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Per promuoversi su Instagram è meglio usare foto, video, reel o storie?

Per promuoversi su Instagram è meglio usare foto, video, reel o storie?

Se hai mai pensato “Che tipo di contenuto devo pubblicare per avere risultati su Instagram?” — sappi che non sei solo.
La risposta secca che trovi online di solito è: “Dipende dall’algoritmo”.
La risposta reale, quella che ti serve per trasformare Instagram in una fonte di richieste, clienti e vendite, è: dipende dal tuo obiettivo, dal pubblico, dal percorso cliente e dal punto in cui si trova la tua strategia.

Oggi Instagram non è più solo la piattaforma delle foto “belle”: è una vera “cassetta degli attrezzi”, dove ogni formato — foto, video, reel, storie — ha una funzione specifica.
E chi ottiene risultati veri (anche senza essere influencer) è chi sa usarli in modo complementare, non chi si fossilizza su uno solo.

In questa guida ti spiego:

  • Quando e perché scegliere un formato rispetto all’altro
  • Come integrare tutto in un piano che funziona
  • Gli errori da evitare (che fanno tutti)
  • Esempi pratici, casi studio, consigli concreti (no teoria)

Prima domanda da porsi: qual è il tuo obiettivo?

Prima di chiederti “devo pubblicare un reel, una foto o una storia?”, la vera domanda è:
Cosa vuoi ottenere da questo contenuto?

  • Vuoi farti scoprire da nuovi potenziali clienti? (awareness)
  • Vuoi ricevere DM, richieste o prenotazioni? (conversione)
  • Vuoi fidelizzare chi già ti segue e costruire relazione? (nurturing)
  • Vuoi mostrare risultati/clienti/testimonianze? (social proof)

Ogni formato ha una funzione diversa nel percorso cliente.
La chiave del successo sta nel creare un “mix” ragionato, e non pubblicare “a caso” solo perché va di moda.

Se vuoi un esempio pratico di percorso cliente e mix di contenuti, leggi anche Funnel marketing: come trasformare sconosciuti in clienti paganti.

Foto: la base di tutto (ma non sono più quelle di una volta)

Quando funzionano ancora

Le foto restano la base visiva del tuo profilo, soprattutto per:

  • Creare branding coerente: Il feed è la tua vetrina.
  • Rafforzare l’identità: Uno stile riconoscibile, palette colori, visual storytelling.
  • Mostrare risultati concreti: Prima/dopo, screenshot testimonianze, momenti chiave del lavoro.

Ma oggi le foto statiche hanno una reach organica molto più bassa rispetto al passato, specialmente se non hanno un copy che spacca, o se non sono integrate con reel/storie/caroselli.

Quando usarle:

  • Per contenuti “portfolio” (case study, risultati clienti, mini-recensioni)
  • Per raccontare il “dietro le quinte” in modo autentico
  • Quando vuoi mostrare professionalità senza sembrare “guru da reel”

Best practice:

  • Scegli foto originali, NON stock (le persone le riconoscono subito e scrollano via)
  • Usa il copy per generare engagement (“Cosa ne pensi di questo risultato?”, “Ti è mai successo?”)
  • Inserisci call-to-action che spingano a commentare o inviare DM

Se ti interessa il tema dell’engagement, ne ho parlato qui Quali contenuti danno i migliori risultati in termini di engagement su Instagram

Reel: il re dell’algoritmo (ma non basta ballare!)

I reel sono il formato che nel 2025 “spinge” di più a livello di visibilità.
Instagram li usa per far scoprire nuovi profili (anche a chi non ti segue).
Ma non basta seguire il trend del momento per vendere.

Quando e perché funzionano

  • Portano il tuo profilo davanti a nuovi occhi: Perfetti per farti scoprire da chi non ti conosce.
  • Funzionano bene per lanciare provocazioni, miti da sfatare, mini-tutorial, hack rapidi.
  • Ideali per i primi step del funnel (awareness, interesse, lead magnet).

Esempi pratici:

  • Reel “hook” con un errore che il tuo target fa sempre (“Perché il 95% dei freelance non trova clienti con Instagram”)
  • Mini-tutorial “Come rispondere a chi ti chiede lo sconto (senza sembrare antipatico)”
  • Reel challenge (“Tagga un collega che…”, “Scrivi DM con la parola SÌ se vuoi la checklist”)

Attenzione:
I reel che vendono davvero sono quelli che generano conversazioni, DM, salvataggi e condivisioni, non solo quelli che fanno milioni di view e zero clienti (leggi Promuovere post Instagram funziona? per vedere perché la vanity metric ti frega).

Best practice:

  • Punta su brevi (7-20 secondi), con hook fortissimo nei primi 2-3 secondi
  • Sottotitoli SEMPRE (il 70% degli utenti guarda senza audio)
  • CTA finale sempre (“Scrivi DM”, “Salva il reel”, “Vuoi la guida? Link in bio”)
  • Non temere di mostrare il tuo volto: l’umano converte più della grafica

Video lunghi: quando usarli (e quando no)

Instagram IGTV non esiste più, ma i video “lunghi” (tra 1 e 3 minuti) hanno ancora senso se hai qualcosa di davvero interessante da raccontare (case study, demo, interviste, spiegazioni approfondite).

Quando sono efficaci

  • Lancio di prodotti/servizi complessi
  • Demo di strumenti, tutorial approfonditi
  • Interviste/Live con ospiti

Ma attenzione: richiedono più tempo di attenzione.
Funzionano meglio se la tua community è già calda, o se usi snippet brevi per portarli poi su YouTube/blog/email per il contenuto completo.

Best practice:

  • Sfrutta il formato “verticale” (full screen, per mobile)
  • Inserisci sottotitoli e timestamp (“Al minuto 1 ti spiego come…”)
  • Dividi in serie o “mini-pillole” se vuoi trattare argomenti complessi

Storie: la tua arma per costruire relazione (e vendere ogni giorno)

Le storie sono il formato più “umano”, immediato, e sono quello che crea familiarità e fiducia nel tempo.
Il 75% delle conversazioni che portano a clienti partono da una storia, non da un post.

Perché sono fondamentali

  • Costruiscono abitudine: Chi ti segue e guarda le storie ogni giorno ti considera parte della sua routine.
  • Fanno partire i DM: Sondaggi, quiz, box domande = pretesto perfetto per iniziare una conversazione privata.
  • Mostrano l’autenticità: Le stories possono essere più “grezze” (meno editate), ma sono proprio quelle che avvicinano davvero chi ti segue.

Come usarle per promuovere servizi:

  • Micro-lezioni “a puntate” (“Sai come evitare i clienti che ti chiedono lo sconto? Ecco il tip #1”)
  • FAQ e risposte rapide ai dubbi del pubblico
  • Sondaggi “Qual è il tuo problema più grande?”
  • “Dietro le quinte” di un progetto o di una giornata lavorativa
  • Testimonianze clienti: screen, audio, video brevi

Vuoi idee per storie che vendono? Leggi Come sponsorizzare una storia su Instagram.

Caroselli: il formato “didattico” che fidelizza

I caroselli sono il formato più “lento” ma anche quello che crea i fan veri:

  • Spieghi processi, mini-guide, errori, checklist
  • Ottieni salvataggi e condivisioni (se dai valore vero)

Quando usarli:

  • Per spiegare step-by-step (come costruire una strategia, come scrivere una bio, ecc.)
  • Per casi studio e “problema/soluzione”
  • Per contenuti che vuoi far girare più a lungo nel tempo

Best practice:

  • 5-7 slide, ciascuna con una sola idea forte
  • Visual chiari, titoli evidenti, CTA all’ultima slide (“Salva”, “Condividi”, “Scrivi DM”)
  • Sempre copy in descrizione che integra il carosello (non solo slide “mute”)

Come costruire il tuo “mix” di formati (senza impazzire)

Non serve essere “ovunque”, serve essere strategici.
Ecco un esempio di piano settimanale per freelance/coach che vogliono aumentare richieste e DM:

  • 1 reel breve per scopribilità (problema/errore tipico + CTA a commentare/DM)
  • 1 carosello per educare/fidelizzare (checklist, mini-guida, FAQ)
  • 3-4 storie al giorno (quiz, box domande, behind the scenes, promozioni soft)
  • 1 post foto (testimonial, portfolio, risultato ottenuto, dietro le quinte)
  • 1 video di 60-90 secondi (risposta a una domanda frequente, demo pratica, opinion piece)

Questo mix ti permette di:

  • Raggiungere nuovi follower (reel/video)
  • Coltivare la relazione con chi ti segue già (storie/carosello)
  • Spingere all’azione (DM, prenotazione, iscrizione lista)

Vuoi una checklist per non sbagliare mai? Scarica Adscheck 7.

Errori comuni (e come evitarli)

  1. Usare sempre e solo lo stesso formato: Instagram “premia” chi alterna, non chi fa sempre solo reel o solo foto.
  2. Copiare quello che fanno gli altri (senza sapere perché): ogni pubblico reagisce in modo diverso; testa, analizza e adatta.
  3. Pensare che “basta pubblicare”: senza CTA chiara, anche il miglior reel è inutile (nessuno saprà cosa vuoi che facciano).
  4. Non integrare organico e adv: il contenuto che performa meglio organico, provalo anche come ads.
  5. Ignorare i dati: ogni settimana, guarda insight di ogni formato e cambia in base a cosa funziona di più per te.

