/foto)

  • Formato: 9:16, meglio se video breve (anche selfie, ma professionale!).
  • Usa sottotitoli: l’80% guarda storie senza audio.
  • Visual accattivante: colori vividi, testo grande, pochi elementi.
  • CTA visiva chiara e ripetuta (es: freccia che indica swipe up, o “Scrivimi ora”).

Step 6 – Imposta budget e calendario

  • Anche 5–10€ al giorno possono bastare per testare.
  • Meglio almeno 5 giorni di campagna (se troppo breve non hai dati validi).
  • Tieni d’occhio la frequenza: se il pubblico è ristretto, la stessa persona vedrà la tua storia più volte (non sempre un male, ma occhio!).

Step 7 – Monitoraggio & ottimizzazione

  • Controlla dopo 24-48 ore: il tasto “duplicare e migliorare” è il tuo migliore amico.
  • Guarda le metriche: CPM (costo per mille visualizzazioni), CTR (quanti cliccano), CPC (costo per click), DM ricevuti, richieste.
  • Se una storia non funziona, cambia una cosa per volta: pubblico, visual, CTA, copy.

Errori da evitare se vuoi sponsorrizare una storia su Instagram

Qui vado dritta al punto.

Hai mai visto chi sponsorizza una storia con la scritta “Ciao ragazzi oggi sono in diretta!” a caso?

Ecco i 7 errori più diffusi tra freelance, coach e consulenti che vogliono vendere con le storie:

  1. Nessun obiettivo concreto: “Faccio vedere la mia giornata”.
    —> Ok, ma vuoi DM, prenotazioni, iscrizioni? Scegli UN obiettivo chiaro.
  2. Pubblico troppo ampio o troppo generico:
    —> Se vendi servizi a donne 35–55 appassionate di benessere a Milano, NON selezionare tutta Italia 18–65!
  3. Storytelling troppo “confessionale” (senza collegamento all’offerta):
    —> La gente si connette alle emozioni, ma deve capire cosa fare dopo!
  4. Sponsorizzata con immagini o video di bassa qualità:
    —> Sì, i selfie funzionano, ma devono essere curati: luce, audio, scritte grandi, logo, colori brand.
  5. Non inserire una CTA visibile:
    —> Non aspettarti che la gente “capisca cosa vuoi”: diglielo!
  6. Budget troppo basso per pubblico troppo grande:
    —> 5€ su 100.000 persone? Non basta. Meglio piccolo pubblico e messaggio forte.
  7. Non misurare i risultati (o misurare le vanity metrics):
    —> Non guardare solo le visualizzazioni. Guarda i DM, le prenotazioni, i click.

Leggi anche: Compra follower Instagram e Instagram ti manda in shadowban

Domande Frequenti

Quanto costa sponsorizzare una storia su Instagram?

Puoi partire anche con 1€ al giorno, ma per avere dati “veri” ti consiglio almeno 5–10€ al giorno per 3–5 giorni. Più il pubblico è ampio, più serve budget. In una fase di test è inutile investire in cifre troppo alte: meglio rimanere contenuti, vedere cosa funziona, ottimizzare e poi scalare.

Quanto tempo serve per vedere i risultati?

Se hai iniziato a sponsorizzare una storia su Instagrma, normalmente già dopo 24-48 ore hai i primi dati. Se la campagna è “giusta”, i DM arrivano subito. Ma dai almeno 3 giorni per ottimizzare.

Che formato devo usare?

Sempre 9:16 (verticale), meglio video. Testo grande, CTA chiara, niente fronzoli.

Posso sponsorizzare una storia su Instagram già pubblicata da più di 24 ore?

No: puoi solo storie pubblicate di recente (nelle ultime 24h). Oppure caricare la creatività direttamente in Gestore Inserzioni.

Meglio promuovere storie, post o reel?

Dipende da cosa vuoi ottenere. Trovi un confronto dettagliato a questo articolo “Meglio promuovere post o reel?

Serve un account business?

Sì. Ma anche da un account Creator è possibile. E ti consiglio di collegarlo a una pagina Facebook per usare tutte le funzioni avanzate di Meta.

Come scelgo il pubblico migliore?

Parti dai tuoi clienti attuali: crea pubblici simili, usa le custom audience, restringi per interessi reali. Se vuoi una guida pratica, qui trovi una checklist gratuita Ads Check 7.

Elementi per storie che convertono

Perché una storia funzioni DEVE colpire subito e guidare all’azione.

Ecco alcuni consigli utili che applico anche per i miei clienti:

  • Testo grande, pochi elementi: la storia va letta in 2 secondi, non in 10.
  • Colore dominante: meglio colori vivi, che si notino nel flusso delle storie.
  • Video meglio di foto: movimento attira di più (anche se è un boomerang o una transizione).
  • Branding discreto ma visibile: non serve il logo gigante, basta una palette coerente.
  • CTA sempre presente: “Scrivi ORA”, “Scopri come”, “Fai swipe up”, “Blocca la promo”, ecc.
  • Testa più versioni: cambia un dettaglio alla volta (test A/B) per capire cosa funziona meglio.

Approfondisci qui: Nel 2025 meglio contenuti organici o sponsorizzare?

Checklist operativa: controlla qui prima di promuovere

Prima di sponsorizzare una storia su Instagram, verifica qui sotto di aver completato tutti i passaggi:

  1. Scelto UN obiettivo chiaro (DM? Click? Prenotazioni?)
  2. Preparato la creatività in 9:16, testo grande, CTA visibile
  3. Impostato il pubblico giusto (no “tutti”, sì nicchia/target simile ai tuoi migliori clienti)
  4. Inserito il budget giusto (minimo 5€ al giorno, almeno 3 giorni)
  5. Fatto attenzione ai posizionamenti (solo “Storie Instagram”)
  6. Monitorato ogni 24 ore (e cambiato UNA cosa per volta se non funziona)
  7. Salvato i dati e i risultati per ottimizzare le prossime campagne

Se vuoi trasformare ogni euro speso in una storia sponsorizzata in veri clienti (e non in semplici visualizzazioni che spariscono), puoi:

  • Scaricare Adscheck 7 (la checklist pratica che in 15 minuti ti mostra dove le tue campagne Meta perdono soldi)
  • Prenotare una consulenza strategica con me: analizziamo insieme la tua prossima campagna e ti mostro come impostarla per risultati reali, non solo numeri belli in dashboard.

Ricorda:

Se vuoi clienti veri dalle storie Instagram, non ti basta schiacciare il tasto ‘promuovi’ a caso.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Marketing strategist: perché il 95% delle aziende sbaglia tutto (e come rimediare)

Hai mai notato la differenza tra aziende che crescono costantemente e quelle che lottano per sopravvivere, pur avendo prodotti simili?

La differenza non è il prodotto, il prezzo, o la fortuna.

È avere un marketing strategist che sa la differenza tra fare marketing e fare strategia.

Il 95% delle aziende confonde tattica con strategia: lanciano campagne Facebook, creano contenuti sui social, investono in posizionamento sui motori di ricerca, ma non hanno una direzione strategica che coordina tutto verso obiettivi business concreti.

Risultato? Spreco di budget, effort dispersivo, e crescita casuale.

Un marketing strategist non è qualcuno che esegue campagne.

È il cervello strategico che progetta il sistema complessivo che trasforma prospect in clienti e clienti in ambassador.

Come strategist specializzata nel lavorare con professionisti e aziende che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi ha strategia (crescita prevedibile e sostenibile) e chi fa solo tattica (risultati casuali e imprevedibili).

Perché il 95% delle aziende non ha strategia (solo tattica)

Prima di spiegare cosa fa davvero un marketing strategist, capiamo perché la maggior parte delle aziende è bloccata in modalità “tattica casuale”.

Gli errori più comuni nel marketing senza strategia:

  • Confondere strumenti con strategia: “Facciamo pubblicità su Facebook” non è strategia. È una tattica. La strategia è perché usi Facebook, per chi, con quale messaggio, e come si integra con tutto il resto.
  • Focus sulle vanity metrics: ossessione per like, follower, visualizzazioni invece di metriche che impattano davvero il business: contatti qualificati, conversioni, valore cliente nel tempo.
  • Campagne isolate senza coordinamento: ogni canale lavora da solo: social media fa una cosa, email marketing un’altra, advertising un’altra ancora. Zero sinergia.
  • Decisioni basate su “mi piace”: “Preferirei un video invece che un post” basato su gusti personali, non su dati di performance del target.
  • Copia e incolla della concorrenza: “Il nostro competitor fa così, facciamo anche noi” senza capire se è allineato con la nostra strategia e target.