Per imparare a leggere i dati dei vari formati e capire cosa ripetere, ti consiglio Come leggere i dati di Instagram Ads: la guida semplice.

FAQ rapide

Quanti formati devo usare ogni settimana?

Meglio alternare almeno 3 tipi diversi (reel, carosello, storie o video), ma la costanza vale più della quantità.

Devo sempre mostrare il volto?

Non serve sempre, ma i contenuti “umani” convertono più di quelli solo grafici.

Vale la pena ripubblicare lo stesso contenuto in formati diversi?

Sì! Un reel può diventare carosello, un carosello può diventare video, una storia può diventare post.

Vuoi costruire un piano di contenuti che trasforma ogni follower in cliente (e non solo in spettatore)?
Scarica Adscheck 7 (la checklist che ti mostra subito dove stai perdendo tempo sui formati) oppure prenota una consulenza strategica: analizziamo insieme la tua comunicazione e creiamo il mix perfetto per il tuo business.

Ricorda:
Se vuoi risultati veri su Instagram, non ti basta scegliere il formato che va di moda.

Serve capire il percorso, il pubblico e il messaggio.

E quella, credimi, è tutta un’altra storia.

Clienti fidelizzati: come trasformare i tuoi clienti in ambassador del tuo brand

Clienti fidelizzati: come trasformare i tuoi clienti in ambassador del tuo brand

Vuoi sapere qual è la differenza tra un professionista che lotta per trovare nuovi clienti e uno che ha una lista d’attesa di 6 mesi?

I clienti fidelizzati.

Non la strategia di marketing più innovativa.

Non il prezzo più competitivo.

Non il servizio più rivoluzionario.

I clienti che tornano, comprano di più, e soprattutto portano altri clienti.

Il 95% dei professionisti ha l’approccio completamente sbagliato.

Spreca il 80% delle energie per trovare nuovi clienti e dedica il 20% a mantenere quelli esistenti.

Ma la matematica è brutale contro questo approccio:

  • Acquisire un nuovo cliente costa 5-25 volte di più che mantenerne uno esistente
  • I clienti fidelizzati spendono il 67% in più rispetto a quelli nuovi
  • Un aumento del 5% nella retention aumenta i profitti del 25-95%

I clienti fidelizzati non sono solo persone soddisfatte. Sono la tua arma segreta competitiva.

Come strategist specializzata nel lavoro con professionisti che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi costruisce un business sostenibile attraverso la fidelizzazione e chi rimane intrappolato nella ruota del criceto dell’acquisizione continua.

Perché il 90% dei professionisti non ha clienti fidelizzati

Prima di spiegare come costruire un esercito di clienti fidelizzati, capiamo perché la maggior parte dei professionisti fallisce completamente in questo aspetto.

Gli errori più comuni nella fidelizzazione

  1. Confondere soddisfazione con fidelizzazione: un cliente soddisfatto ha ricevuto quello che si aspettava. Un cliente fidelizzato è emotivamente legato al tuo brand e non considererebbe mai alternative.
  2. Focalizzarsi solo sull’acquisizione: “Devo trovare più clienti” invece di “Come posso far comprare di più quelli che ho?”
  3. Non misurare la retention: non sai nemmeno quanti clienti perdevi perché non tracki il dato più importante del business.
  4. Trattare tutti i clienti uguale: i clienti fidelizzati meritano trattamento premium che li fa sentire speciali.
  5. Non comunicare dopo la vendita: una volta incassato, sparisci fino al prossimo upsell. Errore letale.

Le conseguenze di non avere clienti fidelizzati

Ma cosa significa nel pratico non avere clienti fidelizzati?

Costi di acquisizione sempre più alti: devi continuamente trovare nuovi clienti per sostituire quelli che perdevi.

Ricavi imprevedibili: non puoi prevedere il fatturato perché dipendi solo da nuove vendite.

Stress costante: sei sempre in modalità “caccia” senza mai rilassarti sui risultati.

Vulnerabilità competitiva: senza loyalty, i clienti passano al competitor più economico o più convincente.

Crescita limitata: senza referral dai clienti fidelizzati, la crescita è solo lineare e costosa.

Ma quando hai un sistema di fidelizzazione che funziona, tutto cambia.

Cosa vuol dire fidelizzato?

Un cliente fidelizzato non è semplicemente qualcuno che ha comprato due volte.

È qualcuno che ha sviluppato un legame emotivo con il tuo brand che va oltre la transazione commerciale.

I 4 livelli della relazione cliente:

Livello 1: ACQUIRENTE. Compra il tuo servizio una volta. Soddisfatto del risultato ma non emotivamente coinvolto.

Livello 2: CLIENTE. Torna per acquisti ripetuti perché sei conveniente o accessibile. Relazione principalmente transazionale.

Livello 3: CLIENTE FEDELE. Sceglie sempre te anche se ci sono alternative. Ha fiducia nelle tue competenze e nel tuo approccio.

Livello 4: CLIENTE FIDELIZZATO. È emotivamente legato al tuo brand. Ti promuove attivamente, porta referral spontanei, difende il tuo lavoro anche quando non presente.

Caratteristiche del cliente fidelizzato:

Indicatori comportamentali:

  • Acquista servizi aggiuntivi senza sollecito
  • Rinnova contratti senza negoziare prezzi
  • Ti contatta per problemi anche fuori scope
  • Partecipa volontariamente a survey e feedback
  • Condivide i tuoi contenuti sui suoi canali

Indicatori emotional:

  • Parla di te come “il mio consulente/coach”
  • Ti cita come riferimento nel settore
  • Ti presenta spontaneamente nella sua rete
  • Ti chiede opinioni su decisioni business
  • Ti considera partner strategico, non fornitore

Indicatori economici:

  • Lifetime Value 3-5x superiore alla media
  • Tasso di pagamento più veloce
  • Disponibilità a pagare premium pricing
  • Acquisti cross-sell e upsell frequenti

La differenza psicologica

Cliente soddisfatto pensa: “Ha risolto il mio problema” 

Cliente fidelizzato pensa: “È il migliore nel settore, non lavorerei mai con altri”

Cliente soddisfatto: Valuta sempre alternative 

Cliente fidelizzato: Non considera alternative

Questa differenza psicologica determina tutto: potere sul prezzo, retention, referral, crescita sostenibile.

Come riconoscere un cliente fidelizzato

Ma come si riconosce un cliente realmente fidelizzato?

Ecco alcuni parametri di riferimenti che ti aiuteranno a identificarlo subito:

  • Test del referral spontaneo: Ti porta nuovi clienti senza che tu glielo chieda.
  • Test del pricing: Non negozia quando aumenti i prezzi.
  • Test della concorrenza: Non considera alternative anche se competitor più economici.
  • Test del long-term: Pianifica progetti futuri con te a 12-24 mesi.

Se un cliente passa tutti e 4 i test, è fidelizzato.

Come strategist e copywriter specializzata in business di servizi, vedo che i professionisti con più clienti fidelizzati hanno sempre business più stabili e profittevoli.

Vuoi trasformare i tuoi acquirenti occasionali in clienti fidelizzati che generano crescita costante? Prenota una consulenza strategica e analizziamo come costruire un sistema di loyalty specifico per il tuo settore.

Come si fidelizza un cliente?

La fidelizzazione non è un evento, è un processo. E come ogni processo efficace, richiede sistema, non improvvisazione.

La strategia di fidelizzazione che puoi applicare subito

FASE 1: SUPERARE LE ASPETTATIVE (primi 30 giorni)

L’obiettivo è superare le aspettative fin dal primo momento, creando un “wow factor” che differenzia l’esperienza.

Strategie pratiche:

  • Onboarding premium: Welcome kit fisico, materiali esclusivi, accesso prioritario
  • Over-delivery calcolata: Aggiungi il 20% di valore senza aumentare i costi significativamente
  • Communication proattiva: Aggiornamenti settimanali sui progressi, non aspettare che chiedano
  • Surprise elements: Bonus inaspettati, risorse aggiuntive, introduzioni strategiche

Esempio per Business Coach: Invece di iniziare subito le sessioni, invii un assessment personalizzato sui punti di forza e aree di miglioramento del cliente, più 3 risorse specifiche per la sua situazione.

FASE 2: COSTRUIRE LA RELAZIONE (giorni 30-90)

L’obiettivo è evolvere da “semplice fornitore” a “consulente di fiducia”.

Tattiche vincenti:

  • Personal touch: Ricordi dettagli personali, celebri successi, mostri interesse genuino
  • Expertise sharing: Condividi insights esclusivi, trend del settore, opportunità
  • Problem solving proattivo: Anticipi problemi e presenti soluzioni prima che chiedano
  • Network value: Introduci a contatti utili, opportunità, risorse

Esempio per Marketing Consultant: Invii weekly brief con trend del settore che impattano il suo business, più introduzioni a fornitori che potrebbero servirgli.