Cosa rischi se fai marketing senza strategia

Ma quindi, cosa puoi aspettarti se stai cercando i promuovere i tuoi servizi ma non hai una strategia da seguire?

Ecco le panoramiche più frequenti:

  • Budget disperso senza risultati chiari: spendi in 10 canali diversi senza sapere quale funziona davvero.
  • Messaggi inconsistenti: il tuo potenziale cliente riceve messaggi diversi da ogni tuo canale e non capisce più cosa deve fare e qual’è la tua offerta.
  • Team marketing frustrato: chi si occupa dell’operatività lavora duramente ma non vede risultati perché non capisce qual’è l’obiettivo finale.
  • Impossibilità di crescere: senza strategia, non riesci a capire dove stai facendo giusto e dove, invece, stai sbagliando. Quindi, non puoi replicare i successi o imparare dai fallimenti.
  • Vulnerabilità competitiva: la tua concorrenza con strategia chiara ti superano anche con budget minori.

Ma quando hai un marketing strategist che coordina tutto, la situazione cambia radicalmente.

Cosa fa il marketing strategist?

Un marketing strategist non esegue campagne.

Progetta il sistema che fa crescere il business in modo prevedibile e sostenibile.

Le 5 responsabilità di un marketing strategist

1. ANALISI BUSINESS E MERCATO

Non fa ricerche generiche di mercato, ma analisi strategiche specifiche per identificare opportunità di crescita.

Attività concrete:

  • Analisi approfondita della concorrenza per identificare gap di posizionamento
  • Studio del cliente ideale attraverso analisi dati e interviste qualitative
  • Mappatura del percorso cliente per identificare punti di contatto critici
  • Analisi dei trend di settore che impatteranno il business nei prossimi 12-24 mesi

Risultato: Insights utilizzabili che guidano decisioni strategiche, non report generici.

2. POSIZIONAMENTO STRATEGICO E MESSAGGI

Definisce come l’azienda deve essere percepita nel mercato per massimizzare competitività e profittabilità.

Processo strategico:

  • Identificazione della proposta di valore unica e differenziante
  • Sviluppo della gerarchia messaggi per diversi segmenti di target
  • Creazione del tono di voce che risuona con il cliente ideale
  • Design della narrativa aziendale che supporta la vendita

Risultato: Posizionamento chiaro che elimina la guerra sui prezzi e abilita prezzi premium.

3. ORCHESTRAZIONE PERCORSO CLIENTE

Progetta l’esperienza completa dal primo contatto alla vendita e oltre, integrando tutti i canali.

Componenti del percorso strategico:

Focus: Ogni punto di contatto deve avere uno scopo strategico nel percorso complessivo.

4. STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE

Decide dove investire budget e sforzo basandosi su potenziale di ritorno, non sulla moda del momento.

La decisione, generalmente, viene presa considerando:

  • Analisi costi-benefici di ogni canale per il target specifico
  • Identificazione del mix canali ottimale per gli obiettivi aziendali
  • Timeline di implementazione che massimizza efficienza
  • Indicatori specifici per ogni canale che si collegano a obiettivi business

Non fa: Investimenti casuali in “tutti i canali” perché “bisogna esserci ovunque”.

5. MISURAZIONE PERFORMANCE E OTTIMIZZAZIONE

Traccia metriche che contano e ottimizza la strategia basandosi su dati reali, non su opinioni.

Sistema di misurazione:

  • Piramide indicatori che collega metriche operative a risultati business
  • Modelli di attribuzione per capire il vero impatto di ogni punto di contatto
  • Analisi per gruppi per identificare trend di performance nel tempo
  • Calcolo ritorno investimento accurato che guida allocazione budget future

La differenza tra marketing strategist, media buyer e social media manager

Media Buyer: Esegue campagne pubblicitarie, ottimizza budget, monitora performance 

Social Media Manager: Crea contenuti, gestisce community, pubblica sui social 

Marketing Strategist: Progetta il sistema complessivo, coordina tutti i canali, guida la direzione business


Media Buyer: “Come ottimizziamo il costo per mille visualizzazioni di questa campagna Facebook?” 

Social Media Manager: “Che contenuto pubblichiamo oggi su Instagram?” 

Marketing Strategist: “Questa campagna supporta i nostri obiettivi di crescita? Come si integra con gli altri punti di contatto del percorso cliente?”


Media Buyer: Focus su performance delle singole campagne e ritorno immediato 

Social Media Manager: Focus su coinvolgimento, costruzione community, conoscenza del brand 

Marketing Strategist: Focus su crescita business sostenibile e vantaggio competitivo a lungo termine

Quali sono le competenze del marketing strategist?

Sembra tutto bello quello che ti ho scritto fino a qui, vero?

Ma ora ti starai chiedendo, giustamente, quali debbano essere le competenze di un marketing strategist:

  • Pensiero strategico: capacità di vedere il quadro generale e collegare i punti 
  • Interpretazione dati: trasformare dati in insights utilizzabili 
  • Acume business: capire come il marketing impatta sul conto economico e obiettivi aziendali
  • Comunicazione: tradurre strategia complessa in piani d’azione chiari

Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta e campagne integrate, il mio ruolo è sempre orchestrare tutti gli elementi verso risultati business misurabili.

Vuoi capire se la tua azienda ha bisogno di strategia o solo di migliore esecuzione? Prenota una consulenza strategica e analizziamo gap e opportunità nel tuo marketing attuale.

Qual è il ruolo delle strategie di marketing?

Le strategie di marketing non sono documenti teorici che rimangono nei cassetti.

Sono roadmap operative che guidano ogni decisione e investimento marketing verso la crescita business.

La strategia marketing si integra con:

  • Business Plan: strategia marketing che supporta obiettivi business
  • Strategia vendite: allineamento tra marketing e vendite per massimizzare conversione
  • Strategia prodotto: marketing che influenza sviluppo prodotto basato su necessità mercato
  • Pianificazione finanziaria: allocazione budget basata su ritorno previsto e impatto business

Come ads strategist, ogni campagna che progetto è parte di una strategia più ampia che considera valore cliente nel tempo, posizionamento brand, e obiettivi business a lungo termine.

Chi si occupa di strategie di marketing?

La responsabilità della strategia marketing varia in base alle dimensioni aziendali e alla maturità dell’organizzazione, ma richiede sempre competenze specifiche che vanno oltre l’esecuzione tattica.

Modelli organizzativi per tipologia di azienda:

FREELANCE E PROFESSIONISTI (1 persona)

Chi se ne occupa:

  • Il professionista stesso: Deve sviluppare strategia di posizionamento e acquisizione clienti
  • Consulente marketing esterno: Per definire strategia e supervisione implementazione
  • Formazione specifica: Corsi su marketing strategico per professionisti

Vantaggi: Controllo totale, investimento mirato, personalizzazione massima Svantaggi: Tempo sottratto al core business, competenze limitate, rischio di visione tunnel

Quando serve supporto esterno:

  • Fatturato stagnante da più di 6 mesi
  • Troppa dipendenza da passaparola senza controllo
  • Difficoltà a differenziarsi dalla concorrenza
  • Necessità di aumentare prezzi ma resistenza del mercato

STARTUP E PICCOLE IMPRESE (1-20 dipendenti)

Chi se ne occupa:

  • Fondatore/amministratore: Definisce direzione strategica generale
  • Specialista marketing esterno: Consulente o freelance che sviluppa e implementa strategia
  • Marketing strategist consulenziale: Per progetti specifici di posizionamento e strategia crescita

Vantaggi: Flessibilità, costi contenuti, controllo diretto Svantaggi: Competenze limitate, tempo del fondatore distratto da core business

Quando assumere strategist esterno:

  • Fatturato oltre 200k€ e crescita stagnante
  • Troppa dipendenza da uno-due canali di acquisizione
  • Competitor che stanno guadagnando quote di mercato
  • Necessità di raccolta fondi o espansione

MEDIE IMPRESE (20-200 dipendenti)

Struttura tipica:

  • Responsabile Marketing: Responsabile strategia e coordinamento team
  • Specialisti interni: Email marketing, social media, contenuti, pubblicità
  • Consulente strategico: Per progetti di rebranding, ingresso mercati, growth hacking

Competenze richieste nel Responsabile Marketing:

  • Pensiero strategico e acume business
  • Analisi dati e reportistica
  • Leadership team e gestione progetti
  • Gestione budget e ottimizzazione ritorni

Segnali che indicano bisogno di supporto esterno:

  • Responsabile marketing troppo focalizzato su esecuzione
  • Mancanza di crescita negli ultimi 12 mesi
  • Budget marketing oltre 100k€ senza ritorno chiaro
  • Team marketing che lavora in compartimenti stagni

GRANDI AZIENDE (200+ dipendenti)

Struttura strategica:

  • Direttore Marketing: Supervisione strategica e integrazione business
  • Direttore Strategia Marketing: Sviluppo e implementazione piani strategici
  • Specialisti Canale: Esecuzione su canali specifici con indicatori strategici
  • Marketing Operations: Dati, tecnologia, ottimizzazione processi

Quando serve consulenza esterna anche per grandi aziende:

  • Lancio di nuovi prodotti/mercati
  • Trasformazione digitale del marketing
  • Gestione crisi e recupero reputazione
  • Integrazione fusioni e acquisizioni delle funzioni marketing

Il profilo del marketing strategist efficace

Background tipico:

  • Master o laurea in Marketing/Economia più esperienza consulenziale
  • 5+ anni in ruoli che richiedono pensiero strategico
  • Track record di crescita business attraverso iniziative marketing
  • Esperienza multi-settoriale per prospettive diversificate

Set di competenze distintive:

  • Pensiero sistemico: vedere connessioni tra diverse variabili
  • Problem solving strutturato: framework per affrontare sfide complesse
  • Competenze comunicative: tradurre complessità in piani d’azione chiari
  • Orientamento risultati: focus su metriche che impattano business

Quando e come assumere supporto strategico

Qui di seguito una lista delle situazioni in cui puoi trovarti come libero professionista o imprenditore e che è un chiaro indicatore che ti serve uno strategist:

  • Ritorno marketing in declino da 6+ mesi
  • Tasso di crescita sotto media settoriale
  • Team marketing che non ha direzione chiara
  • Competitor che stanno performando meglio con budget simili

Come valutare competenze strategiche:

  • Chiedi framework specifici per situazioni simili alla tua
  • Richiedi casi di studio con risultati business quantificati
  • Testa pensiero strategico con scenari ipotetici
  • Verifica capacità di collegare tattiche a obiettivi business

Livelli di investimento realistici:

  • Consulenza spot: 5-15k€ per pianificazione strategica
  • Retainer mensile: 3-8k€/mese per supporto strategico continuativo
  • Strategist full-time: 60-120k€/anno più benefit

Come strategist che lavora con aziende di diverse dimensioni, il fattore di successo principale è sempre allineamento tra competenze strategiche richieste e complessità della sfida business da risolvere.

Come fare marketing strategico?

Il marketing strategico non è una collezione di tattiche avanzate. È un approccio sistemico che parte dagli obiettivi business e progetta il percorso più efficiente per raggiungerli.

Il framework strategico in 6 step

  1. ALLINEAMENTO OBIETTIVI BUSINESS
  2. ANALISI DI MERCATO E DEI COMPETITORS
  3. SVILUPPO POSIZIONAMENTO STRATEGICO
  4. ORCHESTRAZIONE PERCORSO CLIENTE
  5. STRATEGIA CANALI E ALLOCAZIONE RISORSE
  6. MISURAZIONE E OTTIMIZZAZIONE

Errori comuni nel marketing strategico

Strategia troppo complessa 10 obiettivi diversi invece di focus su 2-3 priorità che muovono davvero il business.

Mancanza di integrazione Ogni canale lavora da solo invece di supportare percorso cliente orchestrato.

Ottimizzazione breve termine che danneggia lungo termine Sacrificare costruzione brand per performance immediate.

Strategia senza piano esecuzione Documenti strategici bellissimi che non si trasformano in azioni concrete.

Il test della strategia marketing efficace

Se qualcuno del team ti chiede “dovremmo fare X?”, hai criteri oggettivi per decidere basandoti sulla strategia?

Se la risposta è sì, hai strategia. 

Se la risposta è “vediamo”, hai solo tattica.

L’implementazione strategica:

Settimana 1-2: Fondamenta strategiche (obiettivi, posizionamento, target) 

Settimana 3-4: Design percorso e strategia canali 

Settimana 5-8: Pianificazione implementazione e allocazione risorse 

Mese 3+: Esecuzione con ottimizzazione continua

Fattore successo: Strategia deve essere semplice abbastanza da ricordare, specifica abbastanza da guidare decisioni, flessibile abbastanza da adattarsi ai risultati.

Come strategist specializzata in marketing a risposta diretta, ogni strategia che sviluppo ha sempre risultati business misurabili come stella polare, non metriche di vanità.

Stai facendo marketing strategico o stai solo implementando tattiche? Prenota una consulenza strategica e analizziamo come trasformare le tue attività marketing in un sistema strategico che genera crescita prevedibile.

Strategia vs improvvisazione

Un marketing strategist non è un lusso per aziende grandi. È una necessità per qualsiasi business che vuole crescere in modo prevedibile invece di sperare che qualche tattica casuale funzioni.

Il marketing strategico si integra con:

Prima di investire altro budget in campagne casuali, chiediti:

  • Hai una direzione strategica chiara che guida ogni decisione marketing?
  • Puoi collegare ogni attività marketing a risultati business specifici?
  • Il tuo team sa esattamente cosa deve ottenere e come misurerà successo?
  • La tua concorrenza ha vantaggio strategico che tu stai ignorando?

Solo quando hai strategia puoi investire in tattica con fiducia di ottenere ritorno prevedibile.

Scarica Adscheck 7, l’unica checklist che ti mostra in 15 minuti dove le tue campagne su Meta ti stanno facendo perdere soldi, e scopri se il problema è tecnico o strategico.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di più tattiche marketing.

Hai bisogno di strategia che trasforma le tattiche in crescita sostenibile.

E quella è tutta un’altra storia.

Business plan come farlo: guida per chi vende servizi

Business plan come farlo: guida per chi vende servizi

Non sei semplicemente stufə di sentire “devi fare un business plan” senza che nessuno ti spieghi come farlo davvero?

Soprattutto quando vendi servizi, non prodotti fisici?

Benvenuto nel club di migliaia di professionisti che si sono ritrovati a combattere con template da 50 pagine pensati per startup tech che cercano milioni di finanziamenti.

La verità brutale: il 90% dei business plan è carta straccia inutile.

Pagine e pagine di proiezioni inventate, analisi di mercato copiate da internet, grafici che sembrano importanti ma non dicono niente di concreto.

Il business plan che ti serve come professionista che vende servizi è completamente diverso. 

Deve essere uno strumento strategico che ti aiuta a prendere decisioni, non un documento per impressionare investitori inesistenti.

Come strategist specializzata nel lavorare con coach, consulenti e freelance, prima di iniziare a mettere le mani su un nuovo progetto faccio sempre un business plan.

Non documenti da cassetto, ma roadmap operative che generano risultati.

Perché il 90% dei business plan è tempo sprecato

Prima di spiegarti come fare un business plan che funziona, capiamo perché la maggior parte sono completamente inutili.

Gli errori più comuni nei business plan:

  • Copiare template generici: usare modelli pensati per manifatture, retail o startup tech quando vendi consulenze o coaching. È come usare la ricetta della pasta per fare una torta.
  • Focalizzarsi sui numeri inventati: “Nell’anno 3 fatturerò 500k€” basato su… cosa? Sogni e speranze? I numeri devono essere basati su strategie concrete, non su wishful thinking.
  • Scrivere per impressionare invece che per decidere: business plan di 40 pagine pieni di termini tecnici che nessuno leggerà mai, nemmeno tu tra 6 mesi.
  • Non considerare la realtà del business servizi: i servizi hanno dinamiche completamente diverse dai prodotti: niente scorte, niente produzione, tutto basato su tempo e competenze.
  • Fare il piano una volta e dimenticarselo: il business plan che rimane nel cassetto per 2 anni non serve a niente. Deve essere un documento vivo che usi per prendere decisioni.

Business Plan come farlo male

Quando un business plan fallisce, è perché, generalmente, la sua esecuzione viene preceduta da una mentalità del tutto sbagliata.

Ti riporto qui sotto gli atteggiamenti più tossici che ho visto di recente adottati da freelance, creator di corsi e aziende che vendono servizi:

  • “Devo impressionare qualcuno” Se non stai cercando finanziamenti, l’unico che deve essere convinto sei tu. Il business plan è per te, non per gli altri.
  • “Più lungo = più professionale” Falso. Più lungo = più tempo sprecato. Un business plan efficace è conciso e actionable.
  • “Devo prevedere tutto” Impossibile. Il business plan deve essere flessibile e adattabile, non una profezia.
  • “È un esercizio accademico” No. È uno strumento strategico che deve guidare le tue decisioni quotidiane.

Cosa succede quando il business plan è sbagliato

Paralisi da analisi: passi mesi a scrivere invece di agire e testare sul mercato reale.

Decisioni basate su ipotesi sbagliate: investi tempo e soldi in strategie che non funzionano perché partivi da presupposti errati.

Mancanza di focus: senza una direzione chiara, sprechi energie in attività che non portano risultati.

Frustrazione e abbandono: quando i risultati non arrivano come previsto, pensi che sia colpa tua invece di capire che il piano era irrealistico.

Ma esiste un modo completamente diverso di approcciare il business plan.

Quali sono i 4 componenti di un business plan?

Dimenticati i 15 capitoli che trovi nei template tradizionali.

Un business plan per professionisti che vendono servizi ha solo 4 componenti essenziali.

Componente 1: POSIZIONAMENTO STRATEGICO

Cosa include:

  • Chi sei e cosa fai (in modo specifico, non generico)
  • A chi lo vendi (il tuo cliente ideale definito con precisione)
  • Perché dovrebbero scegliere te invece della concorrenza
  • Qual è la trasformazione che offri ai clienti

Esempio concreto: ❌ Generico: “Sono un business coach che aiuta le aziende a crescere”

✅ Specifico: “Aiuto founder di startup B2B con 10-50 dipendenti a passare da ‘capo che controlla tutto’ a ‘leader che delega risultati’, aumentando il fatturato del 40% in 12 mesi senza lavorare più ore”

Domande chiave da rispondere:

  • Quale problema specifico risolvi?
  • Per chi lo risolvi esattamente?
  • Come lo risolvi diversamente dagli altri?
  • Quale risultato concreto garantisci?

Componente 2: MODELLO DI BUSINESS

Cosa include:

  • Come generi ricavi (tipologie di servizi e prezzi)
  • Struttura dei costi principali
  • Margini attesi per ogni servizio
  • Capacity planning (quanti clienti puoi gestire)

Struttura ricavi per servizi:

  • Consulenza oraria: €X/ora × ore fatturabili/mese
  • Progetti a forfait: €Y per progetto × progetti/mese
  • Retainer mensili: €Z/mese × clienti attivi
  • Programmi/corsi: €W × partecipanti

Costi principali da considerare:

  • Tools e software (CRM, marketing, produttività)
  • Formazione continua e certificazioni
  • Marketing e advertising
  • Spese operative (ufficio, telefono, trasporti)
  • Tasse e contributi

Componente 3: STRATEGIA DI ACQUISIZIONE CLIENTI

Cosa include:

  • Canali di marketing principale e secondari
  • Budget marketing e CAC (Customer Acquisition Cost) target
  • Funnel di vendita e processo di conversione
  • Timeline per costruire ogni canale

Canali primari per servizi professionali:

  • Referral e passaparola: Sistema per stimolare raccomandazioni
  • Content marketing: Blog, LinkedIn, YouTube per posizionamento
  • Networking strategico: Eventi, community, partnership
  • Advertising mirato: Meta Ads e Google per amplificare

Esempio di strategia integrata:

  • Mesi 1-3: Foundation content marketing + networking
  • Mesi 4-6: Amplificazione con advertising + sistema referral
  • Mesi 7-12: Ottimizzazione e scale dei canali che convertono meglio

Metriche da trackare:

  • Lead generati per canale/mese
  • Conversion rate lead → consultation
  • Conversion rate consultation → cliente
  • CAC per canale
  • Lifetime Value medio cliente

Componente 4: ROADMAP OPERATIVA

Cosa include:

  • Obiettivi specifici per ogni trimestre
  • Milestone misurabili
  • Resource allocation (tempo e budget)
  • Plan B per scenario pessimistici

Esempio di roadmap trimestrale:

Q1: Foundation

  • Obiettivo: Validare offering e primi 3 clienti
  • Attività: Content strategy + networking + pricing test
  • Investimento: 20h/settimana marketing, €500 budget ads
  • Milestone: 3 clienti paganti, €3000 MRR

Q2: Growth

  • Obiettivo: Scale a 8-10 clienti stabili
  • Attività: Advertising strategico + referral system
  • Investimento: 15h/settimana marketing, €1500 budget ads
  • Milestone: 10 clienti, €8000 MRR

Q3: Optimization

  • Obiettivo: Sistemazione processi e premium pricing
  • Attività: Automation + upsell + testimonial
  • Investimento: 10h/settimana marketing, €2000 budget ads
  • Milestone: 12 clienti, €12000 MRR

Q4: Scale

  • Obiettivo: Preparazione anno successivo
  • Attività: Team building + new services + partnership
  • Investimento: Variabile basato su risultati Q1-Q3
  • Milestone: 15 clienti, €18000 MRR

Come integrare i 4 componenti:

Tutto deve essere coerente:

  • Il posizionamento determina la strategia di acquisizione
  • Il modello di business definisce i prezzi e la capacity
  • La roadmap allinea tutto nel tempo
  • Ogni componente influenza e rinforza gli altri

Test di coerenza: Se cambi il posizionamento, devi aggiornare acquisizione clienti, prezzi e roadmap. Se cambi la strategia marketing, devi verificare impact su costi e timeline.

Come strategist, mi è capitato di vedere spesso business plan dove i 4 componenti non sono allineati. Il risultato? Confusione, sprechi, risultati under-performance.

Vuoi iniziare a lavorare sulla lead generation con un business plan che funziona davvero per il tuo settore specifico? Prenota una consulenza strategica e sviluppiamo insieme una roadmap operativa che trasforma visione in risultati concreti.

Quanto tempo ci vuole per fare un business plan?

Questa è una delle domande più frequenti, e la risposta dipende da cosa vuoi ottenere dal tuo business plan.

Come fare un business plan strategico

Settimana 1: Research e discovery

  • Analisi del tuo posizionamento attuale (8 ore)
  • Studio della concorrenza (6 ore)
  • Definizione cliente ideale (4 ore)
  • Raccolta dati finanziari esistenti (2 ore)

Settimana 2: Strategia e modello

  • Definizione posizionamento differenziato (6 ore)
  • Sviluppo modello di business (8 ore)
  • Pricing strategy e capacity planning (4 ore)
  • Prima draft dei numeri (2 ore)

Settimana 3: Marketing e vendite

  • Strategia acquisizione clienti (8 ore)
  • Funnel design e conversion process (6 ore)
  • Budget marketing e CAC calculation (4 ore)
  • Content strategy overview (2 ore)

Settimana 4: Roadmap e finalizzazione

  • Roadmap trimestrale dettagliata (6 ore)
  • Scenario planning (what-if analysis) (4 ore)
  • Review e ottimizzazione finale (4 ore)
  • Setup tracking e KPI (2 ore)

Fattori che influenzano il timing

Acceleratori (riducono i tempi):

  • Hai già dati storici da analizzare
  • Conosci bene il tuo target e la concorrenza
  • Hai una strategia marketing che già funziona
  • Sei chiaro sui tuoi obiettivi e priorità

Complicatori (aumentano i tempi):

  • Stai cambiando posizionamento o target
  • Entri in un mercato che non conosci
  • Devi validare ipotesi con ricerche di mercato
  • Hai partnership o modelli di business complessi

L’approccio “agile” che raccomando

Prima di fare tutto perfetto subito, usa l’approccio iterativo:

Sprint 1 (1 settimana): MVP del business plan ossia versione base con le decisioni più importanti per iniziare ad agire.