FASE 3: MENTALITÀ DA PARTNERSHIP (giorni 90+)

L’obiettivo è essere percepito come partner strategico essenziale per il suo successo.

Strategie avanzate:

  • Strategic planning insieme: Coinvolgimento nelle decisioni business importanti
  • Long-term vision sharing: Pianificazione progetti e crescita a 12-24 mesi
  • Exclusive access: Servizi, contenuti, eventi disponibili solo per clienti fidelizzati
  • Co-creation opportunities: Progetti collaborativi che beneficiano entrambi

Le 7 leve psicologiche della fidelizzazione

1. RECIPROCITÀ: Dai valore extra senza chiederlo, crei obbligo psicologico di ricambiare.

2. COMMITMENT E COERENZA: Coinvolgi il cliente nel definire obiettivi e strategie, diventa co-responsabile del successo.

3. SOCIAL PROOF: Mostri come altri clienti simili hanno beneficiato della relazione continua.

4. SCARSITÀ: Servizi/accessi esclusivi disponibili solo per clienti fedeli di lungo termine.

5. AUTORITÀ: Ti posizioni come THE expert nel settore, non uno dei tanti.

6. SIMPATIA: Costruisci connessione umana genuina oltre la relazione professionale.

7. SOCIAL VALIDATION: Aiuti il cliente a essere riconosciuto come smart per aver scelto te.

Errori che uccidono la fidelizzazione

Dare per scontato il cliente acquisito Una volta che ha pagato, riduci l’attenzione. Errore letale che apre la porta ai competitor.

Focus solo su upsell Ogni comunicazione è una vendita mascherata. Il cliente si sente un portafoglio ambulante.

Standardizzazione eccessiva Tratti tutti i clienti uguale invece di personalizzare l’esperienza per i più importanti.

Comunicazione solo quando serve qualcosa Ti fai sentire solo per vendere, rinnovare, o risolvere problemi.

Come integro fidelizzazione con acquisizione

I clienti fidelizzati diventano il canale di acquisizione più efficace:

Come strategist specializzata in copywriting a risposta diretta, ogni sistema di fidelizzazione che progetto è integrato con la strategia di acquisizione complessiva.

Come si misura la fidelizzazione del cliente?

Se non misuri la fidelizzazione, non puoi ottimizzarla.

Ecco le metriche che contano davvero per professionisti che vendono servizi.

Metriche primarie di fidelizzazione:

1. CUSTOMER LIFETIME VALUE (CLV)

Formula base: CLV = (Ricavo medio per acquisto × Numero acquisti × Durata relazione) – Costi di servizio

Esempio pratico:

  • Ricavo medio servizio: €3.000
  • Acquisti medi nel tempo: 4
  • Durata relazione media: 24 mesi
  • CLV = €3.000 × 4 = €12.000

Benchmark per settori:

  • Business coaching: €8.000-25.000
  • Marketing consulting: €15.000-50.000
  • Design services: €5.000-15.000

2. RETENTION RATE

Formula: Retention Rate = (Clienti fine periodo – Nuovi clienti) / Clienti inizio periodo × 100

Esempio:

  • Clienti gennaio: 20
  • Nuovi acquisiti: 5
  • Clienti dicembre: 22
  • Retention = (22-5)/20 = 85%

Benchmark di riferimento:

  • Eccellente: >90%
  • Buono: 80-90%
  • Migliorabile: 70-80%
  • Scarso: <70%

3. NET PROMOTER SCORE (NPS)

La domanda chiave: “Su una scala da 0 a 10, quanto saresti disposto a raccomandare i miei servizi a un collega?”

Calcolo NPS: % Promotori (9-10) – % Detrattori (0-6)

Interpretazione:

  • NPS >50: Eccellente
  • NPS 30-50: Buono
  • NPS 0-30: Migliorabile
  • NPS <0: Problema serio

Red flags nella retention

Quali sono i punti da prendere in considerazione per valutare l’effettiva retention dei tuoi clienti?

Ma, soprattutto, quando un tuo cliente diventa una red flag in termini di retention?

Ecco i punti su cui mettere l’attenzione:

  • Diminuzione frequenza comunicazione: cliente che risponde meno o con delay crescenti.
  • Feedback più critico del solito: segnale che sta valutando alternative.
  • Richieste di sconto/rinegoziazione: indica che il tuo servizio sta diventando una commodity per lui/lei.
  • Non partecipazione a iniziative extra: disinteresse verso contenuti, eventi, o opportunità aggiuntive.

La correlazione tra retention e profitto:

Business con retention 60%: Margini 5-10% 

Business con retention 85%: Margini 25-35% 

Business con retention 95%: Margini 40-60%

La retention non è un nice-to-have.

È la differenza tra sopravvivere e prosperare.

Stai tracciando le metriche giuste o ti concentri solo sui nuovi clienti? Scarica Adscheck 7, l’unica checklist che ti mostra in 15 minuti dove le tue campagne su Meta ti stanno facendo perdere soldi, e scopri come ottimizzare l’intero customer journey.

Chi sono i clienti fidelizzati?

Non tutti i clienti hanno lo stesso potenziale di fidelizzazione. Riconoscere chi può diventare fidelizzato ti permette di investire le energie sui rapporti più strategici.

Il profilo del cliente ad alto potenziale di fidelizzazione

Caratteristiche demografiche:

  • Business stabile o in crescita (possono permettersi servizi continuativi)
  • Decision maker (non deve chiedere permesso per rinnovare)
  • Vision di lungo termine (pianifica oltre i 12 mesi)

Caratteristiche comportamentali:

  • Implementa davvero i tuoi consigli
  • Ti aggiorna sui risultati ottenuti
  • Fa domande di approfondimento
  • Rispetta tempistiche e commitment presi
  • Paga puntualmente senza solleciti

Caratteristiche relazionali:

  • Comunica apertamente problemi e feedback
  • Ti considera partner, non fornitore
  • Coinvolge il suo team nelle implementazioni
  • Ti presenta ad altri nel suo network

I diversi tipi di clienti fidelizzati:

1. IL CHAMPION: ti promuove attivamente nel suo network. È il tuo miglior venditore.

Come identificarlo:

  • Ti porta almeno 2-3 referral/anno
  • Condivide spontaneamente i tuoi contenuti
  • Ti cita come riferimento in pubblico
  • Partecipa a case study e testimonial

Come fargli nurturing:

  • Accesso anticipato a nuovi servizi
  • Riconoscimento pubblico del successo
  • Opportunità di co-marketing
  • Sconti/benefit per loyalty

2. IL PARTNER STRATEGICO: ti coinvolge nelle decisioni business importanti oltre al tuo servizio specifico.

Come identificarlo:

  • Ti chiede pareri su decisioni non direttamente correlate
  • Ti invita a meeting strategici aziendali
  • Ti presenta al suo board/soci
  • Pianifica progetti a lungo termine insieme

Come fargli nurturing:

  • Business reviews trimestrali
  • Accesso diretto per urgenze
  • Involvement in strategic planning
  • Pricing preferenziale per volume

3. IL REPEAT BUYER: acquista costantemente servizi aggiuntivi e rinnova automaticamente.

Come identificarlo:

  • Rinnova senza negoziare
  • Acquista upsell senza pressione
  • Ha budget dedicato per i tuoi servizi
  • Programma acquisti futuri

Come fargli nurturing:

  • Packages dedicati con value aggiunto
  • Priority support
  • Customizzazione servizi per le sue esigenze
  • Reports personalizzati su ROI

Come identificare potenziale di fidelizzazione

Durante l’onboarding:

  • Velocità di implementazione consigli
  • Qualità delle domande che fa
  • Livello di commitment dimostrato
  • Feedback proattivo che fornisce

Primi 90 giorni:

  • Risultati che ottiene e comunica
  • Richieste di approfondimento
  • Riferimenti che ti fa nel suo network
  • Interesse per servizi aggiuntivi

Errori comuni nella identificazione

Li cito, in modo che tu possa farci attenzione:

  • Confondere volume con valore: il cliente che spende di più non è sempre quello con maggior potenziale fidelizzazione.
  • Ignorare i silent champions: clienti che non fanno rumore ma implementano tutto e ottengono risultati eccellenti.
  • Focalizzarsi solo su personality: clienti simpatici non sono automaticamente quelli più strategici per il business.

Come strategist specializzata in business di professionisti che vendono servizi, consiglio sempre di utilizzare un approccio data-driven: misuro il potenziale e alloco effort di conseguenza.

Che cos’è il processo di fidelizzazione del cliente?

Il processo di fidelizzazione è un sistema strutturato che trasforma clienti occasionali in partner di lungo termine che generano crescita sostenibile per il tuo business.

Il funnel di fidelizzazione integrato:

Pre-fidelizzazione: Nuovi clienti entrano attraverso funnel di acquisizione ottimizzato.

Fidelizzazione: Sistema strutturato che li trasforma in partner di lungo termine.

Advocacy: Clienti fidelizzati alimentano nuovamente il funnel di acquisizione con referral.

Risultato: Sistema self-sustaining che cresce organicamente.

Cosa automatizzare e cosa personalizzare

Automatizza:

  • Follow-up post vendita
  • Questionario di soddisfazione
  • Consegna di materiali esclusivi
  • Rinnovi automatici

Personalizza:

  • Suggerimento strategico specifico
  • Problem solving complesso
  • Creazione della relazione
  • Supporto nelle decisioni strategiche

L’integrazione con marketing e vendite

Il processo di fidelizzazione alimenta:

  • Content strategy: casi studio e storie di successo
  • Processo di vendita: social proof e referenze
  • Marketing automation: testimonial e user generated content
  • Analisi concorrenza: intelligence da clienti su mercato

Ricorda: i clienti fidelizzati diventano il tuo competitive advantage sostenibile.

La differenza tra servizio e fidelizzazione

Servizio: Risolvo il problema per cui mi hai pagato Fidelizzazione: Ti aiuto a crescere oltre il problema iniziale

Servizio: Ti do quello che ti aspetti Fidelizzazione: Ti do quello che non sapevi di volere

Servizio: Finisce quando il progetto finisce Fidelizzazione: È l’inizio di una partnership duratura

Gli elementi non negoziabili

  • Sistema strutturato, non improvvisazione: la fidelizzazione richiede processo, timing, consistency.
  • Focus su risultati cliente, non su vendite: il tuo successo deriva dal successo del cliente, non viceversa.
  • Long-term thinking: investimenti nella relazione che pagano nel tempo, non immediate gratification.
  • Personalizzazione scalabile: sistema che ti permette di essere personal senza essere inefficiente.

Come integrare la fidelizzazione nella tua strategia

La fidelizzazione si integra con ogni aspetto del tuo lavoro:

  • Business plan: che include retention strategy
  • Content marketing: alimentato da success stories
  • Pricing strategy: che premia loyalty e commitment a lungo termine

Prima di concentrarti solo su nuovi clienti, chiediti:

  • Quanto vale un cliente nell’arco della sua relazione con te?
  • Quanti dei tuoi clienti attuali potrebbero comprare servizi aggiuntivi?
  • Quanto ti costa perdere un cliente vs mantenerlo?
  • I tuoi clienti migliori stanno generando referral?

Solo quando hai ottimizzato la fidelizzazione puoi investire efficacemente in acquisizione.

Prenota una consulenza strategica e sviluppiamo insieme un sistema di fidelizzazione che trasforma i tuoi clienti in ambassador che vendono per te.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di più clienti.

Hai bisogno di clienti che rimangono e portano altri clienti.

E quella è tutta un’altra storia.

Funnel marketing: come trasformare sconosciuti in clienti paganti

Funnel marketing: come trasformare sconosciuti in clienti paganti

Ti è mai capitato di incontrare potenziali clienti interessati al tuo servizio e poi… non sentirli mai più?

O di avere tante visualizzazioni sui social, molti “mi piace”, ma zero consultation call prenotate?

Il problema non è che i tuoi contenuti non funzionano o che il tuo servizio non è buono.

Il problema è che non hai un funnel marketing che guida le persone dall’interesse all’acquisto.

La maggior parte dei professionisti pensa che basti creare contenuti di valore e aspettare che i clienti si facciano avanti da soli. Ma la realtà è molto più complessa: tra il momento in cui qualcuno scopre la tua esistenza e il momento in cui ti paga, ci sono decine di micro-decisioni che devono essere guidate strategicamente.

Il funnel marketing è esattamente questo: un sistema che accompagna il potenziale cliente attraverso un percorso logico e psicologico, dalla prima impression fino alla conversione in cliente pagante.

Come strategist specializzata nel lavorare con professionisti che vendono servizi, vedo quotidianamente la differenza tra chi ha un funnel strutturato (e ha clienti costanti) e chi improvvisa (e ha clienti casuali).

Perché il 95% dei professionisti non ha un funnel (e perde clienti)

Prima di spiegare come costruire un funnel che converte, capiamo perché la maggior parte dei coach e consulenti non ce l’ha, pur avendone disperatamente bisogno.

I miti più diffusi sul funnel marketing

“Il funnel è troppo complicato per il mio settore” Molti professionisti pensano che i funnel siano solo per e-commerce o prodotti digitali. La verità è che ogni business ha bisogno di un processo per trasformare prospect in clienti.

“I miei clienti arrivano tutti dal passaparola” Fantastico, ma cosa succede quando vuoi crescere? Il passaparola non si scala facilmente. Un funnel ti permette di crescere in modo prevedibile.

“Non ho tempo per costruire un funnel” In realtà, non hai tempo per NON avere un funnel. Senza un sistema, sprechi ore a inseguire prospect che non convertiranno mai.

“Il mio servizio è troppo personalizzato per un funnel” Anche i servizi più personalizzati hanno elementi comuni: il cliente deve conoscerti, fidarsi di te, e decidere di lavorare con te. Il funnel standardizza questi passaggi.

“Preferisco l’approccio umano” Il funnel non sostituisce il tocco umano, lo potenzia. Ti permette di concentrare il tuo tempo sui prospect più qualificati.

Le conseguenze di non avere un funnel

Ok. Tutto sembra bello. Ma cosa succede se non hai un funnel?

  • Perdita di prospect qualificati. Persone interessate si dimenticano di te perché non hai un sistema per rimanere in contatto.
  • Vendite casuali e imprevedibili. Non sai mai quando arriverà il prossimo cliente perché tutto dipende dal caso.
  • Spreco di tempo e risorse. Passi ore a convincere persone che non sono pronte o non sono il target giusto.
  • Difficoltà a scalare. Non puoi crescere sistematicamente perché non hai processi replicabili.
  • Dipendenza totale da te. Se non lavori attivamente sulla vendita, non entrano clienti.

Ma quando hai un funnel che funziona, tutto cambia.

Che cos’è un imbuto promozionale?

Un imbuto promozionale (o funnel di marketing) è una rappresentazione visuale del percorso che i potenziali clienti compiono dal primo contatto con il tuo brand fino all’acquisto e oltre.

Perché si chiama “imbuto”? Perché, come un imbuto fisico, è largo in alto e stretto in basso. Molte persone entrano nella parte superiore (awareness), ma solo una percentuale arriva fino in fondo (acquisto).

La struttura base di ogni funnel

TOP OF FUNNEL (TOFU) – Awareness La parte più larga. Qui entrano tutte le persone che scoprono la tua esistenza per la prima volta attraverso contenuti, advertising, referral, eventi.

MIDDLE OF FUNNEL (MOFU) – Consideration
La parte media. Le persone che hanno mostrato interesse si informano più approfonditamente, valutano te come soluzione al loro problema.

BOTTOM OF FUNNEL (BOFU) – Decision La parte più stretta. Qui arrivano solo i prospect più qualificati, pronti a prendere una decisione d’acquisto.

POST-PURCHASE – Loyalty & Advocacy Spesso dimenticata, ma cruciale. Trasforma i clienti in promotori che alimentano nuovamente il top of funnel.

La differenza tra funnel e processo di vendita tradizionale

In questo punto ti chiedo di fermarti un attimo, perchè sembra una quisquiglia ma, credimi, capire questo dettaglio fa tutta la differenza del mondo.

Processo tradizionale:

  1. Conosci potenziale cliente
  2. Gli presenti subito il servizio
  3. Speri che compri

Funnel marketing:

  1. Attiri con contenuto di valore
  2. Qualifichi l’interesse
  3. Nutri la relazione nel tempo
  4. Presenti l’offerta quando è pronto
  5. Lo trasformi in promotore

Risultato: Il funnel ha tassi di conversione molto più alti perché rispetta i tempi di decisione del cliente.

A cosa serve il funnel marketing?

Il funnel marketing non è un vezzo per marketing nerd. È uno strumento strategico che risolve problemi concreti che ogni professionista affronta quotidianamente.

Problema 1: “I miei potenziali clienti si dimenticano di me”

Scenario tipico: Incontri qualcuno a un evento di networking, scambiate contatti, sembrava interessato… e non lo senti mai più.

Come il funnel risolve: Invece di sperare che ti ricontatti, hai un sistema automatico che lo ricontatta per te con contenuti di valore, mantenendo viva la relazione fino a quando non è pronto.

Risultato concreto: I prospect che prima si perdevano nel nulla rimangono nel tuo “radar” e possono convertire anche mesi dopo il primo contatto.

Problema 2: “Non so mai quando arriverà il prossimo cliente”

Scenario tipico: Alternanza tra periodi di troppo lavoro e periodi di panico perché non sai da dove arriveranno i prossimi clienti.

Come il funnel risolve: Crei un flusso costante e prevedibile di prospect qualificati che entrano regolarmente nel tuo processo di vendita.

Risultato concreto: Puoi prevedere quanti clienti otterrai il mese prossimo basandoti sui lead che sono attualmente nel funnel.

Problema 3: “Perdo tempo con persone che non sono davvero interessate”

Scenario tipico: Fai consultation call con persone che “vogliono solo informazioni” o che non hanno il budget per i tuoi servizi.

Come il funnel risolve: Qualifica automaticamente i prospect prima che arrivino alla consultation call. Solo chi è realmente interessato e qualificato prenota un appuntamento.