Sprint 2 (2 settimane dopo): Prima ottimizzazione inizia con i primi aggiornamenti basati sui primi risultati e feedback del mercato.

Sprint 3 (1 mese dopo): Versione matura inizi ad avere dei dati reali, non solo ipotesi.

Review trimestrale: Aggiornamento strategico fai una revisione completa basata sui risultati raggiunti vs pianificati.

Business plan come farlo in modo efficace

Considera che esiste una regola d’oro nel timing.

È meglio un business plan buono implementato subito che un business plan perfetto implementato mai.

Il mercato ti darà feedback migliori di qualsiasi analisi da tavolino. Inizia con una versione funzionale e migliorala con i dati reali.

Come strategist che lavora con professionisti sempre di corsa, il mio approccio è sempre: minimum viable plan → azione → ottimizzazione basata su risultati.

Quante pagine dovrebbe avere un business plan?

Ecco la verità che nessuno ti dice: il numero di pagine è inversamente proporzionale alla probabilità che qualcuno lo legga.

Incluso tu, tra 6 mesi.

Devi avere il focus sulla densità, non sulla lunghezza

❌ 30 pagine con contenuto diluito:

  • Paragrafi generici copiati da template
  • Grafici che non aggiungono insight
  • Analisi ovvie del tipo “il mercato è competitivo”
  • Proiezioni irrealistiche senza spiegazione della strategia

✅ 8 pagine con contenuto denso:

  • Ogni frase aggiunge valore decisionale
  • Numeri specifici basati su ricerca o esperienza
  • Strategie concrete e actionable
  • Timeline realistiche con milestone verificabili

Come strutturare ogni sezione per massima efficacia:

Regola del “So What?” Dopo ogni paragrafo, chiediti: “E quindi? Quale decisione mi aiuta a prendere questa informazione?”

Principio della piramide invertita Inizia sempre con la conclusione, poi vai nei dettagli. Come nei giornali.

Esempio: ❌ “Il mercato del coaching in Italia è cresciuto del 15% negli ultimi 3 anni, con particolare sviluppo nel segmento business coaching che rappresenta il 34% del totale…”

✅ “Opportunità: Mercato business coaching da 340M€ in crescita del 15% annuo. La mia nicchia (startup scaling) è sotto-servita con solo 12 competitor diretti.”

La checklist della lunghezza ottimale

✅ Ogni sezione ha uno scopo decisionale chiaro

✅ Posso leggere tutto in 30-45 minuti

✅ Posso spiegare i punti chiave senza guardare il documento

✅ Ogni grafico/tabella aggiunge insight non ovvi

✅ Le proiezioni sono spiegabili e difendibili

✅ Include solo informazioni che influenzano decisioni

Se tutti i punti sono ✅, hai la lunghezza giusta indipendentemente dal numero di pagine.

La verità sulla lunghezza ideale

Il business plan migliore è quello che usi davvero.

Un documento da 5 pagine che consulti ogni settimana vale infinitamente più di uno da 50 pagine che rimane nel cassetto.

Come strategist che deve essere pratica, non accademica, il mio obiettivo è sempre: massimo valore strategico nel minimo tempo di lettura.

Come faccio a fare un business plan se vendo servizi?

Questa è la domanda chiave.

Perché il 90% dei template e delle guide sono pensati per prodotti fisici o startup tech, non per professionisti che vendono competenze e tempo.

Quindi non perdiamo tempo e vediamo subito un business plan come farlo in modo indolore se vendi servizi.

Le differenze fondamentali dei servizi

I servizi sono intangibili: non puoi toccarli, provarli, o restituirli come un prodotto. Il cliente compra fiducia e risultati promessi.

Il “prodotto” sei tu: la tua competenza, disponibilità, e capacità sono il core dell’offering. Non puoi scalarli infinitamente.

Delivery personalizzata: ogni cliente riceve un servizio adattato alla sua situazione. Non puoi vendere lo stesso identico “prodotto” a tutti.

Relationship-based: i servizi si basano su relazioni di fiducia che si costruiscono nel tempo, non su transazioni spot.

Struttura adattata ai servizi:

SERVICE OFFERING:

  • Core service: Risolve problema principale
  • Support services: Aumentano valore e retention
  • Delivery method: Come erogli (1:1, gruppo, online)
  • Outcome: Risultati misurabili garantiti

CAPACITY PLANNING: Formula: Ricavo max = Ore fatturabili × Tariffa × Tasso occupazione

Esempio:

  • Ore disponibili: 25/settimana
  • Tariffa: €150/ora
  • Occupazione: 80%
  • Ricavo settimanale: €3.000

REVENUE STREAMS:

  • 60% retainer (stabilità)
  • 30% progetti (growth)
  • 10% programmi premium

Che documenti servono per fare un business plan?

Documenti essenziali:

1. Dati finanziari storici

  • Fatturato ultimi 12-24 mesi
  • Costi operativi per categoria
  • Tempo medio per progetto

2. Analisi concorrenza

  • 5-10 competitor principali
  • Loro pricing e posizionamento
  • Punti forza/debolezza

3. Ricerca target

  • Interviste 5-10 clienti ideali
  • Survey su problemi e budget
  • Feedback su pricing attuale

4. Proof of concept

  • Case studies con risultati
  • Testimonials verificabili
  • Metrics soddisfazione cliente

Documenti che NON servono: 

❌ Studi mercato da migliaia di euro

❌ Business canvas da 20 pagine

❌ Proiezioni a 5 anni irrealistiche

Il business plan è obbligatorio per i freelance?

Legalmente: No Nessuna normativa obbliga freelance a redigere business plan.

Strategicamente: Sì È uno strumento di sopravvivenza e crescita.

Problemi freelance senza plan:

Pricing casuale: Si vendono sotto-prezzo 

Nessuna direction: Vanno a progetto senza vision 

Cash flow imprevedibile: Alternanza pieno/vuoto 

Burnout: Accettano tutto senza criterio

Business plan “lite” per freelance:

POSITIONING (1 riga): “Sono [ruolo] che aiuta [target] a [risultato] attraverso [metodo]”

SERVICE MENU:

Servizio: Core
Durata: 2 settimane
Prezzo: 2.500 €
Capacity: 4 al mese

Servizio: Collaterale
Durata: 1 settimana
Prezzo: 800 €
Capacity: 8 al mese

FINANCIAL TARGETS:

  • Monthly recurring: €X
  • Project revenue: €Y
  • Target margin: Z%

Quando diventa “obbligatorio”:

  • Fatturato > €50k/anno
  • Vuoi crescere oltre survival mode
  • Vuoi pricing premium
  • Vuoi prevedibilità cash flow

La verità finale: strumento di crescita, non burocrazia

Il business plan migliore è quello che usi per prendere decisioni migliori.

Differenza tra burocratico e strategico:

Burocratico:

  • 40 pagine che nessuno legge
  • Proiezioni inventate
  • Rimane nel cassetto

Strategico:

  • 5-10 pagine dense
  • Numeri basati su validazione
  • Consulti ogni settimana

Elementi non negoziabili:

Posizionamento differenziato Cosa vendi, a chi, perché scegliere te vs concorrenza

Modello sostenibile Ricavi, costi, capacity, margini devono tornare

Acquisizione clienti validata Come arrivano, quanto costa acquisirli, come ottimizzare

Roadmap actionable Obiettivi specifici, timeline realistiche, milestone misurabili

L’integrazione strategica:

Il business plan si integra con:

Errore finale da evitare:

Confondere pianificazione con procrastinazione.