Risultato concreto: Le tue consultation call hanno tassi di conversione molto più alti perché parli solo con prospect pre-qualificati.

Problema 4: “Devo sempre vendere attivamente”

Scenario tipico: Se non fai attività di vendita attiva per una settimana, non entrano clienti. Sei costantemente in modalità “caccia”.

Come il funnel risolve: Il sistema lavora per te 24/7, nutrendo prospect e portandoli verso la conversione anche quando tu stai lavorando con altri clienti.

Risultato concreto: Clienti che arrivano “pre-venduti”, che ti contattano già convinti di voler lavorare con te.

Problema 5: “Non riesco a scalare il business”

Scenario tipico: Hai raggiunto un plateau perché non puoi dedicare più tempo alla ricerca di nuovi clienti senza sacrificare la qualità del servizio.

Come il funnel risolve: Automatizza gran parte del processo di acquisizione, permettendoti di gestire più prospect senza aumentare proportionalmente il tempo dedicato.

Risultato concreto: Crescita scalabile senza bruciare più ore nella ricerca clienti.

I benefici specifici per professionisti che vendono servizi

Se sei un freelance, un creator di corsi, un coach o un professionista che vende servizi, eccoti qui servitə con tutti i benefici che puoi ottenere strutturando in modo efficace il tuo funnel marketing:

  • Educazione automatica del mercato. Il tuo funnel educa i prospect sul problema che risolvi e sul valore del tuo approccio, riducendo la resistenza al tuo prezzo.
  • Costruzione di autorevolezza. Attraverso contenuti di valore costanti, ti posizioni come l’esperto di riferimento nel tuo settore.
  • Segmentazione automatica. Il funnel identifica automaticamente i prospect più caldi e li indirizza verso le azioni appropriate.
  • Riduzione del ciclo di vendita. Un prospect ben nutrito dal funnel è già convinto quando arriva alla consultation call, accorciando i tempi di chiusura.
  • Massimizzazione del lifetime value. Un funnel ben costruito include upsell e cross-sell automatici che aumentano il valore medio per cliente.

Come integro i funnel con altre strategie

Funnel + Content Marketing: I tuoi contenuti alimentano il top of funnel, come spiego nella mia guida sul content marketing strategico.

Funnel + Inbound Marketing: Il funnel è l’implementazione pratica della metodologia inbound che ho descritto nell’articolo sull’inbound marketing per professionisti.

Funnel + Social Media: I social diventano canali per alimentare il funnel, non per vendere direttamente. Come spiego nel mio articolo sulle storie Instagram anonime.

Funnel + Advertising: Le ads amplificano l’efficacia del funnel portando più prospect qualificati nel sistema, seguendo i principi della mia guida alle promozioni Instagram.

Come ads strategist, uso sempre i funnel per massimizzare il ROI delle campagne pubblicitarie: invece di mandare traffico direttamente a una pagina di vendita, lo indirizzi verso un funnel che converte a tassi molto più alti.

Chi entra nel funnel?

Non tutti dovrebbero entrare nel tuo funnel. Un funnel efficace è selettivo: attira le persone giuste e filtra quelle sbagliate fin dall’inizio.

Il profilo ideale di chi entra nel funnel

  • Ha il problema che risolvi. Sembra ovvio, ma molti funnel attirano persone curiose che non hanno realmente bisogno del servizio.
  • È nella fase giusta del customer journey. Ha già riconosciuto di avere un problema e sta attivamente cercando soluzioni.
  • Ha il budget per investire. Non necessariamente disponibile subito, ma nella fascia economica che può permettersi i tuoi servizi.
  • È disposto a investire tempo. Comprende che ottenere risultati richiede impegno da parte sua, non cerca soluzioni magiche.
  • Rispetta la tua expertise. Non cerca di metterti in discussione su ogni punto, ma valorizza il tuo approccio professionale.

Quali sono le 3 fasi del marketing?

Ogni strategia di marketing efficace, indipendentemente dal settore o dal tipo di business, passa attraverso tre fasi fondamentali che corrispondono al percorso psicologico del cliente.

Fase 1: AWARENESS (Consapevolezza)

Obiettivo: Far sapere alle persone che esisti e che puoi risolvere il loro problema.

Stato mentale del prospect:

  • Ha un problema ma potrebbe non averlo chiaramente identificato
  • Non sa che esistono soluzioni professionali
  • Non conosce te né i tuoi competitor
  • Non sta attivamente cercando aiuto

Strategie e tattiche:

  • Content marketing educativo: Articoli, video, podcast che identificano e spiegano il problema
  • SEO per keyword informazionali: “Come risolvere X”, “Perché succede Y”, “Sintomi di Z”
  • Social media content: Post che attirano l’attenzione e fanno riflettere
  • PR e guest posting: Apparizioni su media che segue il tuo target
  • Advertising top-funnel: Campagne di awareness su larga scala

Esempio concreto: Un business coach crea un articolo “5 segnali che la tua azienda ha bisogno di una ristrutturazione” per intercettare imprenditori che hanno sintomi ma non hanno ancora diagnosticato il problema.

Metriche da misurare:

  • Reach e impression
  • Traffico al sito web
  • Nuovi follower sui social
  • Menzioni e condivisioni
  • Brand awareness surveys

Fase 2: CONSIDERATION (Considerazione)

Obiettivo: Posizionarti come la soluzione migliore tra le alternative che il prospect sta valutando.

Stato mentale del prospect:

  • Ha chiaramente identificato il problema
  • Sa che esistono soluzioni professionali
  • Sta confrontando diverse opzioni
  • Sta valutando approcci e metodologie
  • Ha iniziato a considerare budget e investimento

Strategie e tattiche:

  • Case studies e testimonials: Storie di successo che dimostrano risultati
  • Comparison content: “Metodo X vs Metodo Y: quale scegliere?”
  • Free resources approfondite: Guide, webinar, audit gratuiti
  • Retargeting ads: Campagne mirate a chi ha già interagito con i tuoi contenuti
  • Email nurturing: Sequenze che costruiscono fiducia nel tempo

Esempio concreto: Lo stesso business coach crea un case study “Come ho aiutato un’azienda manifatturiera a passare da 1M a 3M di fatturato in 18 mesi” per dimostrare competenza specifica.

Metriche da misurare:

  • Lead generation rate
  • Email open rate e click-through rate
  • Time spent on page per contenuti approfonditi
  • Download di risorse avanzate
  • Consultation call bookings

Fase 3: DECISION (Decisione)

Obiettivo: Convincere il prospect a scegliere specificamente te e portarlo all’acquisto.

Stato mentale del prospect:

  • È convinto di aver bisogno di una soluzione professionale
  • Ha ristretto il campo a pochi fornitori finali
  • Sta valutando dettagli come prezzo, timing, metodologia
  • È pronto a prendere una decisione in tempi brevi
  • Cerca rassicurazioni finali prima dell’acquisto

Strategie e tattiche:

  • Consultation call o audit gratuiti: Incontri per presentare soluzioni specifiche
  • Proposals personalizzate: Offerte su misura per la loro situazione
  • Social proof mirato: Testimonial di clienti simili alla loro situazione
  • Garanzie e risk reversal: Elementi che riducono il rischio percepito
  • Urgency e scarcity: Incentivi a decidere rapidamente

Esempio concreto: Il business coach offre una “Strategic Assessment Session” gratuita di 90 minuti dove analizza la situazione specifica del prospect e presenta una roadmap personalizzata.

Metriche da misurare:

  • Consultation-to-sale conversion rate
  • Average deal size
  • Sales cycle length
  • Proposal acceptance rate
  • Customer acquisition cost

L’integrazione delle tre fasi nel funnel

Errore comune: Molti professionisti saltano le prime due fasi e vanno direttamente alla vendita.

Approccio corretto:

  • 70% del tempo e risorse: Awareness e Consideration
  • 30% del tempo e risorse: Decision

Perché questa proporzione: La maggior parte del tuo target è nelle prime due fasi. Se investi solo nella fase Decision, parli a una percentuale minima del mercato totale.

Quanto costa un funnel di vendita?

Questa è una delle domande più frequenti che ricevo, e la risposta dipende da molti fattori.

Ma prima di parlare di costi, è importante capire che un funnel non è un costo, è un investimento che genera ROI.

I componenti principali e i loro costi

Landing page professionale

  • Fai-da-te con template: 0-100€ (Leadpages, Unbounce)
  • Designer freelance: 500-2.000€
  • Agenzia specializzata: 2.000-10.000€
  • Sviluppo custom: 5.000-20.000€

Lead magnet di qualità

  • PDF auto-prodotto: 0€ (solo il tuo tempo)
  • Copywriter per contenuto: 300-1.500€
  • Designer per grafica: 200-800€
  • Video professionale: 1.000-5.000€

Email marketing automation

  • Piattaforma base (MailChimp, ConvertKit): 20-100€/mese
  • Piattaforma avanzata (ActiveCampaign, Infusionsoft): 100-500€/mese
  • Setup e configurazione: 500-3.000€
  • Copywriting email sequence: 800-5.000€

CRM e tracking

  • Basic (HubSpot free, Pipedrive): 0-50€/mese
  • Advanced (Salesforce, HubSpot Pro): 100-300€/mese
  • Integrazione e setup: 500-2.000€

Traffic generation

  • Organico (SEO, social): 0€ (ma richiede tempo, a meno che tu non ti rivolga ad un professionista)
  • Paid ads budget: 500-5.000€/mese
  • Gestione ads professionale: 1.000-3.000€/mese

Variabili che influenzano il costo

Quelli che ti ho menzionato sopra sono dei valori approssimativi.

Ma per avere una stima precisa devi considerare anche degli altri elementi:

  • Complessità del servizio Servizi high-ticket richiedono funnel più sofisticati con più touchpoint e nurturing più lungo.
  • Ciclo di vendita. Servizi con decisioni veloci (sotto 1 mese) richiedono funnel più semplici di quelli con cicli lunghi (6+ mesi).
  • Target audience. B2B enterprise richiede funnel diversi da B2C o small business, spesso più costosi da sviluppare.
  • Integrazione con sistemi esistenti. Collegare il funnel a CRM esistenti, sistemi di fatturazione, etc. può aumentare significativamente i costi.
  • Volume di traffico atteso. Funnel che devono gestire migliaia di lead mensili richiedono infrastruttura più robusta.

Quando NON investire in un funnel

Tutto bello, certo.

Ma voglio essere onesta con te, proprio come lo sono con tutti i miei clienti.

Il funnel non è per tutti.

Eccoti qui, quindi, una lista di situazioni tipo in cui sarebbe meglio evitare investire in un funnel:

  • Non hai ancora validato product-market fit. Se non sai ancora esattamente cosa vendi e a chi, è prematuro costruire un funnel complesso.
  • Non hai traffico da dirigere al funnel. Un funnel senza traffico è inutile. Prima assicurati di avere canali per portare persone al funnel.
  • Non puoi gestire un aumento di lead. Se non hai capacità o sistemi per gestire più consultation call, il funnel creerà più problemi che soluzioni.
  • Budget troppo limitato per fare qualità. Meglio un funnel semplice ma ben fatto che uno complesso ma scadente.

Alternative per budget limitati

E se il tuo budget è limitato?

Ecco alcune alternative che puoi prendere in considerazione:

  1. Funnel “manuale” Usa strumenti gratuiti e gestisci manualmente i follow-up. Meno scalabile ma funzionale per iniziare.
  2. Partnership con altri professionisti Condividi i costi sviluppando funnel congiunti con colleghi non concorrenti.
  3. Phased approach Costruisci una parte del funnel alla volta, reinvestendo i risultati nella parte successiva.

Come strategist, raccomando sempre di vedere il funnel come un investimento strategico, non come un costo. Un funnel che converte anche solo 2-3 clienti extra al mese si ripaga da solo in pochi mesi, e poi genera profitto puro per anni.

Vuoi capire esattamente quanto investire per il tuo funnel e quale ROI aspettarti? Prenota una consulenza e facciamo i calcoli specifici per la tua situazione.

Il funnel marketing funziona, ma solo se fatto strategicamente

Dopo anni di progettazione funnel per professionisti che vendono servizi, la conclusione è sempre la stessa: il funnel marketing è uno degli investimenti più redditizi che puoi fare, ma solo se costruito con strategia e non improvvisato.

La differenza tra successo e fallimento:

Chi fallisce:

  • Costruisce il funnel prima di definire chiaramente la value proposition
  • Copia funnel che funzionano in altri settori senza adattarli
  • Si concentra sulla tecnologia invece che sulla strategia
  • Non testa e ottimizza basandosi sui risultati
  • Abbandona dopo i primi test negativi

Chi ha successo:

  • Parte sempre dall’analisi del cliente ideale
  • Costruisce il funnel attorno al customer journey reale
  • Testa ogni elemento sistematicamente
  • Ottimizza basandosi sui dati, non sulle opinioni
  • È paziente e costante nel processo di miglioramento

Gli elementi non negoziabili di un funnel vincente

Allineamento perfetto con il target. Il funnel deve parlare esattamente ai problemi, desideri e paure del tuo cliente ideale.

Value proposition chiara e differenziata. Se non sai cosa ti rende unico rispetto alla concorrenza, il funnel non può comunicarlo efficacemente.

Contenuti di valore reale. Ogni touchpoint deve offrire qualcosa di utile, seguendo i principi del content marketing strategico.

Sistema di misurazione robusto. Devi sapere esattamente quali elementi funzionano e quali no, per ottimizzare continuamente.

Integrazione con la strategia complessiva. Il funnel non lavora da solo, ma si integra con inbound marketing, social media, e altre attività.

Quando il funnel è pronto per il successo

Prima di investire budget significativo, assicurati di avere:

  • Una strategia di traffico che può alimentare costantemente il funnel
  • Sistemi per gestire l’aumento di lead che il funnel genererà
  • Chiarezza su chi è il tuo target e cosa lo motiva ad agire
  • Un servizio che risolve davvero i problemi che il funnel promette di risolvere

Solo allora il funnel marketing diventa quello che dovrebbe essere: un sistema automatico che trasforma sconosciuti in clienti paganti, lavorando per te 24/7 e generando crescita prevedibile e scalabile.

E se hai bisogno di aiuto per costruire un funnel che converte davvero, invece di continuare a improvvisare con strumenti casuali, forse è il momento di parlare con qualcuno che sa come trasformare il funnel marketing in una macchina di acquisizione clienti per i professionisti che vendono servizi come te.

Perché la verità è questa: non hai bisogno di un funnel tecnologicamente perfetto.

Hai bisogno di un funnel strategicamente efficace.

E quella è tutta un’altra storia.

La tua landing page non porta clienti? Ecco come risolvere subito

La tua landing page non porta clienti? Ecco come risolvere subito

L’altro giorno è successa una cosa che volevo raccontarti.

Una di quelle situazioni che ti fanno capire perché tanti coach e consulenti stanno letteralmente buttando soldi dalla finestra con le loro Ads.

Ho fatto una consulenza per un’agenzia che si occupa si promozione musicale.

Il titolare mi confessa disperato: “Giulia, le mie Ads non stanno funzionando nel modo in cui dovrebbero funzionare.”

Ok, penso.

Classico problema.

Come faccio sempre in questi casi, analizzo tutta la comunicazione, le performance di Google Ads e Meta Ads, il processo che fa il cliente da quando clicca sull’annuncio a quando firma il contratto, le grafiche, le creatività, i copy…

In pratica mi studio tutto il suo sistema di acquisizione clienti tramite campagna sponsorizzata.

Ovviamente, nel corso della mia analisi gli faccio la domanda fatidica: “Dove puntano queste Ads?”

E lui mi dice “Qui, su questa landing page.”

E qui succede la magia (o meglio, l’orrore).

Apro la landing page e cosa trovo? Un elenco di servizi con prezzi.

Fine.

Nient’altro.

Nessuna spiegazione del servizio.

Nessun elemento differenziante.

Solo opzioni di servizio con il relativo prezzo e basta.

Sostanzialmente, avrei potuto tranquillamente sostituire Mario Rossi con Paolo Bianchi e sarebbe stato lo stesso.

In quel momento ho capito esattamente perché le sue Ads stavano bruciando budget senza portare nuovi clienti.

La landing page che fa scappare i clienti: anatomia di un disastro

CLAMOROSO! ECCO PERCHÉ I VISITATORI FUGGONO DALLA TUA LANDING PAGE COME SE FOSSE IN FIAMME!

Immagina la scena…

Vendi servizi online e hai appena lanciato una nuova campagna Ads per promuoverti online.

Hai lavorato tantissimo sulle creatività, tanto che CANVA dovrebbe mandarti il premio a casa.

E… SHOCK! Il tasso di click è addirittura sopra la media del settore!

Guardi i risultati e non stai nella pelle.

Inizi a strofinarti le mani pensando ai nuovi clienti in arrivo.

Ma qualche giorno dopo sei lì a chiederti…dove sono sti benedetti clienti?

È così che inizi a controllare le conversioni…

E QUI ARRIVA IL MOMENTO DRAMMA!

Zero. Nada. Niente.

Le persone cliccano sull’annuncio, arrivano sulla landing page e… spariscono nel nulla.

“Ma come è possibile?!” continui a chiederti, aggiornando in modo compulsivo la dashboard di Analytics.

E nel frattempo nella tua mente inizia ad entrarti in testa quella vocina che continua a dire “Ho speso un sacco di soldi per queste Ads, ho messo in bella vista tutti i miei pacchetti con i prezzi. Cosa c’è che non va?”

E che fai a quel punto?

Spegni le campagne, che tanto soldi da buttare non ne hai.

Maaaaa…ecco che arriva il momento clou della storia.

COLPO DI SCENA!

Durante la consulenza dico che il problema di fare una lista della spesa dei servizi che offre senza spiegare nel dettaglio:

  • cosa fai;
  • perché lo fai in quel modo;
  • che risultati hai ottenuto;
  • che benefici può ottenere il tuo cliente

lo rende uguale esattamente a tutti gli altri.