Red flag che ti fanno capire che stai procrastinando:

  • Più tempo a perfezionare che implementare
  • Cerchi sempre “più informazioni”
  • Piano più importante del business
  • Non hai parlato con potenziali clienti

La regola d’oro:

Plan → Act → Measure → Adjust → Repeat

Non: Plan → Perfect → Re-plan → Never Act

Quando aggiornare:

  • Annualmente: Check numeri e KPI
  • Trimestralmente: Review obiettivi
  • Annualmente: Revisione strategica
  • All’occorrenza: Cambi di mercato significativi

Prima di sprecare tempo in planning infinito, assicurati di avere:

  • Definizione chiara cliente ideale
  • Strategia posizionamento differenziato
  • Sistema per trasformare plan in azioni
  • Disciplina per usarlo operativamente

Solo allora il business plan diventa la roadmap che trasforma visione in realtà.

Prenota una consulenza strategica se hai bisogno di sviluppare una strategia di acquisizione clienti che sia efficace, invece di continuare con template generici.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di un business plan più dettagliato.

Hai bisogno di un business plan più utilizzabile.

E quella è tutta un’altra storia.

7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa (che funzionano sempre)

7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa (che funzionano sempre)

Vuoi sapere qual è la differenza tra un professionista che fa fatica a vendere e uno che ha sempre clienti in lista d’attesa?

Le parole che usa.

Non la competenza tecnica. Non il prezzo. Non la fortuna.

Le frasi persuasive che sceglie per comunicare il valore del suo servizio.

Il 95% dei professionisti pensa che basti essere bravi nel proprio lavoro per vendere.

Ma la realtà è brutale: se non sai comunicare il valore di quello che fai, non vendi. Punto.

Dopo anni di analisi su migliaia di copy che convertono (e altrettanti che falliscono), ho identificato 7 frasi persuasiveche funzionano sempre, per qualsiasi prodotto o servizio.

Ma attenzione: prima di rivelarti queste frasi, devi capire una verità fondamentale che il 90% ignora completamente.

Per vendere, il primo step è capire qual è il prodotto o servizio che offri e capire a che target vuoi rivolgerti. Una volta che hai definito nello specifico questi due elementi, l’80% del lavoro è fatto.

Come strategist e copywriter specializzata in copy a risposta diretta, mi capita di vedere ogni giorno professionisti che usano frasi persuasive potentissime… ma con il target sbagliato o per il servizio sbagliato.

Risultato? Zero vendite.

Perché il 90% delle frasi persuasive non funziona

Prima di svelarti le 7 frasi che cambieranno il tuo business, capiamo perché la maggior parte dei tentativi di persuasione fallisce miseramente.

Gli errori più comuni nella comunicazione persuasiva:

  • Usare frasi generiche copiate da internet: “Contattami per una consulenza gratuita” non persuade nessuno. È generico, non crea urgenza, non comunica valore specifico.
  • Parlare del prodotto invece del beneficio: “Offro coaching di leadership” vs “Trasformo manager stressati in leader sereni che ottengono risultati senza micromanagement”.
  • Non conoscere il proprio target: le frasi persuasive che funzionano per startup tech non funzionano per PMI tradizionali. Ogni target ha trigger emotivi diversi.
  • Copiare i competitor senza strategia: vedere una frase che funziona per altri e usarla pari pari, senza capire perché funziona e se è adatta al proprio business.
  • Focalizzarsi su caratteristiche invece che su trasformazioni: “Ho 10 anni di esperienza” non vende. “In 10 anni ho aiutato 200+ imprenditori a raddoppiare il fatturato” sì.

La verità che nessuno ti dice

Non esistono frasi magiche che vendono tutto a tutti.

Esistono principi psicologici universali che, applicati al target giusto per il servizio giusto, creano frasi persuasive irresistibili.

Il prerequisito fondamentale (che tutti saltano)

Prima di usare qualsiasi frase persuasiva, devi aver fatto questo lavoro:

1. Definizione laser del servizio:

  • Cosa fai ESATTAMENTE?
  • Qual è il risultato specifico che garantisci?
  • In quanto tempo lo ottieni?
  • Cosa rende il tuo approccio unico?

2. Identificazione precisa del target:

  • Chi è il tuo cliente ideale?
  • Quali sono i suoi problemi specifici?
  • Cosa lo tiene sveglio la notte?
  • Qual è il suo linguaggio naturale?

3. Mapping dei trigger emotivi:

  • Cosa lo motiva ad agire?
  • Di cosa ha paura?
  • Cosa desidera davvero?
  • Quali sono le sue obiezioni principali?

Solo dopo aver completato questo lavoro puoi usare le frasi persuasive efficacemente.

Altrimenti è come sparare nel buio: magari colpisci qualcosa, ma è solo fortuna.

Cosa scrivere per attirare i clienti?

Ecco la prima verità scomoda: non devi attirare clienti.

Devi attirare i clienti giusti.

La differenza è abissale.

Il primo approccio porta curiosi che non comprano mai.

Il secondo porta prospect qualificati pronti a investire.

La formula per contenuti che attirano clienti qualificati

PROBLEMA + AGITAZIONE + SOLUZIONE + PROOF + CALL TO ACTION

Esempio concreto per un Business Coach:

❌ Attira tutti (e non vende): “Sei un imprenditore? Ti aiuto a crescere il business! Contattami per saperne di più.”

✅ Attira clienti giusti (e vende): “Se il tuo team fa tutto quello che gli dici ma l’azienda non cresce lo stesso, hai un problema di sistema, non di persone. Ho aiutato 47 imprenditori a passare da ‘capo che controlla tutto’ a ‘leader che delega risultati’. Il risultato? +60% di crescita media e -50% di stress. Ti riconosci? Prenota un’analisi gratuita.”

Perché il secondo funziona:

  • Identifica un problema specifico e costoso
  • Usa il linguaggio del target (“team”, “sistema”, “delegare”)
  • Fornisce social proof concreto (47 clienti, +60% crescita)
  • Crea identificazione (“Ti riconosci?”)
  • Call to action specifica e a basso rischio

Le 7 categorie di contenuti che attirano clienti

1. Problem identification content “5 segnali che il tuo [problema] ti sta costando [costo specifico]”

2. Behind-the-scenes content “Come ho risolto [problema specifico] per [tipo di cliente] in [timeframe]”

3. Contrarian content “Perché [credenza comune del settore] è sbagliata (e cosa fare invece)”

4. Case study content “Da [situazione iniziale] a [risultato finale]: il metodo che ha funzionato”

5. Educational content “Il framework in 3 step per [ottenere risultato desiderato]”

6. Social proof content “[Nome cliente] ha ottenuto [risultato specifico] in [tempo]. Ecco come.”

7. Urgency content “Perché aspettare [azione] ti sta costando [conseguenza] ogni giorno”

Gli errori che uccidono l’attrazione clienti

Parlare di te invece che dei loro problemi “Sono un esperto di…” vs “Se hai questo problema…”

Usare gergo tecnico incomprensibile Il tuo target deve capire ogni parola senza consultare Wikipedia.

Non specificare il risultato “Ti aiuto a migliorare” vs “Ti aiuto a raddoppiare il fatturato in 12 mesi”

Non creare urgenza Senza urgenza, anche il prospect più interessato rimanda all’infinito.

Come copywriter specializzata in strategie che convertono, il mio mantra è: ogni parola deve avere uno scopo, ogni frase deve avvicinare alla vendita.

Stai scrivendo contenuti che attirano curiosi o clienti? Prenota una consulenza strategica e analizziamo come trasformare la tua comunicazione in una calamita per prospect qualificati.

Come vendere in modo convincente?

La vendita convincente non è manipolazione. È comunicazione strategica del valore in modo che il prospect capisca chiaramente perché tu sei la soluzione migliore al suo problema.

I 4 pilastri della vendita convincente:

1. CREDIBILITÀ (perché dovrebbero fidarsi di te) 

2. VALORE (cosa guadagnano lavorando con te)

3. URGENZA (perché dovrebbero agire ora) 

4. RIDUZIONE DEL RISCHIO (cosa succede se non funziona)

Pilastro 1: Costruire credibilità istantanea

❌ Credibilità debole: “Sono un consulente esperto con anni di esperienza”

✅ Credibilità forte: “Negli ultimi 3 anni ho aiutato 127 ristoranti a aumentare la marginalità media del 34% senza alzare i prezzi. Il mio record? Un cliente è passato da -15% a +28% di marginalità in 8 mesi.”