Ed è così che il mio cliente resta di sasso.

Ha appena capito che il problema non sono le Ads, ma la landing page non funziona.

E sai una cosa? Probabilmente anche tu stai commettendo lo stesso errore fatale.

Perché la tua landing page sta boicottando le tue Ads (e il tuo portafoglio)

Vediamo di capire perché questo approccio è fondamentalmente sbagliato e sta facendo evaporare il tuo budget pubblicitario.

#1: Presenti l’offerta prima del valore

Pensa a questa situazione: vai in un ristorante nuovo che non conosci. Il cameriere arriva al tavolo, senza nemmeno salutarti, e ti dice “Allora, quanto paghi per mangiare qui oggi? Ho il menù base da 100€, quello premium a 250€…”

Probabilmente lo manderesti a quel paese e te ne andresti, giusto?

Ecco, questa è esattamente l’esperienza che stai offrendo ai tuoi potenziali clienti.

Quando una persona arriva sulla tua landing page direttamente da un’Ad, è come un primo appuntamento.

Non ti conosce ancora. Non sa perché dovrebbe scegliere te. Non ha idea di quale sia il tuo valore unico.

E tu cosa fai? Gli spiattelli subito i prezzi.

#2: Dimentichi l’elemento differenziante

Mettiamola così: se io ti chiedessi cosa ti rende diverso da altri 50 coach/consulenti/professionisti nel tuo settore, sapresti rispondermi in 10 secondi?

Il problema è che la maggior parte delle landing page non comunica minimamente l’elemento differenziante.

Cosa fornisci tu durante i tuoi percorsi di affiancamento che gli altri non fanno?

Quale approccio unico porti sul tavolo?

Se non lo comunichi chiaramente, i visitatori penseranno: “Mah, sembra uguale a tutti gli altri. Perché dovrei scegliere proprio questo?”

#3: Pretendi tutto e subito

Quando mostri subito i tuoi pacchetti da 1.500€, 3.000€ o 5.000€ a persone che non hanno mai sentito parlare di te, stai essenzialmente chiedendo un matrimonio al primo appuntamento.

Non funziona così.

Le persone hanno bisogno di fiducia prima di fare un investimento significativo.

E la fiducia richiede tempo, dimostrazione di valore e un chiaro percorso che spieghi perché il tuo servizio vale esattamente il prezzo che chiedi.

5 elementi che la tua landing page DEVE avere per convertire i visitatori in clienti

Ok, abbiamo identificato i problemi. Ora parliamo di soluzioni concrete.

Ecco gli elementi essenziali che la tua landing page deve assolutamente includere per trasformare i click in clienti:

#1: Un headline che parla al problema, non al servizio

La prima cosa che le persone vedono deve colpire direttamente il loro punto dolente.

NO: “Il miglior servizio di coaching per imprenditori”
: “Sei stanco di lavorare 60 ore a settimana mentre i tuoi competitor crescono con metà del tuo sforzo?”

La headline deve far sentire il visitatore compreso nel suo problema, non parlare di te o del tuo servizio.

#2: La tua proposta di valore unica (e perché sei diverso)

Prima di parlare di pacchetti e prezzi, devi chiarire:

  • Qual è il tuo approccio unico
  • Perché funziona quando altri metodi falliscono
  • Cosa ricevono ESATTAMENTE i clienti (non solo in termini di “ore di coaching” ma di risultati e trasformazione)

Esempio: “A differenza di altri coach che offrono soluzioni generiche, il mio metodo XYZ analizza prima i tuoi blocchi specifici con un sistema proprietario, permettendoti di superare gli ostacoli 3 volte più velocemente.”

#3: Prova sociale mirata

Non basta mettere qualche testimonial generico. Devi mostrare:

  • Testimonianze che affrontano le obiezioni più comuni (“Pensavo fosse troppo costoso ma…”)
  • Prima/dopo concreti e misurabili
  • Storie di persone simili al visitatore che ha appena cliccato sulla tua Ad

La prova sociale deve dimostrare che persone come loro hanno risolto problemi come i loro grazie a te.

#4: Un percorso chiaro, non un menu di opzioni

Invece di presentare 3 pacchetti diversi come un menu del ristorante, mostra un percorso logico:

  1. Ecco da dove partiamo (il loro problema)
  2. Ecco dove andiamo (il risultato desiderato)
  3. Ecco come ci arriviamo (il tuo metodo/processo)
  4. Ecco le opzioni per implementarlo (i tuoi servizi)

Le persone non vogliono scegliere tra pacchetti. Vogliono una soluzione al loro problema.

#5: Call-to-action che riduce il rischio

Se stai vendendo servizi a 4-5 cifre, le persone hanno bisogno di un passo intermedio prima dell’acquisto.

Offri una chiamata di discovery, una sessione gratuita, una valutazione, un audit… qualcosa che permetta loro di “assaggiarti” prima di comprare il pasto completo.

La CTA non deve essere “Compra ora” ma piuttosto “Scopri se questo approccio è adatto a te”.

Come strutturare una landing page che ti porta clienti

Ora che sai cosa includere, ecco come strutturare la tua landing page in modo logico e persuasivo:

Sezione 1: Problema e riconoscimento (il gancio emotivo)

Inizia facendo sentire il visitatore compreso. Descrivi esattamente il problema che sta vivendo, le frustrazioni, i tentativi falliti. Fallo annuire mentre legge.

Sezione 2: La tua soluzione unica (il posizionamento)

Presenta il tuo approccio unico e perché funziona. Non entrare nei dettagli tecnici, concentrati sul “perché” il tuo metodo è diverso.

Sezione 3: Come funziona (il processo)

Mostra il percorso che i clienti fanno con te, idealmente in 3-5 fasi semplici da comprendere. Ogni fase deve avere un risultato chiaro.

Sezione 4: Prova che funziona (la credibilità)

Ora è il momento delle testimonianze, case study, numeri, risultati. Dimostra che il tuo approccio funziona con prove concrete.

Sezione 5: Le opzioni per implementare (l’offerta)

Solo a questo punto, dopo aver costruito valore e fiducia, presenti le tue opzioni di servizio.

E non limitarti a elencare caratteristiche e prezzi. Per ogni opzione, spiega:

  • A chi è più adatta
  • Quale problema specifico risolve
  • Qual è il ROI atteso

Sezione 6: Call-to-action chiara (il prossimo passo)

Rendi ovvio quale sia il prossimo passo da fare, e assicurati che sia a basso rischio per il visitatore.

È ora di smettere di spaventare i tuoi potenziali clienti

Facciamo un riassunto veloce.

La tua landing page probabilmente sta sabotando le tue Ads perché:

  • Presenti subito l’offerta e i prezzi senza aver costruito valore
  • Non comunichi il tuo elemento differenziante
  • Chiedi un acquisto importante a persone che non ti conoscono ancora

La soluzione è creare una landing page che:

  • Parla al problema prima che al servizio
  • Chiarisce la tua proposta di valore unica
  • Mostra prove sociali mirate al target
  • Presenta un percorso logico, non un menu di opzioni
  • Offre una CTA a basso rischio come primo passo

Ricorda: quando una persona clicca sulla tua Ad e arriva sulla tua landing page, è come se entrasse nel tuo negozio per la prima volta. Non inizieresti a urlare i prezzi appena varcano la soglia, vero?

Prima fai sentire il visitatore compreso, poi mostri perché la tua soluzione è unica, poi costruisci fiducia, e solo alla fine parli di prezzi.

Non è un problema il prezzo, è che non hai comunicato il valore che tu dai.

Se una persona arriva direttamente su una tua landing page e non ha nemmeno un’idea di quale sia il tipo di servizio che tu offri e qual è l’elemento differenziante, ma gli spiattelli solo l’offerta con i prezzi, come pensi che quelle persone possano acquistare?

A proposito… tu come hai strutturato la tua landing page?


Vuoi una landing page che trasforma il traffico delle tue Ads in clienti reali?

Inserisci i dati qui sotto per fissare una consulenza e trasformiamo insieme la tua landing page da un buco nero dove spariscono i soldi a una macchina macina contatti.

Contact Form Landing Page
Perché il tuo lead magnet fa schifo (e nessuno si iscrive alla tua lista)

Perché il tuo lead magnet fa schifo (e nessuno si iscrive alla tua lista)

Mannaggia la miseria.

Lo devo dire: sono stufa di vedere coach e consulenti che si lamentano che “le email non funzionano” o che “nessuno si iscrive alla mia lista” quando il problema è evidente come un elefante in salotto.

Il tuo lead magnet fa schifo.

Sì, parlo proprio di quel PDF che hai creato in fretta e furia su Canva.

Quello dove ci hai ficcato tre consigli generici che si trovano su qualsiasi blog.

Quello che tu stesso non leggeresti nemmeno se te lo regalassero.

E poi ti sorprendi che nessuno si iscriva?

O peggio, che si iscrivono e poi spariscano nel nulla?

Facciamo chiarezza una volta per tutte.

Il grande inganno dei “fuffaguru” sul lead magnet

SCIOCCANTE! ECCO COSA SUCCEDE QUANDO SEGUI I CONSIGLI SBAGLIATI SUI LEAD MAGNET!

Oggi ti racconto la storia di Marco (la conosci anche tu, no? Ognuno di noi si sente un po’ Marco).

Ebbene, dicevamo, Marco era fiducioso.

Aveva appena seguito il webinar di quel tizio su Instagram con i denti bianchissimi che aveva detto: “Basta un semplice PDF per costruire una lista di migliaia di contatti pronti all’acquisto!”

BOOM! Ed ecco qui la rivelazione: “Crea un documento gratuito di 5 pagine, mettici 3 consigli, e avrai una lista che ti farà guadagnare mentre dormi!”

E Marco ci ha creduto.

Ha aperto Canva, ha scelto un template carino, ha scritto tre banalità che sua nonna conosce già, ha aggiunto una sua foto con le braccia incrociate e lo sguardo da “massimo esperto nel suo settore”, e ha pubblicato il tutto con gran fanfara.

MA ECCO IL DRAMMA CHE NON SI ASPETTAVA!

Dopo aver speso 200€ tra Facebook Ads e sponsorizzazioni di Reel per promuovere il suo magnifico ebook “5 consigli utili per avere successo” (sì, lo so, il titolo è di una banalità che mi sono messa a sbadigliare ancora prima di finire di leggere la frase), Marco controlla i risultati.

70 download.

2 persone che hanno aperto le sue email di follow-up.

ZERO clienti chiusi.

E che fa, quindi?

Spegne le campagne e dice che la lead generation non funziona.

Ma ecco che, dopo qualche settimana, durante un piovoso pomeriggio tipico della pianura Padana, si presenta il momento di svolta.

Et voilà!

COLPO DI SCENA

Durante una chiamata con un potenziale cliente, questo gli confessa: “Sai, ho scaricato la tua guida ma francamente non l’ho nemmeno aperta. Sembrava la solita fuffa generica…”

Ed è in quel momento che Marco si sente tradito.

Eppure aveva seguito alla lettera le indicazioni del guru con il Rolex!

Come è potuto succedere?

La verità? I fuffaguru là fuori ti hanno mentito.

E ora ti spiego perché.

La verità scomoda sul tuo lead magnet che nessuno ha il coraggio di dirti

Mettiamocelo in testa una volta per tutte: non ti basta fare un PDF del cavolo per avere contatti in lista.

E no, non è questione di grafica più bella o template più accattivante.

È una questione di valore reale e percepito.

Il test del “lo pagherei?”

Ecco il primo test brutale che devi fare con il tuo lead magnet: guardalo onestamente e chiediti: “Io spenderei 5 o 10 euro per comprare questa roba?”

Se la risposta è no (e scommetto che lo è), hai un problema.

Il tuo lead magnet dovrebbe essere così ricco di valore che quando finisci di crearlo pensi: “Porca paletta, questa roba vale davvero qualcosa! Quasi quasi ci metto un prezzo.”

L’illusione del “facile e veloce”

I guru ti hanno detto che bastano 30 minuti su Canva per creare un lead magnet.

Falso.

Un lead magnet efficace richiede:

  • Ricerca approfondita sul problema specifico del tuo cliente
  • Soluzione concreta e immediatamente applicabile
  • Spiegazioni chiare che non si trovano gratis su Google
  • Format facilmente consumabile (non 50 pagine di teoria)

Spoiler: se ti ci vogliono solo 30 minuti per crearlo, probabilmente stai creando spazzatura!

L’errore fatale: il lead magnet è il tuo biglietto da visita

Quello che i fuffaguru non ti dicono è che il tuo lead magnet è spesso il primo contatto approfondito che un potenziale cliente ha con te.

È il tuo biglietto da visita.

È la prima impressione professionale.

È il modo in cui le persone capiscono la tua filosofia, il tuo approccio, e decidono se vogliono continuare a seguirti.

Se il tuo lead magnet è generico, superficiale o pieno di ovvietà, il messaggio che stai mandando è: “Anche il mio servizio a pagamento sarà così.”

E indovina un po’? Non ti calcoleranno di pezza.

Scaricheranno la tua guida e non la guarderanno nemmeno.

E certamente non ti prenderanno in considerazione come professionista serio.

Le 3 caratteristiche che il tuo lead magnet DEVE avere per funzionare davvero

Ok, ora che abbiamo chiarito perché il tuo attuale lead magnet probabilmente fa schifo, passiamo alle soluzioni concrete.

Ecco cosa deve avere un lead magnet per trasformare sconosciuti in potenziali clienti entusiasti:

#1: Risolve UN problema specifico e urgente

Smettila di creare guide generiche tipo “10 consigli per migliorare la tua vita”.

Nessuno le vuole.

Concentrati invece su un problema specifico, doloroso e urgente:

  • “Come eliminare il blocco dello scrittore in 15 minuti quando hai una deadline che incombe”
  • “Il metodo step-by-step per fare il tuo primo cliente come coach entro 7 giorni”
  • “La checklist definitiva per non dimenticare nulla quando lanci il tuo podcast”

Più il problema è specifico e più la soluzione è immediata, più conversioni otterrai.

#2: Offre un risultato rapido e visibile

La gente è impaziente. Vuole risultati, non teoria.

Il tuo lead magnet deve promettere e consegnare una “quick win”:

  • Qualcosa che possono implementare in meno di un’ora
  • Un cambiamento che possono vedere/sentire/misurare
  • Un’aha-moment che fa dire “Wow, questa persona sa davvero il fatto suo!”

Esempio: invece di “Guida alla meditazione”, crea “Il protocollo di 5 minuti per eliminare l’ansia prima di una presentazione importante”.

#3: Dimostra la tua unicità e competenza

Il tuo lead magnet deve mostrare perché TU sei la persona giusta a cui rivolgersi per quel problema.

Non limitarti a condividere informazioni generiche.

Condividi:

  • Il tuo metodo unico
  • Case study reali (anche anonimi)
  • La tua filosofia di approccio
  • Insight che solo tu puoi dare

Deve far trasparire la tua personalità e il tuo stile, in modo che chi risuona con te sia attratto e chi non è in sintonia se ne vada (ed è una cosa buona!).

Come creare un lead magnet che le persone scaricherebbero anche a pagamento

Ora che sai cosa non fare e cosa invece è essenziale, ecco il processo pratico per creare un lead magnet irresistibile:

Passo 1: Identifica il problema “gateway”

Il problema “gateway” è quello che il tuo cliente potenziale riconosce di avere e vuole risolvere ADESSO, e che è collegato al problema più grande che risolvi con il tuo servizio a pagamento.

Esempio: se vendi un programma di coaching per imprenditori che vogliono scalare a 6 cifre, il problema “gateway” potrebbe essere “Come automatizzare le vendite senza assumere un sales team”.

Passo 2: Crea una soluzione concreta, non teoria

Niente filosofia spicciola.

Niente voli pindarici.

Niente discorsi sopra i massimi sistemi.

Niente “dovresti”.

Dai istruzioni precise:

  • Checklist
  • Template
  • Script
  • Procedure step-by-step
  • Swipe file

Qualcosa che possono prendere e applicare immediatamente.

Passo 3: Testa il valore percepito

Prima di lanciarlo, chiediti (o meglio, chiedi a qualcuno del tuo target):

  • Pagheresti 10€ per questo?
  • Ti sentiresti truffato se avessi pagato per questo contenuto?
  • Quale azione concreta puoi intraprendere dopo averlo consumato?

Se non supera questo test, torna al punto 1 e ricomincia daccapo.

Il tuo lead magnet è un investimento, non un’esca economica

Stampiamocelo in fronte.

Se fai le cose a caso giusto per trovare qualcuno da accalappiare e inserire in una mailing list solo per spillargli tempo e soldi ad minchiam, le persone se ne accorgono e ti stanno alla larga.

Prima di perderci, ricapitoliamo.

Il tuo lead magnet probabilmente fa schifo perché:

  • Ci hai dedicato troppo poco tempo e impegno
  • Contiene informazioni generiche che si trovano ovunque
  • Non risolve un problema specifico e urgente
  • Non mostra la tua unicità e competenza
  • Non dà un risultato immediato e visibile

La soluzione è:

  • Creare un lead magnet per cui TU saresti disposto a pagare
  • Concentrarti su un problema “gateway” specifico
  • Offrire una soluzione concreta e applicabile subito
  • Mostrare la tua unicità e il tuo approccio distintivo

Ricorda: il tuo lead magnet non è un’esca economica per raccogliere email.

Le risorse gratuite che dai ai tuoi potenziali clienti è un investimento nella relazione con loro e nella percezione che hanno di te come professionista.

Se non sei disposto a investire tempo e impegno nel tuo lead magnet, come puoi aspettarti che le persone investano in te?

Se vuoi rilasciare un documento gratuito da regalare alle persone che possono essere interessate al tuo servizio per crearti la tua lista email, devi metterci impegno.

A proposito… tu lo stai già facendo?


Vuoi un lead magnet che converta come un pazzo?

Lasciami i tuoi dati qui sotto e iniziamo a progettarlo insieme!

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