Elementi di credibilità che funzionano:

  • Numeri specifici di clienti aiutati
  • Risultati quantificabili e verificabili
  • Timeframe realistici
  • Settori/nicchie specifiche
  • Metodologie proprietarie

Pilastro 2: Comunicare valore irresistibile

Formula del valore percepito: Valore = (Benefici × Probabilità di successo) / (Tempo + Fatica + Costo)

❌ Valore generico: “Ti aiuto a far crescere il business”

✅ Valore specifico: “In 90 giorni implementiamo il sistema che ti fa risparmiare 15 ore/settimana di micromanagement e aumenta la produttività del team del 40%. Zero formazione aggiuntiva richiesta.”

Come articolare il valore:

  • Beneficio quantificabile (15 ore/settimana risparmiate)
  • Risultato misurabile (40% produttività in più)
  • Timeframe specifico (90 giorni)
  • Riduzione di fatica (zero formazione aggiuntiva)

Pilastro 3: Creare urgenza autentica

❌ Urgenza finta: “Offerta valida solo oggi!”

✅ Urgenza reale: “Ogni mese che rimandi questa ottimizzazione, perdi in media 12.000€ di fatturato potenziale. Il mio prossimo slot disponibile è a marzo 2024.”

Tipi di urgenza autentica:

  • Conseguenza del ritardo: Costo di non agire
  • Disponibilità limitata: Slot realmente limitati
  • Stagionalità: Momenti migliori per iniziare
  • Opportunità temporanee: Condizioni di mercato favorevoli

Pilastro 4: Ridurre il rischio percepito

Le 5 tipologie di rischio che fermano la vendita:

Rischio finanziario: “E se non funziona e perdo i soldi?” Soluzione: Garanzie, rimborsi, risultati misurabili

Rischio di tempo: “E se mi fa perdere tempo prezioso?” Soluzione: Timeline chiare, milestone verificabili

Rischio sociale: “E se gli altri pensano che sia una cattiva decisione?” Soluzione: Social proof, testimonial di peer

Rischio funzionale: “E se non ottengo i risultati promessi?” Soluzione: Case study, metodologie provate

Rischio emotivo: “E se mi sento stupido per aver sbagliato scelta?” Soluzione: Supporto continuo, processo chiaro

La sequenza di vendita che convince

1. HOOK (cattura attenzione) “Se il tuo e-commerce fa meno di 100 ordini/mese dopo 6 mesi di attività…”

2. PROBLEMA (agita il dolore) “…stai probabilmente commettendo uno di questi 3 errori che uccidono le conversioni”

3. SOLUZIONE (presenta il metodo) “Il mio Conversion Audit System identifica esattamente dove perdi clienti e come sistemarlo”

4. PROOF (dimostra che funziona) “L’ho usato per 89 e-commerce. Risultato medio: +127% di conversioni in 60 giorni”

5. OFFERTA (presenta la proposta) “Audit completo + piano d’azione personalizzato + 30 giorni di implementazione assistita”

6. GARANZIA (rimuove il rischio) “Se non aumenti le conversioni del 50% in 60 giorni, ti rimborso tutto + 500€ per il tempo perso”

7. URGENZA (spinge all’azione) “Accetto solo 3 nuovi clienti al mese. Il prossimo slot si libera a maggio.”

8. CALL TO ACTION (dice cosa fare) “Prenota l’Audit Call gratuita di 30 minuti entro venerdì”

Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta, progetto sempre sequenze di vendita che rispettano i tempi psicologici del cliente, non la fretta del venditore.

Cosa scrivere sotto un post per vendere?

La caption che vende non è quella che spinge subito all’acquisto.

È quella che nutre la relazione e guida il lettore verso il prossimo step logico del customer journey.

La formula della caption che chiama l’attenzione dei tuoi clienti

HOOK + STORY + VALUE + PROOF + CTA

Vediamo ogni elemento nel dettaglio:

1. HOOK

In buona sostanza, i primi 125 caratteri – quello che si vede senza “…altro”

Obiettivo: Fermare lo scroll e creare curiosità irresistibile

❌ Hook deboli:

  • “Oggi vi parlo di…”
  • “Ciao a tutti, come state?”
  • “Nuovo post sul blog!”

✅ Hook che fermano:

  • “Ho appena scoperto perché il 73% delle startup fallisce nel secondo anno”
  • “Questo errore di 30 secondi mi è costato 50.000€”
  • “La domanda che nessun cliente dovrebbe mai farti”

Formula degli hook vincenti:

  • Curiosity gap: “La cosa che i miei competitor non vogliono che tu sappia”
  • Statistica sorprendente: “Il 89% dei business coach fa questo errore”
  • Storia personale: “Il giorno in cui ho quasi chiuso l’attività”
  • Contrarian: “Perché lavorare di più ti fa guadagnare di meno”

2. STORY

Cioè il corpo della caption

Obiettivo: Creare connessione emotiva e fiducia attraverso storytelling

Struttura narrativa vincente:

  • Situazione iniziale: “Due anni fa avevo questo problema…”
  • Conflitto: “Ho provato tutto: corsi, consulenti, strategie miracolose…”
  • Svolta: “Finché non ho capito che…”
  • Risultato: “Oggi il problema non esiste più e…”
  • Lezione: “Ecco cosa ho imparato che può aiutare anche te”

Esempio concreto: “Due anni fa il mio cliente Marco aveva un e-commerce che faceva 50 ordini/mese. Non male, ma voleva scalare. Ha provato di tutto: più traffico, più prodotti, prezzi più bassi. Niente funzionava. Il problema non era il traffico. Era il checkout. 7 passaggi, troppi campi, nessuna opzione di pagamento veloce. In 3 settimane abbiamo ridotto il checkout a 2 click. Risultato? Da 50 a 340 ordini/mese. Stesso traffico, 580% di conversioni in più.”

3. VALUE

Ossia l’insegnamento o il punto di vista della situazione

Obiettivo: Offrire valore concreto che posiziona come esperto

Tipi di valore che funzionano:

  • Framework pratico: “Le 3 domande che faccio sempre prima di…”
  • Checklist: “Prima di lanciare la tua prossima campagna, verifica che…”
  • Mistake revelation: “L’errore nascosto che tutti fanno è…”
  • Insider tip: “Quello che non ti dicono sui… è che…”

4. PROOF

Obiettivo: Dimostrare competenza attraverso risultati concreti

Esempi di proof efficaci:

  • “Stesso metodo usato per 47 clienti negli ultimi 2 anni”
  • “Risultato medio: +127% di performance”
  • “Come confermato anche da [autorità del settore]”
  • “Principio validato da [studio/ricerca]”

5. CTA

Cioè la call to action strategica

Obiettivo: Guidare verso il prossimo step del funnel, non vendere direttamente

Tipologie di CTA per fase del funnel:

Awareness (follower freddi):

  • “Salva questo post se ti è utile”
  • “Condividi se conosci qualcuno che ha questo problema”
  • “Dimmi nei commenti: qual è la tua esperienza con…”

Consideration (follower coinvolti):

  • “Commenta GUIDA e ti mando il framework completo”
  • “Vai sul mio ultimo post per l’approfondimento”
  • “Link in bio per il case study dettagliato”

Decision (follower qualificati):

  • “Se vuoi aiuto per implementarlo, scrivimi in DM”
  • “Prenota una call gratuita per analizzare la tua situazione”
  • “Solo per i primi 5: audit gratuito del tuo [settore]”

Stai scrivendo caption che intrattengono o che convertono? Scarica Adscheck 7, l’unica checklist che ti mostra in 15 minuti dove le tue campagne su Meta ti stanno facendo perdere soldi, e scopri come ottimizzare anche i tuoi contenuti organici.

Quali sono le tecniche persuasive che vengono usate?

Ora entriamo nel cuore della psicologia della persuasione. Queste sono le leve mentali che, quando usate eticamente e strategicamente, trasformano prospect indecisi in clienti entusiasti.

Le 7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa (finalmente)

1. “Il metodo che ho usato per [risultato specifico] in [tempo specifico]”

Perché funziona:

  • Promette un sistema replicabile (non fortuna)
  • Fornisce risultato quantificabile
  • Dà timeframe realistico
  • Implica che puoi insegnarlo ad altri

Esempi per settori:

  • Business Coach: “Il metodo che ho usato per far passare 23 startup da pre-seed a Series A in 18 mesi”
  • Nutrizionista: “Il metodo che ho usato per far perdere 45kg a miei clienti senza dieta restrittiva”
  • Marketing Consultant: “Il metodo che ho usato per triplicare il ROI di 67 campagne Facebook in 90 giorni”

2. “Se [situazione specifica], allora [conseguenza costosa]”

Perché funziona:

  • Crea identificazione immediata
  • Agita un dolore reale
  • Implica che sai come risolverlo
  • Genera urgenza di agire

Esempi applicati:

  • HR Consultant: “Se il tuo turnover supera il 25% annuo, stai perdendo almeno 150.000€ in formazione e recruiting”
  • Cyber Security: “Se non hai aggiornato i protocolli negli ultimi 6 mesi, la probabilità di attacco aumenta del 340%”
  • Business Coach: “Se lavori più di 60 ore/settimana ma il fatturato non cresce, hai un problema di sistema, non di impegno”

3. “Ecco l’unica cosa che separa [situazione attuale] da [situazione desiderata]”

Perché funziona:

  • Semplifica un problema complesso
  • Crea curiosità irresistibile
  • Posiziona come la soluzione definitiva
  • Riduce l’overwhelm del cambiamento

Esempi pratici:

  • Sales Coach: “Ecco l’unica cosa che separa venditori da 50k€/anno da quelli da 150k€/anno”
  • E-commerce Consultant: “Ecco l’unica cosa che separa negozi che falliscono da quelli che fatturano 7 cifre”
  • Leadership Coach: “Ecco l’unica cosa che separa manager stressati da leader sereni”

4. “Quello che nessuno ti dice su [argomento] è che…”

Perché funziona:

  • Promette informazioni esclusive
  • Crea alleanza (“noi contro loro”)
  • Posiziona come insider esperto
  • Genera curiosità di sapere il segreto

Esempi settoriali:

  • Financial Advisor: “Quello che nessuno ti dice sugli investimenti è che il timing batte sempre la diversificazione”
  • Real Estate: “Quello che nessuno ti dice sull’acquisto casa è che il prezzo di listino è solo il 60% del costo reale”
  • Web Agency: “Quello che nessuno ti dice sui siti web è che il design conta meno del copywriting”

5. “Come ho [risultato impressionante] mentre tutti gli altri [approccio comune sbagliato]”

Perché funziona:

  • Contrasta con l’approccio mainstream
  • Genera curiosità per il metodo diverso
  • Crea differenziazione automatica
  • Implica superiorità strategica

Esempi di applicazione:

  • Social Media Manager: “Come ho raggiunto 100k follower qualificati mentre tutti gli altri compravano bot”
  • Business Consultant: “Come ho raddoppiato il fatturato di 34 clienti mentre tutti gli altri tagliavano i costi”
  • Fitness Coach: “Come ho fatto perdere 30kg ai miei clienti mentre tutti gli altri prescrivevano diete impossibili”

6. “Il framework in [numero] step che ha generato [risultato specifico] per [numero] clienti”

Perché funziona:

  • Promette un sistema ordinato e replicabile
  • Quantifica sia il metodo che i risultati
  • Fornisce social proof numerica
  • Riduce la complessità percepita

Esempi concreti:

  • Sales Trainer: “Il framework in 5 step che ha generato +2.3M€ di vendite per 89 commercial”
  • Productivity Coach: “Il framework in 3 step che ha fatto risparmiare 847 ore/anno a 156 manager”
  • Digital Strategist: “Il framework in 7 step che ha portato 12.000 lead qualificati a 67 aziende B2B”

7. “Perché [credenza comune] ti sta costando [costo specifico] (e cosa fare invece)”

Perché funziona:

  • Sfida le credenze esistenti
  • Quantifica il danno del non agire
  • Promette l’alternativa corretta
  • Crea urgenza di cambiare approccio

Esempi per settore:

  • Marketing Consultant: “Perché ‘più traffico = più vendite’ ti sta costando 50.000€/anno (e cosa fare invece)”
  • HR Specialist: “Perché ‘assumere i migliori CV’ ti sta costando 200.000€ in turnover (e cosa fare invece)”
  • Business Coach: “Perché ‘il cliente ha sempre ragione’ ti sta costando il 40% dei profitti (e cosa fare invece)”

Le leve psicologiche dietro ogni frase

Leva della scarsità: “Solo per i primi 10…” 

Leva dell’autorità: “Come usato da Google, Amazon e…” 

Leva della riprova sociale: “Scelto da 10.000+ professionisti” 

Leva della reciprocità: “Ti regalo il framework che…” 

Leva della coerenza: “Se credi che il successo si meriti…” 

Leva del contrasto: “Mentre tutti fanno X, i vincenti fanno Y”

Il test che devi fare prima di usare ogni frase persuasiva

Prima di usare qualsiasi frase, chiediti:

  1. È specifica al mio target? (Non generica)
  2. È credibile e verificabile? (Non esagerata)
  3. È allineata con il mio servizio? (Non fuorviante)
  4. È etica e onesta? (Non manipolativa)
  5. È differenziante? (Non uguale ai competitor)

Se anche solo una risposta è “no”, non usarla.

Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta, ogni frase che progetto passa questo test. Perché la persuasione etica costruisce business duraturi, quella manipolativa li distrugge.

L’errore fatale che uccide anche le frasi più persuasive

Le 7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa possono fallire solo ad una condizione.

Usarle senza aver fatto i compiti strategici.

Scenario tipico che vedo ogni giorno:

  1. Professionista legge le 7 frasi persuasive
  2. Le copia pari pari nei suoi contenuti
  3. Non ottiene risultati
  4. Conclude che “il copywriting non funziona per il mio settore”

Il problema: Ha saltato completamente la fase strategica.

Altri errori da evitare assolutamente

Copiare frasi che funzionano per altri settori: una frase che funziona per fitness non funziona per B2B consulting.

Usare sempre la stessa frase: anche la frase più persuasiva perde efficacia se ripetuta troppo.

Non misurare i risultati: se non tracki cosa funziona, continuerai a sprecare tempo su quello che non funziona.

Abbandonare dopo i primi test: le frasi persuasive hanno bisogno di essere ottimizzate, raramente funzionano perfettamente al primo tentativo.

Quando NON investire in frasi persuasive

Nei paragrafi sopra ti ho scritto le 7 frasi persuasive per vendere qualsiasi cosa.

Ecco i casi in cui ti consiglio di evitare di usarle:

  • Non hai ancora validato il product-market fit: se non sai cosa vendi esattamente a chi, le frasi persuasive non possono aiutarti.
  • Non hai un sistema di follow-up: attrarre interesse senza poterlo convertire è spreco di energie.
  • Non puoi gestire più clienti: se sei già al limite della capacità, prima sistema i processi interni.
  • Non hai pazienza per testare e ottimizzare: le frasi persuasive richiedono raffinamento continuo, non sono “fire and forget”.

Il test finale per ogni frase persuasiva:

“Se il mio cliente ideale leggesse questa frase, penserebbe immediatamente: ‘Questa persona capisce esattamente il mio problema e probabilmente sa come risolverlo’?”

Se la risposta è sì, hai una frase persuasiva vincente. Se la risposta è no, continua a lavorarci.

Prima di sprecare altro tempo con frasi generiche copiate da internet, assicurati di avere:

Solo allora le frasi persuasive diventano quello che dovrebbero essere: uno strumento strategico che trasforma prospect indecisi in clienti entusiasti, non formule magiche che promettono risultati senza strategia.

E se hai bisogno di aiuto per sviluppare frasi persuasive che funzionano specificatamente per il tuo business, invece di continuare a copiare formule generiche, forse è il momento di parlare con qualcuno che sa come trasformare la psicologia della persuasione in risultati concreti per i professionisti che vendono servizi come te.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di frasi più persuasive.

Hai bisogno di frasi persuasive più strategiche.

E quella è tutta un’altra storia.